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Porto di Trieste, scade la concessione: bando di gara con ritiro di Arvedi o proroga con investimento

Creato il 24 dicembre 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Il lettore non mancherà di partecipare alla preoccupazione dell'autorità portuale triestino per l'epifania operaia: infatti la procedura d'infrazione avviata dall'Unione europea "rischia di far saltare" l'investimento di Arvedi.
Il video di Italianews24 mostra e fa sentire l'allarme dell'autorità portuale marittima di Trieste: la concessione demaniale marittina risulta in scadenza e andrebbe rinnovata. L'investimento di Arvedi per l'uso del porto di Trieste, in seguito all'acquisto della Ferriera di Servola, potrebbe saltare per la fuga dell'industriale investitore se "i burocrati dell'Europa" (come si sente dire) non permettono la proroga della concessione demaniale marittima. L'autorità portuale di Trieste si presenta come "braccio dello Stato" sul territorio e manda un SOS a Renzi: "Questa non è una concessione autostradale". Il porto non è esso stesso concessionario, afferma l'autorità portuale, bensì solo un semplice ufficio del demanio, un braccio locale dell'organizzazione statale, proprietaria.
Qui spunta il problema: liberalizzare anche i porti? Indire una gara europea per la gestione del porto di Trieste? In tal caso ci vorrà tempo, mentre l'industriale non ne vuole perdere. E chi dovrebbe pubblicare il bando e fare la gara? Lo Stato darebbe dopo una gara europea la concessione del porto a un gestore che poi accoglierebbe l'investimento cremonese, a propria volta costretto alla procedura di gara?

Con una proroga dell'esistente tutto diventa più facile: accordo di programma a Roma, tra privato e Stato, e si parte subito.

L'acciaieria di Cremona, come pubblicato in questo blog, ha visto fruttare i certificati bianchi ottenuti dallo Stato per centinaia di milioni di euro. I certificati bianchi vengono concessi a chi dimostra efficienza energetica: il loro valore dipende da una delibera dell'autorità dell'energia che ha deciso di premiarli in modo più che proporzionale tre anni fa. Il valore dei certificati bianchi, come ci si attende, dopo anni di investimenti statali per migliorare il settore potrebbe diminuire. Arvedi quindi resterebbe efficiente ma riceverebbe un riconoscimento minore. E la spesa per l'energia è elevata. Non a caso a Cremona la Snam ha richiesto alla Provincia l'autorizzazione ad allacciare un metanodotto all'acciaieria con procedura per la pubblica utilità.

Altro aspetto del problema è la necessità di Arvedi di non restare fermo mentre il mercato si muove. Il 2014 non è stato un anno positivo: il mercato automobilistico internazionale non è vivacissimo, e l'arvediana Metalfer è presente in Europa con vari stabilimenti metallurgici rivolti al settore. La vendita a cinesi dei diritti di utilizzare i brevetti arvediani ha tolto un costo al produttore d'acciaio cinese e aggiunto al bilancio arvediano un'entrata. Bastano solo questi fattori, in una considerazione statica del bilancio dell'industria cremonese, per notare la difficoltà vista la chiusura dell'esercizio in attivo di pochi milioni di euro. Infatti l'industriale minaccia di non investire più a Trieste: potrebbe essere più vantaggioso o meno dispendioso investire altrove, dove l'effetto dell'investimento risulterà prima.


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