Potere ai timidi!

Creato il 10 settembre 2013 da Atlantidezine

“Non c’è nessuna correlazione tra essere il migliore conversatore e avere le idee migliori”

È con questa frase-simbolo che si può riassumere il significato del prezioso saggio, dedicato alle persone chiuse e a chi ha a che fare con esse. Per scoprire che il nostro mondo ha bisogno di meno chiacchiere e più pensiero.

Susan Cain (@susancain) è un ex avvocato che oggi dedica tutte le sue energie alla scrittura e alla famiglia, come lei stessa ammette in Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare (sito ufficiale). Perché il bello di questo saggio è proprio il parlare in prima persona, non solo tra le righe: Susan Cain, infatti, non è una psicoanalista né una sociologa, ma un’introversa che ha deciso di devolvere le sue energie alla scoperta di quell’esigua percentuale di popolazione di cui lei stessa fa parte, per esaltarne le qualità, misconosciute ai più.

Nella nostra cultura, infatti, chi dice introverso dice misantropo, dice chiuso, dice insomma un qualcosa di negativo, addirittura ai limiti col patologico, ignorando che tra le più grandi personalità (come Einstein, ad esempio) spiccano proprio gli introversi. Esseri generalmente delicati e propensi più alla riflessione che alla socializzazione, particolarmente sensibili nel cogliere gli stati d’animo altrui e i molteplici aspetti della realtà.

Susan Cain cita molti esempi, tra cui imprenditori originariamente solitari come Steve Jobs o ponderati uomini del mondo della finanza, accomunati da pregi quali pazienza, calma e lentezza. Difficile che nel 2013 si considerino accattivanti caratteristiche di questo tipo, ma è proprio grazie ad esse che, per esempio, i banchieri più introversi si salvarono dal fallimento, a differenza dei loro impulsivi colleghi estroversi.

Merito della scrittrice è quello di aver ribaltato alcune credenze molto radicate nel mondo occidentale, specialmente americano: difficile che un newyorkese dedito al competitivo mondo del lavoro della Grande Mela pensi a scavarsi molti momenti per sé durante la giornata, cosa di cui invece un introverso ha assoluto bisogno, a costo di nascondersi nel bagno dell’ufficio pur di sfuggire a una riunione. Siamo infatti nell’epoca dei team e delle logiche di gruppo e chiunque pensi al lavoro solitario viene spesso tacciato di egoismo, altro luogo comune scagliato sui poveri introversi che, sin dall’infanzia, non fanno altro che lottare contro i tentativi di normalizzazione della famiglia, della scuola e della società, a partire da frasi come: “Suo figlio è troppo chiuso, dovrebbe socializzare di più”.

I genitori e gli insegnanti sono infatti i primi a non credere nelle potenzialità dei bambini più riservati, senza sapere che invece le loro menti fervide stanno già producendo scenari spesso favolosi. L’importante è lasciare indisturbati coloro che preferiscono l’amicizia di uno o due bambini rispetto a chi ama capeggiare interi gruppi. Ma attenzione: non si pensi che gli introversi siano privi di capacità di leadership. Al contrario: hanno dalla loro qualità come empatia e riflessività, che gli permettono di guidare un gruppo con successo.

La Cain fa un grande lavoro che tenta di scavare un solco in una società piena di stereotipi come quella americana (e, diciamocelo, anche italiana). Pecca forse di qualche tecnicismo di troppo, presumibilmente retaggio della mania d’oltreoceano di medicalizzare tutti gli aspetti della mente umana. Ma il tentativo è nobile e si esplicita nelle ultime pagine: aprire gli occhi di coloro che hanno ancora sulla punta della lingua parole tra il dispregiativo e il compassionevole nei confronti di chi usa isolarsi durante una festa o di chi predilige una tranquilla serata tra i libri a uscite con persone schiamazzanti di cui il mondo è fin troppo pieno. Da leggere.

Titolo: Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare
Autore: Susan Cain
Traduzione: C. Prosperi
Editore: Bompiani (Overlook)
Dati: 2012, pp. 432, euro 17,00

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