A proposito della ripresa dei lavori per la costruzione del porto di Castellammare, si rileva in questa sede che nel corso di queste festività natalizie, si è potuto verificare che tra la “ggente” locale esistono almeno tre correnti di pensiero.
La prima corrente di pensiero o degli “ottimisti”, ritiene fiduciosamente doversi attendere i necessari tempi burocratici per la ripresa dei lavori e con ancor maggior fiducia attendere la conclusione dei lavori, che viene data per inevitabile, il collaudo e la messa in funzione, con tutti i benefici conseguenti per i castellammaresi e per l’hinterland ricco di vogliosi “piedi asciutti” vogliosi di cimentarsi con l’arte nautica.
Opinione condivisibile che alimenta la speranza di un futuro migliore.
La seconda corrente di pensiero che chiameremo degli “scettici” racchiude ahinoi, tutto il millenario pessimismo siculo, quale risulta dal succedersi delle dominazioni sull’Isola, per in definitiva concludere che: i lavori non riprenderanno nel 2014 e nemmeno negli anni successivi, ove mai si verificasse la remotissima ipotesi di una riprese dei lavori questi sarebbero prima o poi interrotti per questa, quella e/o quell’altra ragione, vuoi tu da, Finanza, Carabinieri, DIA, Unione Europea. Per non dire della inevitabile compromissione di quanto già realizzato per l’azione combinata di maltempo e scarsa qualità dei lavori.
Opinione questa pur essa condivisibile che ci richiama ad un “sano” e consapevole realismo.
La terza corrente di pensiero che chiameremo degli “scientifici catastrofisti”, appare minoritaria, ma portatrice di un ragionamento che tende a negare l’utilità stessa dell’opera alla luce dei cambiamenti climatici in atto.
Come è noto nei poli si concentra il 10% dell’acqua presente su tutta la superficie terrestre. I cambiamenti climatici con l’innalzamento delle temperature ne provocano lo scioglimento e la loro espansione nei mari con il conseguente innalzamento del livello degli stessi.
Ogni anno, avvertono gli esperti, i ghiacciai si ritirano di 17,8 centimetri, espressione di un aumento delle temperature, rispetto agli inizi del XX secolo, di 0,5° Celsius.
Alla fine del processo di scioglimento dei ghiacciai il livello dei mari – se nulla dovesse cambiare – si alzerà di circa 66 metri.
La geografia, allora cambierà radicalmente, portando per esempio in Europa alla scomparsa di diversi paesi, come Belgio, Olanda e Danimarca.
In Italia la Pianura padana sarebbe totalmente sommersa (non solo, dunque, Venezia), così come tutte le zone costiere.
La Puglia sarebbe divisa a metà, facendo della zona salentina un’isola.
Per ciò che riguarda Castellammare del Golfo il mare si alzerebbe, per dare un termine facilmente identificabile, metro più metro meno a livello del campo di gioco dell’attuale campo sportivo comunale.
In tale prospettiva ed in considerazione che l’innalzamento di circa un metro e mezzo, tale da rendere inutili le opere, potrebbe richiedere tra i tre e i cinque secoli e che non è detto che in tale lasso di tempo le opere saranno ultimate e disponibili per l’utilizzo (in questo gli “scientifici catastrofisti” la pensano allo stesso modo degli “scettici”) gli “scientifici catastrofisti” concludono facendo appello alla nostra sensibilità in materia di risparmio e di finanza pubblica, chiedendosi se non sia uno spreco di denaro dei contribuenti la realizzazione di un’opera, tutto sommato, destinata ad essere sommersa e in definitiva inutile.
Anche questa per quanto paradossale tuttavia è una opinione ben argomentata e degna di considerazione.
E voi a quale corrente di pensiero vi sentite più vicini ?