Potterologia. Dieci as-saggi del’universo di J.K. Rowling

Creato il 29 febbraio 2012 da Martinaframmartino

Non molto tempo fa ho assistito a una presentazione di Potterologia. Dieci as-saggi dell’universo di J.K. Rowling. Io ho letto tutti i romanzi della saga di Harry Potter, così come i tre libretti dedicati agli animali fantastici, al quidditch e alle fiabe di Beda il Bardo, ma non mi considero una grande fan della Rowling. Mi piacciono, ma altri romanzi e altri scrittori mi piacciono di più. Sono andata alla presentazione per il semplice fatto che due delle autrici di Potterologia (http://potterologia.wordpress.com/), Chiara Codecà e Marina Lenti, scrivono per FantasyMagazine e sono mie amiche. Chiara c’era, insieme a un’altra Chiara, Chiara Valentina Segré, che avevo già incontrato in precedenza in un’altra occasione. Chi mancava era Marina, bloccata da un contrattempo improvviso, ed è un peccato, perché le sue presentazioni sono sempre molto interessanti.

Avevo già avuto modo di vederle sul palco in due occasioni, senza contare che una volta Chiara mi ha fatto da interprete nel corso di un’intervista a Robin Hobb. Una prima volta all’inizio del 2008, in occasione della serata di pubblicazione di Harry Potter e i doni della Morte, una seconda volta ai DelosDays dello scorso mese di giugno. Entrambi gli incontri erano stati molto interessanti perché sia Marina che Chiara conoscono benissimo gli argomenti di cui parlano, sono appassionate e quindi trasmettono la loro passione a chi le ascolta, e sanno esporre l’argomento di cui si occupano in modo chiaro e avvincente. È un peccato che Marina non abbia potuto venire a quest’ultimo incontro, perché sarebbe stato ancora più bello. Le due Chiare comunque hanno tenuto ottimamente il palco, risultando sempre molto interessanti. Una bella differenza rispetto a un altro incontro a cui avevo assistito tempo prima per presentare l’ultimo romanzo di Elisa Rosso. In quell’occasione Elisa se l’era cavata brillantemente, molto meglio di quel che mi sarei aspettata da una ragazza della sua età, anche se ormai, con Alba e Crepuscolo, è arrivata al terzo volume della saga Il libro del destino e quindi può vantare almeno un minimo di esperienza. Quella che non mi era piaciuta era stata la giornalista, troppo impegnata a vantare il fatto che scrive per Repubblica e che ha fatto la scuola Holden per informarsi seriamente sull’argomento di cui stava parlando. Non si può esordire dicendo che spiegherà cos’è una trilogia per poi dire che si tratta di una storia suddivisa, non si sa bene per quale motivo, in tre volumi. Posso accettare che non sappia nulla dei three-decker novels di Charles Edward Mudie, ma non può aprire di sua iniziativa l’argomento e non ricordare la suddivisione del Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien in tre volumi per motivi prettamente editoriali. Così come non può chiedere all’intervistata se ha intenzione di scrivere libri legati alla realtà come ha fatto quell’altra giovane scrittrice tedesca di cui non ricordava né il nome né il titolo del libro. O si sa di cosa si sta parlando, o è meglio non toccare l’argomento. E se io non scrivo il nome della giornalista non è perché non lo ricordo, ma perché mi sembra inutile farlo. Il problema è più generale di una singola persona.

I giornalisti che si occupano di altri argomenti possono anche essere bravissimi sui temi che trattano abitualmente, ma quando si occupano di fantasy a volte dicono, o scrivono delle terribili sciocchezze.

Nulla di tutto ciò nell’interessante incontro potterico, che avrebbe potuto essere ancora più interessante se Chiara Codecà avesse parlato delle immagini legate alla saga facendocele anche vedere, come ha fatto in altre occasioni. Ovvio che a fine incontro io abbia comprato il libro, anche se, come già detto, Harry Potter mi piace ma non mi fa impazzire. Però sono sempre molto interessata alle analisi serie sulle opere fantasy, e Potterologia aveva tutta l’aria di essere un bel libro.

