POSSIBILMENTE L’ESSENZIALE 19 nov

Creato il 20 novembre 2011 da Conflittiestrategie

1. Credo interessi poco l’analisi dei singoli ministri di questo governo esasperatamente filo-atlantico. C’è gente che esulta per la Fornero, nota soprattutto per il metodo contributivo applicato alle pensioni. Porro sul Giornale si esalta per la Severino alla Giustizia; è (o era) vicedirettrice della Luiss e, se uno non sa che Università sia, si informi. Un ammiraglio strettamente legato alla Nato come ministro della difesa, un ambasciatore a Washington e prima in Israele agli Esteri; un superministro economico anch’esso ben noto come manager e legatissimo ai “poteri forti”, ecc. Non c’interessa gran che, vedremo che cosa faranno. Soprattutto, ma non solo, se riprenderanno l’opera di vent’anni fa, finendo di annientare i nostri settori strategici. La Finmeccanica ha già preso brutti colpi; e anche l’Eni non ha più lo smalto di un tempo dopo la “grande impresa” libica del nostro precedente governo e con il Southstream (in cui era scesa dal 50 al 20%, dovendo cedere il 30 a imprese tedesca e francese) in panne e ormai poco appetibile per la Russia, che ha capito com’è finita l’Italia e si rivolge alla Germania.

Interessante pure il modo, in cui chi si è per anni sciacquato la bocca inneggiando alla difesa della nostra meravigliosa Costituzione – frutto di un compromesso legato all’era di Yalta; si fosse formata l’Assemblea Costituente dopo il 18 aprile 1948, ne sarebbe uscita una ben differente – l’ha ignorata e calpestata come minimo nell’ultimo anno, e soprattutto nella formazione di questo Governo quando era ormai evidente il commissariamento del nostro paese. Rilevante anche la funzione di impaurito e ipocrita di Berlusconi, che ha retto il gioco degli Usa e dei suoi migliori alleati in Europa, ormai fermamente intenzionati a ridimensionarci in tutti i sensi. E continua a reggere il gioco, con un ceto politico pidiellino non certo formatosi in una normale e selezionatrice lotta politica; è sempre stato raccogliticcio attorno ad un leader, che non era un capo e alla fine è stato preso dalla tremarella. D’ora in poi nessun credito a questo individuo che cambia ogni due ore posizione o, meglio, mere dichiarazioni di posizioni inesistenti.

Quanto avvenuto potrebbe forse avere il merito di iniziare a chiarire sempre meglio le complesse operazioni di ristrutturazione dei rapporti internazionali, sviluppatesi soprattutto nell’ultimo anno pur se con basi poste già da qualche tempo: forse già dal 2006 quando Rumsfeld fu sostituito da Gates, tenendo comunque conto che eravamo ancora in una situazione incerta. D’altronde, che sia in atto una nuova strategia americana (del caos e della “balcanizzazione” di aree varie sfruttando a pieno ritmo il divide et impera) è evidente, ma non si tratta di una completa rottura con la precedente, di una sua radicale alternativa; per cui dovremo muoverci con cautela nel lanciare nuove ipotesi. Inoltre, si avrà forse via via un’idea meno opaca circa le linee direttrici della nuova strategia, ma è impossibile prevederne le singole mosse successive, poiché esse non sono decise con matematica certezza e con largo anticipo, dipendendo da ampi margini lasciati all’eventualità “caotica”.

Parlo di chiarimento non certo per quanto riguarda la stragrande maggioranza della popolazione, fortemente confusa e ormai disabituata a pensare in termini politici. Si è parlato a vanvera in questi anni di fine delle ideologie, e tale tesi è stata propalata da un ceto intellettuale di meschinità e impreparazione assolute, e di una povertà morale mai vista; dire “venduti” è già un complimento. La lotta di un tempo non era semplicemente ideologica, era basata su scelte politiche di fondo, implicanti differenti, e spesso contrapposti, progetti di un sistema dei rapporti tra i vari gruppi sociali giudicato più proprio, più giusto, ecc. dai diversi schieramenti. Invece, la vera ideologia – nel suo significato peggiore di mascheramento dei propri reali intendimenti di predominio e spoliazione degli altri – è proprio quella in voga di questi tempi.

