Position trading, ETF e mercati emergenti: il matrimonio perfetto!!!

Da Robertopesce

Oddio, essendo tre i protagonisti appena nominati forse più che un matrimonio sto presentando un funzionalissimo “ménage à trois” a cui, in tempi di bunga bunga presidenziali dovrei anche stare un pò attento però … penso tu abbia capito di cosa sto parlando ^_^ !!!

In un mondo come quello degli investimenti finanziari e del trading che ti obbliga a continue scelte di compromesso tra rischio e redditività o tra prudenza e opportunità, poche cose si sposano alla perfezione come l’opportunità attuale di investimento sui paesi emergenti “cavalcata” attraverso la strategia del “position trading (CLICCA QUA per vedere il relativo video introduttivo gratuito) applicata a quei fantastici veicoli di investimento chiamati ETF (Exchange Traded Funds).

Precisiamo innanzi tutto che quando parlo di paesi emergenti mi riferisco essenzialmente a quelle nazioni che, ormai da qualche anno a questa parte e probabilmente almeno ancora per il prossimo decennio, stanno sperimentando un’importante crescita economica e un aumento annuo del proprio PIL (prodotto interno lordo) compreso tipicamente tra il 3 e il 10%.

Il fenomeno assomiglia un pò a quello che era successo per la nostra povera Italia con il famoso “boom degli anni ’60” in cui, usciti dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, abbastanza rapidamente ci siamo trasformati da paese prevalentemente agricolo e con amplissime sacche di analfabetizzazione ad un economia industriale in cui la fortissima domanda interna di prodotti come elettrodomestici, automobili, televisioni etc. tirava la locomotiva del cambiamento e della crescita. Oggi, non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, per la nostra bistrattatissima patria le cose vanno decisamente ad una velocità diversa e francamente non si vede per il momento nemmeno all’orizzonte una parvenza di uscita dal tunnel.

I paesi emergenti in questione sono quelli racchiusi dall’acronimo “BRIC” (Brasile – Russia – India – Cina) ma anche vari altri tra cui spiccano Messico e Indonesia e, volendo rimanere in Europa, Polonia e Turchia. Fatta salva qualche eccezione, sono tipicamente nazioni importanti, grandi geograficamente e ricche di risorse naturali di vario genere, con popolazioni numerosissime che si stanno per l’appunto industrializzando un pò alla volta ma ad un ritmo di crescita estremamente sostenuto.

Il veicolo di investimento perfetto per trarre profitto da questa crescita tumultuosa è sicuramente rappresentato dagli ETF, che permettono a qualsiasi investitore privato, gigantesco o microscopico che sia, di investire il proprio denaro sui mercati emergenti rimanendo comodamente a casa propria, senza necessità di perdersi nella giungla delle borse locali, senza necessità di conoscere la lingua e l’alfabeto russo o cinese, risolvendo persino in gran parte il problema del cambio tra l’euro e le singole valute nazionali.

La mia passione per gli ETF non nasce sicuramente oggi ma ammetto che poche altre situazioni ne esaltano i molti vantaggi (e i bassissimi costi) come l’investimento sui paesi emergenti!

Oggi come oggi, oltretutto, operare sui mercati mondiali tramite gli ETF è diventato più semplice che mai in quanto, nonostante la melina delle banche che fanno di tutto per nasconderne l’esistenza ai propri clienti (sigh…), il segmento specifico di Borsa Italiana sta avendo un boom inarrestabile presso i risparmiatori tanto che esistono ormai più di 700 ETF quotati a Milano un pò su tutto il mondo.

Alla fin fine, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è un computer, un collegamento internet, un conto corrente online che ci permetta di operare almeno decentemente con gli ETF (ndR: non tutti i c/c online lo permettono e ancora meno forniscono il minimo di software necessario per fare le cose per bene) e, ovviamente … un pò di soldi e un pò di istruzione e formazione!

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Già perchè, prevenendo la potenziale super semplificazione di qualche lettore del blog, se è vero che difficilmente penso  che un investimento in ETF sui paesi emergenti non possa andar bene su un orizzonte temporale minimo di almeno 3/5 anni a partire da adesso, è anche vero che la scelta dei momenti di entrata e uscita dal nostro investimento (TIMING) e la gestione dello stesso nel corso della propria durata hanno sicuramente il loro peso e il loro perchè, soprattutto se l’idea è quella di operare con una strategia “pain free” come quella che insegno ai miei corsi in cui il rischio è estremamente controllato e limitato all’avvio del mio piano di investimenti per poi scomparire rapidamente.

Da lì in poi il dubbio non è più se guadagnare o perdere ma solo sul quanto guadagnare, il che, credimi, fa tutta la differenza del mondo.

Nel prossimo articolo andrò a dettagliare lo sviluppo della strategia di position trading e vedremo un pò di grafici e di potenziali risultati di questo fantastico matrimonio tra ETF, strategia del position trading e mercati dei paesi emergenti.

Alla prossima, non staccare gli occhi dal blog!

Roberto Pesce


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