Positano myth festival: danza; carmen

Creato il 08 settembre 2010 da Massimocapodanno
Evento eccezionale questa sera 9 settembre sul palco allestito alla Spiaggia Grande di Positano, in occasione della II edizione di Positano Myth Festival Daniele Cipriani ENTERTAINMENT presenta: Carmen
Balletto in due atti di Luciano Cannito con Rossella Brescia e Josè Perez. ( le foto sono di Franco Lannino)


TUTTE LE CARMEN DEL MONDO
di Luciano Cannito
( dal comunicato di DANZITALIA - Daniele Cipriani ENTERTAINMENT )
La potenza della musica di Bizet è riuscita a far diventare il nome “Carmen” un archetipo universale della cultura dell’Occidente.
Dire Carmen è un po’ come dire passione estrema, voluttà, forza e istinto.
Carmen è il sole dei Sud, la felice disperazione di possedere solo se stessi e la propria libertà.
La mia Carmen è forse semplicemente questo. Niente Spagna, niente Francia o Italia. Un vago, ipotetico sud ed un vago, ipotetico arrivo di disperati e profughi in fuga chissà da dove e chissà in che tempo.
Storie, del resto, sotto i nostri occhi dalla mattina alla sera. L’ormai rassegnata “camprofugazione” di tutti i Sud che spingono con forza e ineluttabile determinazione verso i Nord.
foto e copyright di Franco Lannino
Carmen può essere oggi un’albanese o una messicana o una kossovara, una corsa, un’afghana. Che importanza ha? Una giovane donna che, come una leonessa, sa di possedere forza, bellezza, potenza e libertà, di cosa deve aver paura?
E’ l’uomo-Don Josè ad essere un poveraccio imbrigliato nella sua burocratica e sicura armatura di maschio occidentale ad avere tutto da perdere contro chi non ha nulla da perdere. La storia di Carmen termina con la morte di Carmen, ma perché non ci chiediamo che fine farà Don Josè? Chi è il vero perdente? Chi muore o chi resta vivo, ucciso nell’anima, nella fede, nell’orgoglio, nella speranza?
foto e copyright di Franco Lannino

E poi c’è l’Escamillo dell’Opera di Bizet. Il grande torero. Il “macho”, diremmo noi oggi. Straordinario ritratto anche questo, di personaggio archetipo. L’uomo del successo, l’uomo della gloria. Tutto sommato l’uomo della superficialità.
Ho riscritto una storia che è ambientata in una qualsiasi provincia italiana del Sud. In qualche piccolo centro, magari pugliese, siciliano, a due passi da uno dei tanti campi profughi di albanesi o kossovari o ragazzi di paesi arabi.
Non fateci caso.
Nella danza la sceneggiatura è solo una traccia per l’autore-coreografo che serve a lavorare con più ordine sull’idea di base, a preparare un progetto con il compositore, a dividere le azioni, a ispirare i costumi o le ambientazioni scenografiche.
Chi cerca la storiella nella danza è come chi cerca di “vedere” l’America del “Nuovo mondo” di Dvorjak, invece di “sentirla”.

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