Il “politicamente corretto”, con la sua ipocrisia morale, il suo buonismo schifoso e laido, è la più meschina delle ideologie; e non a caso è propugnato dal “popolo di sinistra”, quel ceto medio semicolto capace di bei discorsi vuoti, che semplicemente mascherano la furfanteria di questa gentaglia, senza distinzione tra vertici e base. E’ un’unica grande massa tumorale e sta ormai conducendo alla metastasi. Non parliamo poi del liberismo, dell’adorazione del mercato, soltanto uno dei luoghi in cui manovrano i centri strategici di potere che ovviamente, in contrasto di interessi fra loro, non sempre lo controllano. Se quattro cavalli, legati con funi ad un corpo umano, lo tirano nelle direzioni cardinali, non è prevedibile da quale parte il corpo inizierà a lacerarsi e ad essere squartato; certamente non resterà con le sue membra ben coordinate fra loro come all’inizio dello strappo. Se però uno dei cavalli è nettamente più robusto, è facile prevedere che alla fune a lui attaccata dovrebbe restare appesa, almeno secondo la più alta probabilità, la parte maggiore del corpo “stirato”.

Un banale esempio di futilità giornalistica: il 16 novembre su Libero Belpietro ha criticato Monti perché ha seguito una prassi usuale e paralizzante (secondo lui), consultando un’infinità di personaggi politici anche minori o inutili. Se è un tecnico, ha detto il superficiale, deve esclusivamente fare quello che vogliono i mercati, quello che si aspetta l’Europa (gli organismi UE comandati da tirapiedi degli Usa) e, udite udite, “tutti gli italiani”. E’ il caso di dire: “c’è o ci fa?”. In realtà questi personaggi “ci fanno” proprio perché “ci sono”; sono carichi di ideologia e sono talmente ignoranti da nemmeno rendersene conto. Come Feltri che, appena nominato Monti, si è subito lanciato a dire: vedete, Borsa sempre in rosso, spread sempre alle stelle, cosa c’entrava Berlusconi? Banalone, aspetta almeno che Monti sia nelle sue funzioni e inizi a mostrare dove vuole arrivare. Vedrai che, se i traditori della “sinistra” e i vigliacchi della “destra” saranno in perfetto accordo nel ridurre il paese a pedina dei sicari preferiti dagli Usa (come la Germania), la situazione si calmerà come si calmerà perfino in Grecia.

Certo la calma durerà soltanto per un po’ di tempo, quello sufficiente ad impedire che si possa profilare una reazione di altre forze più consapevoli dello scempio a cui saremo sottomessi (con i dovuti ritmi). La crisi, che è crisi, lo ripeterò all’infinito, di ridefinizione dei rapporti di forza – in cui gli Usa vogliono evitare il declino ed altri paesi crescere d’importanza quali gang in lotta per la “Chicago” rappresentata dal mondo – sarà lunga; più o meno come quella di fine ‘800. Anche allora l’Inghilterra lottava per non essere ridimensionata e altri crescevano e volevano contare sempre più; anzi, alla fine, contare solo loro. Tutto sommato, simile lotta durò fino alla prima guerra mondiale; gli Usa diventarono realmente la prima potenza negli anni ’20, ma il contrasto durò ancora a lungo, con l’Inghilterra ridotta a protagonista assai “collaterale”.

