Portami rispetto

Creato il 24 agosto 2010 da Fabry2010

di Errico Buonanno

A parte il governo nazionale, pochi potrebbero nutrire dei dubbi sul fatto che le grandi inchieste letterarie sul tema della malavita organizzata abbiano fatto un certo bene alla società civile. Quello che emerge lentamente è che ne ha persino guadagnato la fiction, che non soltanto ritorna sul tema, ma si è liberata in quattro e quattr’otto della zavorra più insipida, ritrita e rischiosa del romanzo di mafia: l’afflato romantico. Prendiamo un esordio ben riuscito, un romanzo noir della Rizzoli: “Portami rispetto”. Un titolo senza alcuna epica. Semmai è una formula sbruffona, violenta, volgare quando risuona in bocca alla ‘ndrangheta, e invece una riaffermazione di civiltà essenziale quando si parla di rispetto minimo (umano, sociale, ovvero rispetto rispettabile). L’autore è Vins Gallico, traduttore e libraio che si rivela finalmente anche una penna molto abile, non solo nell’architettare una storia avvincente, ma nel ritrarre il lato oscuro della sua Calabria con un’onestà disarmante. I malavitosi che fa entrare in scena forse sarebbero infelici, se lo squallore non impedisse loro anche di porsi domande importanti. Latitanti attaccati alla vita solo per mezzo del potere di decretare una condanna a morte, e “soldati” precari, che mentre eseguono la sentenza ignorano di averne già un’altra, capitale, che sta pendendo loro addosso. Quel che ne esce è così il ritratto potente, originale di un mondo fin troppo scontato, e una prova d’autore intrigante a cui prestare attenzione.

Vins Gallico, Portami Rispetto, Rizzoli, 2010

pubblicato su “il Riformista” del 17 luglio 2010



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