L’impressione è stata confermata dalla lettura, anche se non ho gradito gli intermezzi narrativi di Livia Rocchi.

Io volevo un saggio, e anche se non mi dispiace un tono colloquiale, quei brevi brani mi sono sembrati insignificanti e inutili. Magari a qualcuno con aspettative diverse possono piacere, non dimentichiamo che il libro ha una finalità benefica legata ai bambini, che più di me possono apprezzare una finzione di questo tipo (ma non i testi seri, troppo difficili per loro), comunque non sono così lunghi da disturbarmi più di tanto. Basta ignorarli, cosa che conto di fare quando, prima o poi, rileggerò il libro.

In compenso spesso ho trovato un po’ troppo corti i saggi, erano interessanti e avrei voluto veder sviscerare i vari argomenti un po’ più a lungo, perché a volte ho visto temi e soggetti appena sfiorati per mancanza di spazio. Evidentemente sono proprio incontentabile.

Il primo saggio è Luci dall’Ombra: tracce archetipiche in Harry Potter di Rita Ricci. Senza alcun dubbio è il mio preferito, interessantissimo e molto chiaro. Di Rita avevo già letto l’altrettanto interessante La collina dei conigli e l’utopia concreta della decrescita felice, pubblicato sul secondo numero della rivista Effemme. Non conto di leggere il romanzo di Richard Adams, non mi interessano particolarmente le storie sugli animali, ma il saggio di Rita è interessante, mi sa che dovrò prendere in considerazione l’idea di leggere il suo Harry Potter, l’avventura di crescere. E poi Rita è stata molto carina l’unica volta che ci siamo incontrate di persona, in occasione dei DelosDays. Mi ha dato la possibilità di parlare a ruota libera di George R.R. Martin e Robert Jordan, che è sempre una cosa che mi rende felice. Grazie Rita per avermi sopportata, peccato che il tuo treno sia partito troppo presto altrimenti ti avrei sommersa di parole ancora per un po’. A proposito di Jordan, non è che conti di scrivere qualcosa anche su di lui? Se non ha problemi con l’Ombra Rand al’Thor non so chi li ha. Se non lo fai tu dovrò pensarci io, ma le tue conoscenze junghiane sono certo molto più solide delle mie.

Intanto, dopo aver letto questo saggio, ho comprato il mio terzo libro di Carl Gustav Jung, Psicologia dell’inconscio. Il primo, L’uomo e i suoi simboli, lo avevo acquistato dopo aver letto L’incantesimo Harry Potter di Marina Lenti e ne ero rimasta affascinata. E poi ci sono persone – e sono davvero tante – che definiscono il fantasy solo storielle per bambini. Certo, se parliamo di bambini di tutte le età, perché anche per gli adulti è importante conservare uno spirito giovane, e le fiabe, come insegna Bruno Bettelheim nel Mondo incantato, hanno al loro interno una ricchezza straordinaria.

Questo saggio spiega le caratteristiche dell’Ombra e propone esempi concreti all’interno dei romanzi, unendo una notevole chiarezza espositiva a un argomento estremamente affascinante.

La copertina dell'edizione svedese di Harry Potter e il calice di fuoco

Il secondo saggio è Tutti i volti di Harry: dalle illustrazioni ai film di Chiara Codecà. Chiara lavora con le immagini e si vede: conosce molto bene l’argomento e lo tratta con intelligenza e attenzione. Spesso non ci stiamo troppo a pensare, ma è vero che molte volte sono proprio le copertine dei libri che ci guidano alla scelta,che ci fanno prendere in mano o lasciare ignorato un volume, quindi la loro importanza è fondamentale. È stato grazie al già citato incontro del 2008 e alle sue spiegazioni che ho iniziato a prestare un’attenzione più consapevole alle copertine, e il fatto che tutti i miei pezzi sul Trono di spade presentino le copertine delle varie edizioni internazionali di A Game of Thrones si deve proprio a Chiara. Purtroppo il libro presenta tre sole illustrazioni, e la cosa impoverisce un po’ il testo. La qualità di quelle immagini in bianco e nero è buona, ma le immagini aumentano i costi di stampa ed editore e saggista sono stati costretti a fare una scelta. Certo, Chiara dice che le immagini sono reperibili facilmente su internet, e questo è vero, ma per chi, come me, legge i libri sui mezzi pubblici o nella pausa pranzo del lavoro, internet è inaccessibile e il testo perde un po’ della sua forza. Ciò non toglie nulla alla validità del testo, limitato solo nella sua controparte iconografico da motivi tecnici che, se si ha la possibilità di accedere alla rete, diventa solo un lieve fastidio per il tempo dedicato alla ricerca.