2. Questo governo di agenti del filo-atlantismo (e dei parassiti più devastatori d’Italia), protetto dall’attuale rappresentante dello stesso al vertice del nostro Stato, mirerebbe a stare in piedi fino alla scadenza elettorale; e anche oltre fin quando non venissero realizzati i perseguiti obiettivi di totale svuotamento della pur formalistica democrazia puramente elettoralistica. Il debole e pauroso di Arcore è ormai sostanzialmente connivente. E il fatto che abbia ricevuto espressioni gratificanti dai due principali dirigenti russi getta una luce poco “simpatica” anche su questi ultimi, il cui comportamento in occasione della faccenda libica ha determinato un vero ridimensionamento della Russia, che ha solo ottenuto benefici commerciali ma potrebbe indebolirsi, se continuerà così, sul piano politico mondiale. Tutti problemi che dovremo riconsiderare.

In ogni caso, l’attuale governo rappresenta una svolta che, per l’interno, equivale all’impresa libica sul piano, molto più rilevante, dello svolgimento degli eventi mondiali. Il mondo non è più quello di prima e l’Italia nemmeno. Lo dimostra la débacle di tutti quelli che sono di ideologia liberale. Alcuni di questi, forse anche delle “brave persone”, li abbiamo persino citati e riportati nel nostro blog. Oggi si prova disagio, quando non pena, a leggerli, salvo rarissime eccezioni; ed ovviamente ci si irrita pure. Cianciano ancora di mercati, sono un po’ critici verso il governo dei “tecnici”, ma sperano che svolgano sul serio il loro presunto ruolo e seguano quindi i segnali delle Borse, degli spread, ecc. E spesso si tratta di gente che guarda con superiorità i marxisti perché sarebbero innamorati del “fattore economico” in quanto determinante. In realtà non capiscono nulla e sono assai rozzi nel loro ideologismo economicistico.

Ribadisco che essi dimostrano come oggi siano in voga le ideologie nel loro significato peggiore: mascheramento e inganno circa l’evoluzione reale degli accadimenti mondani, interni e internazionali. Le ideologie che si sono dichiarate finite erano scelte ideali e programmatiche, erano progetti di mutamento sociale e lotta per realizzarli. Invece di trincerarsi dietro le esigenze tecniche, con l’aggiunta di tonnellate di ipocrisia “etica” e spacciando forme autoritarie per democrazia, allora si compiva apertamente una scelta di campo e la si portava fino in fondo, magari sbagliando; ma solo sbagliando nell’attuazione di decisioni partigiane ci si approssima alla realtà, se si è capaci di revisione dei propri punti di vista e non ci si cristallizza in fedi simil-religiose. E tali fedi non sono rappresentate soltanto da quella dei comunisti “andati in aceto”; lo è anche quella liberale, che sempre più mostrerà la corda quanto più il gioco diventerà duro nei prossimi anni di crescita del multipolarismo e di caos mondiale. E’ necessario uscire dalle fedi ingannevoli e paralizzanti, tornando alle ideologie in quanto chiare e decise prese di partito; con nuove analisi (e nuovi quadri teorici per effettuarle), ma con lo “spirito di scissione” di un tempo. Il nemico sia il nemico; da rispettare e, nel contempo, da combattere come si combatte un uomo che si oppone ai tuoi progetti.

Oggi abbiamo a che fare con dei robottini, personaggi grigi che applicano regole dettate da chi veramente decide, in genere all’estero. Il Don Abbondio, fatto Cavaliere, ha avuto qualche margine di libertà (da riconsiderare) durante la politica imperiale diretta, svolta soprattutto da Bush jr. tra il 2001 e il 2008. Poi pian piano ha dovuto mollare (anche perché, credo, poco sostenuto da Putin, forse in difficoltà interne); e da un anno a questa parte l’hanno spaventato a morte e gli hanno fatto eseguire (a comando di Napolitano dopo un primo “assaggio” con Fini) tutta la commedia necessaria a coprire la dissoluzione del centro-destra (probabilmente si spiegano così le dissennate campagne elettorali per le amministrative e referendum). Malgrado il malcontento di chi si sente sconfitto, i giornali di destra e vari personaggi vicini a quello schieramento stanno riprendendo a giocherellare e coprire l’essenziale, cioè la svolta di fatto autoritaria e di svuotamento della stessa forma della democrazia, svolta rappresentata da questo governo che probabilmente è una semplice transizione a ben più consistenti autoritarismi filo-atlantici, implicanti ampie ristrutturazioni delle gerarchie di potere anche nell’area europea. Quasi sicuramente, vi è ormai l’appoggio della Chiesa, bastonata con Fazio e poi i preti pedofili, e oggi arrivata a nuovi compromessi (piccolo segnale pure quello di Mons. Martinelli, inizialmente critico accanito dell’aggressione alla Libia e ridotto a cagnolino fedele divenuto favorevole ai mercenari del CNT).

