Portella: la parola ai morti e ai feriti

Creato il 30 aprile 2012 da Casarrubea

Funerali, © foto Scafidi Archivio Casarrubea

Diamo la parola alle vittime, ai feriti, ai testimoni di Portella che deposero davanti ai giudici, e non dopo sessant’anni davanti ai giornalisti. Diamo la parola ai feriti che morirono in conseguenza delle loro ferite e a quelli che sopravvissero. Senza che nè il sindacato, nè i politicanti, nè lo Stato si siano mai ricordati di loro. E tra i caduti, non vogliamo dimenticare mai, come succede da sessantacinque durante i comizi a Portella, i caduti delle Camere del Lavoro di Partinico che i giudici di Palermo e di Viterbo considerarono sempre come vittime della stessa mano criminale che aveva sparato a Portella e diretto poi il suo fuoco micidiale contro le sedi dei lavoratori.

Pio La Torre commemora i caduti di Partinico, 22 giugno 1967- © Archivio Casarrubea

 Se ne dimenticano sempre i comizianti di Portella, ma io voglio ricordarli, prima che non ci sia più nessuno a farlo. Sono Vincenzo Lo Jacono e Giuseppe Casarrubea senior, entrambi sindacalisti della Camera del Lavoro di Partinico che per primo Pio La Torre volle cominciare a ricordare nel 1967.

Diamo la parola a quanti videro e parlarono, come Ettore Fortuna. A chi lo interrogava, ancora nel pieno del trauma dell’inferno che era successo, disse che il capomafia di San Cipirello, Salvatore Celeste durante un comizio del partito liberal-qualunquista, alla vigilia delle elezioni regionali del 20 aprile 1947, aveva ammonito: “Chi voterà per la lista comunista non vedrà più nè suo padre, nè sua madre”. Diamo la parola a quelli che videro le fiamme delle armi automatiche provenire dalle alture che sovrastano lo stradale San Cipirello-Piana degli Albanesi, a quelli che diedero agli inquirenti l’idea che quella folla era accerchiata, che non si trattava di una semplice azione banditesca ma che i banditi erano uno degli elementi dello schieramento armato presente quella mattina sul pianoro di Portella della Ginestra.

Ringraziamo gli eredi dell’avvocato Loriedo per avere donato al nostro Archivio le carte processuali in suo possesso.

La parola ai morti e ai feriti:


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