Niente di nuovo: i post autunnali fioccano intorno come le foglie secche.
Diciamo che questo giveaway me ne ha offerta l'occasione: Lena mi ha simpaticamente invitato a partecipare e allora ecco qua.
Rappresenta anche questo mio incipiente autunno, così come me lo aspettavo, così come lo immaginavo, da tempo.
Le sue scarpine nuove che sfrigolano su tappeti di fogliame dorato, i sandaletti definitivamente archiviati, perché si sa che l'anno prossimo non le staranno più.
Io e la mia mania di fotografare i piedi, per documentare la mia presenza durante i viaggi o le occasioni in cui solitamente faccio da reporter invisibile, ora si è ampliata ad includere anche i suoi, deliziosi, piedini in miniatura, in rapida evoluzione, emblema del tempo che passa tramutandola di stagione in stagione in una bambina diversa, che in inverno sta seduta da sola, che in primavera gattona, che in estate si tira in piedi e cammina, che ora scorrazza libera e disinvolta per le strade cittadine nella loro veste autunnale.
L'autunno per me: solo crescendo ho imparato ad apprezzare ciò che questo tempo di transizione e ripartenze ha da offrire, vincendo quel fondo di malinconia che si porta immancabilmente appresso, con le sue giornate che si fanno via via sempre più sfuggenti, la sua luce sempre più inclinata, i suoi cieli sempre più freddi, il pensiero di un lungo inverno imminente e la prospettiva di salutare per tanti mesi il calore estivo.
E però: ritrovo sensazioni che mi sono care, che mi suggeriscono un senso di intimità e di cose note, di casa, suggestioni di un passato che forse rimane vivo solo in questa forma, di immagini isolate, odori, percezioni, sapori.
Ecco cosa amo di questa stagione, meteorologicamente appena annunciatasi:
- Amo le giornate terse e pungenti, che un vento di montagna è solito regalare anche alla brumosa città, con la sua aria pesante e densa di umidità, quando si dilegua la foschia all'orizzonte e vedi a un tiro di schioppo i monti che le coprono le spalle, così nitidi nei loro verdi cupi, che ti pare di poterli toccare, e ti stupisci del fatto che ci siano sempre stati, e ti chiedi se forse non li ha messi lì un artista girovago a fare da fondale per un suo dipinto.
- Amo l'odore dell'aria la sera, che sa di freddo, e anche un po' di legna nel camino e non capisci da dove viene.
- Amo tornare a casa e cucinare con la tv accesa, guardando il tg e i quiz idioti che lo precedono, anche se nutro profonda intolleranza per il conduttore e per la maggior parte delle notizie propinate, ma fa tanto casa mentre cucino, e la pupa scorrazza per casa disseminando entropia intorno, e fuori dalla finestra è già buio, e questo mi dà un senso di protezione e di nido, e di rituali domestici e mi vengono in mente i tortellini in brodo e le omelettes di mio padre a cena.
- Amo camminare per la città con lo sguardo per aria, a guardare le fronde degli alberi che volgono al bruno, e svettano tra i tetti delle case offrendo una spettacolare coreografia di colori e contrasto col blu del cielo, i pennacchi di nuvole che si colorano delle luci di un sole sempre più declinante, i riflessi dorati che stende sulle cose e sulle persone.
- Amo il senso del tempo che ritorna, l'apertura di un nuovo ciclo, la sicurezza che mi dà pensare che ci sarà sempre qualcuno a ripercorrere i nostri passi, vedere i bambini che escono da scuola con gli zaini in spalla rientrati nel binario della loro routine scolastica, che non vedi l'ora che venga interrotta dall'arrivo delle prossime vacanze, ma che in realtà dà un senso alla vacanza stessa, scandisce il tempo a rintocchi regolari, mi riporta indietro ricordi di diari ancora vuoti, astucci nuovi pieni di penne e matite colorate, l'emozione del primo giorno e di un nuovo anno in cui siamo un po' più grandi dell'anno precedente, e ci rivediamo piccoli negli alunni della classe precedente alla nostra, come eravamo un anno prima, come ci eravamo immaginati guardando quelli più grandi di noi.
La malinconia un poco rimane, ma credo si tratti della consapevolezza un po' più viva in questa stagione del normale scorrere del tempo, che però è anche in fondo rassicurante, ché è necessario che gli alberi perdano le loro foglie vecchie perché possano poi rinascere gemme e fiori in primavera, ché noi ci adeguiamo a nuovi equilibri per poterci affezionare ad essi e ricordare un giorno questi giorni con dolcezza e un po' di nostalgia, come giorni felici.