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Portici di Carta: Va’ Dove ti Porta il Libro

Creato il 10 ottobre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Portici di Carta: Va’ Dove ti Porta il Libro

Leggere tra le righe, voltare pagina, essere come un libro aperto… Modi di dire, sì, ma anche percezioni sottili di quel flusso continuo che è la vita, difficile da bloccare per mezzo di una rilegatura ma comunque malleabile nello svolgersi delle storie più disparate. Perché ognuno di noi si porta dietro la propria ombra-storia, persino passeggiando sotto i portici di una delle zone più eleganti della città, persino sfiorando con occhi distratti le inaccessibili vetrine di Louis Vuitton o di Hermès. Mallarmé lo aveva detto: «il mondo è fatto per finire in un bel libro». E può capitare, così, che per due giorni le grandi firme cedano il posto ad oggetti che non sono ancora passati di moda: dalla stazione di Porta Nuova fino alla splendida piazza San Carlo, il 6 e il 7 ottobre, a Torino, l’intera via Roma è stata resa pedonale e colonizzata da schiere di libri esposti ordinatamente e suddivisi per ambiti. Grande affluenza, per questa sesta edizione dei Portici di carta, un’iniziativa promossa dalla Città di Torino e dal Salone Internazionale del Libro: 174 bancarelle snodate lungo una direttrice ragionata che non permette di perdersi (se si esclude la prevedibile perdizione tra i libri stessi, è chiaro) e raggruppate in modo da costituire un percorso di vie immaginarie che sembrano uscite dalla scatola di un Monopoli “cult”: via degli editori piemontesi, via delle passioni, via della letteratura al femminile, via della storia locale, via della spiritualità… Ce n’è per tutti i gusti… E, a proposito di gusto, non poteva mancare un omaggio alla culinaria chicca piemontese: il cioccolato. Sotto la finestra di Profondo rosso, tra le due statue raffiguranti il Po e la Dora in versione antropomorfa, ecco la Via del Gusto, un lungo gazebo di balocchi in cui maestri come Gobino, Peyrano e Stroppiana attirano i più golosi offrendo irresistibili tentazioni.

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La manifestazione, fin dai giorni precedenti l’inaugurazione, è stata promossa da sedici grandi banner appesi sotto i portici di piazza San Carlo, con citazioni e pensieri quali: «I libri si rispettano usandoli», Umberto Eco; «L’uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo», Daniel Pennac; «I libri hanno gli stessi nemici dell’uomo: il fuoco, l’umido, le bestie, il tempo e il loro stesso contenuto», Paul Valéry; «Galeotto fu il libro e chi lo scrisse», che non ha bisogno del riferimento. Programma fitto per quanto riguarda gli incontri con gli autori, nella stessa piazza: Mal di Torino di Fabrizio Vespa, che ha raccolto le confessioni di molti affetti da una strana malattia che impedisce loro di lasciare completamente questa città, mantenendo viva la voglia di ritornarci; Comprare il sole di Sebastiano Vassalli, una favola inquietante sulla sventura toccata a una ragazza vincitrice del Superenalotto; il trionfo al Premio Campiello, La collina del vento di Carmine Abate, ciclico succedersi delle generazioni sulle pendici del monte Rossarco, sul mar Jonio; Pantumas di Salvatore Niffoi, ambientato nel villaggio sardo di Chentupedes, tra riti arcaici, miti e leggende.

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Pàthos anche per le commemorazioni, a cominciare dalla dedicataria di questa edizione, Elsa Morante, nata a Roma il 18 agosto 1912: una mostra al Gazebo Sambuy, in piazza Carlo Felice, di libri, ricordi, lettere, con la lettura di alcune pagine tratte da L’isola di Arturo, la formazione e la crescita di un ragazzino sull’isola di Procida; La storia, romanzo di guerra e di vittime non ben accolto dalla critica degli anni Settanta; Il mondo salvato dai ragazzini, scritti vari degli anni Sessanta; Aracoeli, ultimo e cupo romanzo, la storia di Manuele, omosessuale di mezza età, e del suo rapporto con il ricordo della madre. Valter Malosti, direttore della scuola del Teatro Stabile di Torino, con la sua voce ha ridato vita, invece, alle pagine più belle di Gabriele D’Annunzio, presentato, tra gli altri, da Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale degli Italiani, in occasione dei centocinquant’anni dalla nascita del poeta (che sarà celebrata al Salone del Libro del 2013).

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E anche Sellerio ha ricevuto onori altrettanto prestigiosi: non solo molte vetrine di via Roma sono state personalizzate con volumi della casa editrice, ma il tram storico della linea 7 ha ospitato, nella giornata di sabato, alcuni suoi autori, come Andrea Molesini (Non tutti i bastardi sono di Vienna, 2010), Paolo Di Stefano (La catastròfa, 2011) e Marco Malvaldi (La carta più alta, 2012). E cosa c’è di meglio di una passeggiata alternativa al solito vagar senza meta? Nella mattinata di domenica 7 sono partite otto Passeggiate Letterarie alla scoperta dei luoghi di Salgari, De Amicis, Calvino, Pavese, Lalla Romano, Gozzano, Ginzburg, Levi, Arpino e dei loro personaggi, di editori come De Silva, Utet ed Einaudi e di storiche librerie. Da lettrice accanita, amante dei pregi della mia città e consapevole dei suoi tanti difetti, non posso negare l’enorme piacere che mi ha invasa nel vedere una tale condivisione di ricchezza culturale all’aria aperta: tutti i banchetti avevano qualcosa da offrire, dal fumetto più logoro ai preziosissimi volumi antichi; e tutti i venditori emanavano un proprio fascino, chi nell’elegante veste del libraio universitario, chi caricato dall’ostentata e pittoresca arte dell’usato. Alla fine del mio giro, ho sorseggiato il mio cappuccino in piazza San Carlo, raccogliendo ben bene la schiuma con il cucchiaino e pensando al prossimo libro da leggere.

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