POS obbligatorio per le P.Iva: le alternative Tim e Vodafone coi loro Mobile POS
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Mesi di battaglie legali intraprese dai rappresentanti di categorie come Avvocati e Architetti non sono state sufficienti a far fare un passo indietro al governo: l’obbligo per i professionisti di dotarsi di POS e accettare pagamento elettronico per importi superiori a 30€ è ormai scattato. Nelle intenzioni del legislatore c’è ovviamente la lotta serrata all’evasione fiscale, ai furbetti delle fatture fantasma che pur di guadagnare meno e subito raggirano lo stato non versando le tasse che servono alla macchina della pubblica amministrazione di funzionare correttamente. E’ ovvio che noi che paghiamo i professionisti in nero ci rendiamo complici di questa truffa allo Stato senza renderci conto che gli aumenti di Imu, Tasi e di tutte le altre tasse sono dovuti (anche) ai mancati introiti delle tasse su queste fatture fantasma.
Molti siti hanno affrontato il problema del POS per professionisti, lo Stato non ha stabilito sanzioni per chi non si adegua, quindi “tecnicamente” tutto può rimanere invariato sempre a rischio e pericolo del professionista che può incappare nel solito cliente “stronzetto” che potrebbe denunciarlo se si vedesse rifiutare la possibilità di effettuare il pagamento elettronico.
Le classiche soluzioni di pagamento in mobilità offerte dalle banche non sono molto economiche ed è per questo che i professionisti si sono lamentati: prendendo ad esempio quanto applicato da Banca Intesa notiamo come, a seconda del tipo di conto corrente del cliente, vengono applicati i seguenti costi
- Canone mensile per noleggio POS GPRS con Sim e numero di operazioni illimitate incluse 45€
- Commissione massima su singola transazione con carta di debito fino al 4%
- Commissione massima su singola transazione con carta di credito fino al 5%
Come già detto i costi variano in funzione della tipologia del conto corrente del professionista e, ovviamente, della banca scelta. In media queste cifre tendono a dimezzarsi per i piccoli imprenditori che non fatturano centinaia di migliaia di € l’anno il che si traduce in un importo complessivo che si aggira tra i 1200 e i 1500€ l’anno di spese per la gestione dei pagamenti elettronici. In tempi di crisi come questo qualsiasi professionista vi dirà che quei 1500€ l’anno preferirebbe tenerseli in tasca piuttosto che “regalarli” alle banche. Ecco allora che possono venirci incontro i nuovi metodi di pagamento: i Mobile POS che numerosi istituti bancari stanno pubblicizzando ma che stanno spopolando soprattutto tra i gestori telefonici.
Finora solo Tim e Vodafone hanno capito l’importanza di questo mercato, considerando che la legge impone alle P.iva di munirsi di tali dispositivi. Vediamo insieme se consentono di risparmiare seriamente oppure no.
Telecom Italia Impresa Semplice
Tutto senza la necessità di stipulare contratti speciali con la banca, anzi è possibile mantenere invariato il proprio conto corrente e accreditare le transazioni su qualsiasi conto corrente italiano di qualsiasi banca. La commissione applicata in questo caso è dell’ 1,95% per tutti i tipi di carte accettate. Unica limitazione la compatibilità solo coi circuiti Visa, Maestro, Mastercard e V.Pay. Non potranno essere accettate carte di credito American Express, Moneta o Diners.
Vodafone Partita Iva
Per il servizio di Vodafone Mobile POS le transazioni effettuate sono accreditabili su qualsiasi conto corrente, anche già esistente e intestato alla P.Iva. Purtroppo non mi è stato possibile valutare con precisione le commissioni applicate sulle transazioni (come per la versione di Telecom Italia), Setefi rimanda infatti alle commissioni generali per il servizio POS di Intesa San Paolo (che ho inserito all’inizio di questo post) con la possibilità di abbassare le stesse a condizione di attivare altri servizi offerti dalla banca. In sostanza se avrete attivo il conto corrente in una delle filiali Intesa San Paolo sarà possibile ottenere un sostanzioso sconto sulle commissioni.
Come potete vedere anche per me è difficile consigliarvi in maniera univoca un’offerta piuttosto che un’altra, considerando che in gioco ci sono due enti (il gestore telefonico e la banca) e la combinazione di offerte è pressoché infinita. Il consiglio che mi sento di dare a tutti i professionisti è di valutare insieme alla propria banca i costi relativi al pos classico, poi di recarvi presso Banca Intesa San Paolo per valutare l’effettivo valore della commissione sulle transazioni nel caso abbiate o meno un conto corrente presso una loro filiale. A questo punto vi basterà confrontare quanto da loro fornito con l’offerta Telecom ricordando sempre che il servizio offerto da Impresa Semplice ha numerose limitazioni sui circuiti da cui poter accettare i pagamenti.
POS obbligatorio per le P.Iva: le alternative Tim e Vodafone coi loro Mobile POS
Daniel Walker