Avevo già avuto modo di vederle sul palco in due occasioni, senza contare che una volta Chiara mi ha fatto da interprete nel corso di un’intervista a Robin Hobb. Una prima volta all’inizio del 2008, in occasione della serata di pubblicazione di Harry Potter e i doni della Morte, una seconda volta ai DelosDays dello scorso mese di giugno. Entrambi gli incontri erano stati molto interessanti perché sia Marina che Chiara conoscono benissimo gli argomenti di cui parlano, sono appassionate e quindi trasmettono la loro passione a chi le ascolta, e sanno esporre l’argomento di cui si occupano in modo chiaro e avvincente. È un peccato che Marina non abbia potuto venire a quest’ultimo incontro, perché sarebbe stato ancora più bello. Le due Chiare comunque hanno tenuto ottimamente il palco, risultando sempre molto interessanti. Una bella differenza rispetto a un altro incontro a cui avevo assistito tempo prima per presentare l’ultimo romanzo di Elisa Rosso. In quell’occasione Elisa se l’era cavata brillantemente, molto meglio di quel che mi sarei aspettata da una ragazza della sua età, anche se ormai, con Alba e Crepuscolo, è arrivata al terzo volume della saga Il libro del destino e quindi può vantare almeno un minimo di esperienza. Quella che non mi era piaciuta era stata la giornalista, troppo impegnata a vantare il fatto che scrive per Repubblica e che ha fatto la scuola Holden per informarsi seriamente sull’argomento di cui stava parlando. Non si può esordire dicendo che spiegherà cos’è una trilogia per poi dire che si tratta di una storia suddivisa, non si sa bene per quale motivo, in tre volumi. Posso accettare che non sappia nulla dei three-decker novels di Charles Edward Mudie, ma non può aprire di sua iniziativa l’argomento e non ricordare la suddivisione del Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien in tre volumi per motivi prettamente editoriali. Così come non può chiedere all’intervistata se ha intenzione di scrivere libri legati alla realtà come ha fatto quell’altra giovane scrittrice tedesca di cui non ricordava né il nome né il titolo del libro. O si sa di cosa si sta parlando, o è meglio non toccare l’argomento. E se io non scrivo il nome della giornalista non è perché non lo ricordo, ma perché mi sembra inutile farlo. Il problema è più generale di una singola persona.
I giornalisti che si occupano di altri argomenti possono anche essere bravissimi sui temi che trattano abitualmente, ma quando si occupano di fantasy a volte dicono, o scrivono delle terribili sciocchezze.
Nulla di tutto ciò nell’interessante incontro potterico, che avrebbe potuto essere ancora più interessante se Chiara Codecà avesse parlato delle immagini legate alla saga facendocele anche vedere, come ha fatto in altre occasioni. Ovvio che a fine incontro io abbia comprato il libro, anche se, come già detto, Harry Potter mi piace ma non mi fa impazzire. Però sono sempre molto interessata alle analisi serie sulle opere fantasy, e Potterologia aveva tutta l’aria di essere un bel libro.
L’impressione è stata confermata dalla lettura, anche se non ho gradito gli intermezzi narrativi di Livia Rocchi.
Io volevo un saggio, e anche se non mi dispiace un tono colloquiale, quei brevi brani mi sono sembrati insignificanti e inutili. Magari a qualcuno con aspettative diverse possono piacere, non dimentichiamo che il libro ha una finalità benefica legata ai bambini, che più di me possono apprezzare una finzione di questo tipo (ma non i testi seri, troppo difficili per loro), comunque non sono così lunghi da disturbarmi più di tanto. Basta ignorarli, cosa che conto di fare quando, prima o poi, rileggerò il libro.
In compenso spesso ho trovato un po’ troppo corti i saggi, erano interessanti e avrei voluto veder sviscerare i vari argomenti un po’ più a lungo, perché a volte ho visto temi e soggetti appena sfiorati per mancanza di spazio. Evidentemente sono proprio incontentabile.
Intanto, dopo aver letto questo saggio, ho comprato il mio terzo libro di Carl Gustav Jung, Psicologia dell’inconscio. Il primo, L’uomo e i suoi simboli, lo avevo acquistato dopo aver letto L’incantesimo Harry Potter di Marina Lenti e ne ero rimasta affascinata. E poi ci sono persone – e sono davvero tante – che definiscono il fantasy solo storielle per bambini. Certo, se parliamo di bambini di tutte le età, perché anche per gli adulti è importante conservare uno spirito giovane, e le fiabe, come insegna Bruno Bettelheim nel Mondo incantato, hanno al loro interno una ricchezza straordinaria.
Questo saggio spiega le caratteristiche dell’Ombra e propone esempi concreti all’interno dei romanzi, unendo una notevole chiarezza espositiva a un argomento estremamente affascinante.