Credo sia per noi rilevante non criticare più soltanto la reale indistinzione tra destra e sinistra. Di fatto, queste reciteranno la commedia. La destra brontolerà e fingerà mal di pancia e critiche alle varie forme di patrimoniale che verranno escogitate; critiche utili a mantenere qualche legame con i ceti medi produttivi e vari ordini professionali, più altri vari cittadini (la stragrande maggioranza dei quali vive in case proprie). La sinistra protesterà e forse qualcuno fingerà opposizione per vari tagli al sistema pensionistico, alla sanità pubblica e Welfare in genere. Si manterrà dunque la maschera, il “fantasma”, della distinzione destra/sinistra. Proprio per questo dobbiamo passare ad altro. Non però alle vecchie dicotomie, che si volevano “rivoluzionarie”, ed erano puramente sindacali; e di sindacati rimasti all’epoca del lavoro dipendente come base sociale di massa del “movimento operaio” di stampo socialdemocratico e riformista, cui si affiancò di fatto anche quello “eurocomunista”.

Oggi questa ideologia non morde più, serve mirabilmente al divide et impera operato dai sedicenti poteri forti, che sono quelli del tipo dei “cotonieri” italiani, postisi in netta subordinazione (“complementarietà”) con il sistema economico dei predominanti centrali statunitensi, i quali vogliono creare una filiera di gerarchie subdominanti nella nostra area. E’ quindi essenziale studiare le modalità possibili di una divisione antagonistica tra difensori della sovranità dei singoli paesi e questa bastarda sinistra/destra di asservimento. Qui si aprono i nuovi orizzonti della nostra analisi e la ricerca di nuovi “alleati”. La svolta governativa di questi giorni apre un movimento di scomposizione dei partiti attuali (in specie Pd e Pdl), in cui si può forse inserire l’azione di difesa della nostra indipendenza e autonomia e il rifiuto di prestarsi supinamente alla ristrutturazione gerarchica dei vari paesi voluta dai centri strategici statunitensi attualmente prevalenti. Il che, in certe (molto specifiche) contingenze, potrebbe significare alleanze del tutto tatticistiche perfino con alcuni altri centri strategici Usa. Vedremo, strada facendo.

PS Interessante, nel senso di significativo (decodificando il linguaggio di questi giornalisti sciocchi e mentitori), il titolone di Libero oggi (19 novembre): <<Passera confessa a Maroni “siete stati pazzi a mollare”>>. Poi come sottotitolo: <<il leghista: “l’ex banchiere si è stupito perché lasciamo un mucchio di opere già pronte. E’ lui il vero uomo forte di questo governo che travolgerà i partiti”>>. Segue articolo di Bechis che spiega il titolo con i suoi retroscena. Sul giornale vi sono però l’editoriale del direttore e altri articoli assai ambigui e deboli, di stima per i governanti ma con “scetticismo”. Si noti inoltre che Maroni rivela di avere certi rapporti privilegiati con Passera; quindi si capisce bene il messaggio “subliminale” che lancia. E’ già pronto a “non farsi travolgere”, semmai assimilare. Ovviamente con “senso critico” poiché questi bei tipi, di solito, si accodano ai vincitori sempre con forti dubbi e perplessità, utili a infondere ai gonzi bastonati la speranza di essere difesi. E’ sempre necessario che i tradimenti siano articolati secondo varie gradazioni e posizionamenti per non creare forti opposizioni capaci di unificarsi.


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