La copertina dell'edizione svedese di Harry Potter e il calice di fuoco
Il secondo saggio è Tutti i volti di Harry: dalle illustrazioni ai film di Chiara Codecà. Chiara lavora con le immagini e si vede: conosce molto bene l’argomento e lo tratta con intelligenza e attenzione. Spesso non ci stiamo troppo a pensare, ma è vero che molte volte sono proprio le copertine dei libri che ci guidano alla scelta,che ci fanno prendere in mano o lasciare ignorato un volume, quindi la loro importanza è fondamentale. È stato grazie al già citato incontro del 2008 e alle sue spiegazioni che ho iniziato a prestare un’attenzione più consapevole alle copertine, e il fatto che tutti i miei pezzi sul Trono di spade presentino le copertine delle varie edizioni internazionali di A Game of Thrones si deve proprio a Chiara. Purtroppo il libro presenta tre sole illustrazioni, e la cosa impoverisce un po’ il testo. La qualità di quelle immagini in bianco e nero è buona, ma le immagini aumentano i costi di stampa ed editore e saggista sono stati costretti a fare una scelta. Certo, Chiara dice che le immagini sono reperibili facilmente su internet, e questo è vero, ma per chi, come me, legge i libri sui mezzi pubblici o nella pausa pranzo del lavoro, internet è inaccessibile e il testo perde un po’ della sua forza. Ciò non toglie nulla alla validità del testo, limitato solo nella sua controparte iconografico da motivi tecnici che, se si ha la possibilità di accedere alla rete, diventa solo un lieve fastidio per il tempo dedicato alla ricerca.
Segue Eutrapelia, ovvero la magia del buonumore di Luisa Vassallo. Questo è un testo che davvero avrebbe avuto bisogno di più spazio, o di un’impostazione diversa, perché così com’è mi ha dato l’impressione di sorvolare o sfiorare diversi punti ma di non sviscerarne davvero nessuno. Anche lo specchietto riassuntivo dei vari sentimenti espressi nella saga mi ha comunicato ben poco, per quanto io in genere sia una persona affascinata da schemi, grafici e specchietti.
Marina è la classica persona senza peli sulla lingua, se ha qualcosa da dire la dice, anche se a volte questo non la fa diventare popolare, e alcune delle recensioni più severe che abbiamo pubblicato sono sue. Il fatto che abbia elogiato invece il lavoro della Oppezzo è un segnale positivo, confermato da questo breve saggio. Avendo visto solo due film ero (e sono) abbastanza ignorante su questo aspetto della saga, ma le spiegazioni sono interessanti.
Mamma o non mamma: la sfida di essere madri nel mondo di Harry Potter di Amneris Di Cesare è un altro bel saggio un po’ troppo corto, infatti l’analisi delle figure materne prosegue sul sito di Potterologia in Mamma o non mamma: le madri minori, un testo scaricabile gratuitamente da questo link: http://potterologia.files.wordpress.com/2011/06/mamma_o_non_mamma_-_le_madri_minori.pdf.
Sono una mamma, e come tutte le mamme sono sempre molto interessata ai testi che parlano di noi, ma a mio giudizio l’analisi della Di Cesare è interessante anche per chi mamma non è e non lo sarà mai.
Sesto saggio per Chiara Valentina Segré con Non svegliate il drago che dorme, un’indagine sugli animali fantastici della saga. E anche se io non sono un’amante dei romanzi dedicati agli animali, non ho nulla contro gli animali che fungono da spalla ai protagonisti, che si relazionano con loro e che arricchiscono le loro avventure. Interessante panorama sugli animali, forzatamente breve, ma che consente uno sguardo anche su alcuni personaggi come Hagrid, e che sottolinea come fra elementi divertenti ci sia spazio anche per cose serie, come la storia dell’estinzione del dodo. Peccato che il Diricawl sia solo l’animale di un romanzo e non una verità ignota a noi babbani.
Segue Famiglie magiche o famiglie babbane? di Francesca Cosi e Alessandra Repossi. Carino, ma non è uno di quei testi che rimangono nella mente.
La Katerinov sottolinea un paio di punti difficili della traduzione, e lo fa con competenza e chiarezza. Anche lei avrebbe avuto bisogno di uno spazio un po’ più lungo, non perché non sia chiara, ma perché ha dovuto operare una drastica selezione prescegliere di cosa occuparsi. E forse leggerò anche il suo Lucchetti babbani e medaglioni magici.
In questo caso Marina si sofferma su un racconto, e ci fa capire come, esattamente tanto quanto nelle antiche fiabe, ci siano ricchezze insospettabili a un primo sguardo, e che la narrativa per ragazzi è degna della stessa serietà e attenzione di quella per adulti.
Complessivamente un ottimo libro, incentrato su Harry Potter ma che può spingere a una riflessione più attenta sulla narrativa non solo di genere.