Segue Eutrapelia, ovvero la magia del buonumore di Luisa Vassallo. Questo è un testo che davvero avrebbe avuto bisogno di più spazio, o di un’impostazione diversa, perché così com’è mi ha dato l’impressione di sorvolare o sfiorare diversi punti ma di non sviscerarne davvero nessuno. Anche lo specchietto riassuntivo dei vari sentimenti espressi nella saga mi ha comunicato ben poco, per quanto io in genere sia una persona affascinata da schemi, grafici e specchietti.

Quarto spazio per I 7 volti di Voldemort al cinema di Valentina Oppezzo. Io ho visto solo Harry Potter e la pietra filosofale e Harry Potter e il calice di fuoco, quindi le mie conoscenze cinematografiche della saga sono molto limitate. Valentina è autrice di Harry Potter al cinema, e ricordo la bella recensione di Marina per FantasyMagazine: http://www.fantasymagazine.it/libri/13393/harry-potter-al-cinema/.

Marina è la classica persona senza peli sulla lingua, se ha qualcosa da dire la dice, anche se a volte questo non la fa diventare popolare, e alcune delle recensioni più severe che abbiamo pubblicato sono sue. Il fatto che abbia elogiato invece il lavoro della Oppezzo è un segnale positivo, confermato da questo breve saggio. Avendo visto solo due film ero (e sono) abbastanza ignorante su questo aspetto della saga, ma le spiegazioni sono interessanti.

Mamma o non mamma: la sfida di essere madri nel mondo di Harry Potter di Amneris Di Cesare è un altro bel saggio un po’ troppo corto, infatti l’analisi delle figure materne prosegue sul sito di Potterologia in Mamma o non mamma: le madri minori, un testo scaricabile gratuitamente da questo link: http://potterologia.files.wordpress.com/2011/06/mamma_o_non_mamma_-_le_madri_minori.pdf.

Sono una mamma, e come tutte le mamme sono sempre molto interessata ai testi che parlano di noi, ma a mio giudizio l’analisi della Di Cesare è interessante anche per chi mamma non è e non lo sarà mai.

Sesto saggio per Chiara Valentina Segré con Non svegliate il drago che dorme, un’indagine sugli animali fantastici della saga. E anche se io non sono un’amante dei romanzi dedicati agli animali, non ho nulla contro gli animali che fungono da spalla ai protagonisti, che si relazionano con loro e che arricchiscono le loro avventure. Interessante panorama sugli animali, forzatamente breve, ma che consente uno sguardo anche su alcuni personaggi come Hagrid, e che sottolinea come fra elementi divertenti ci sia spazio anche per cose serie, come la storia dell’estinzione del dodo. Peccato che il Diricawl sia solo l’animale di un romanzo e non una verità ignota a noi babbani.

Segue Famiglie magiche o famiglie babbane? di Francesca Cosi e Alessandra Repossi. Carino, ma non è uno di quei testi che rimangono nella mente.

Più interessante è Doni o reliquie? di Ilaria Katerinov. Ilaria è autrice di Lucchetti babbani e medaglioni magici, e nel 2008 l’avevo sentita presentare il suo saggio. È da meno di dieci anni che sono in grado di leggere un libro in inglese. Prima quello che scriveva il traduttore per me era il testo. Poi ho sentito la Katerinov spiegare di un oggetto citato di sfuggita insieme ad altri in uno dei romanzi di Harry Potter, un lucchetto. Peccato che la traduttrice Beatrice Masini abbia fatto un errore, e che quell’oggetto non sia un lucchetto ma un medaglione. In quella scena l’errore sembra poco significativo, ma il medaglione tornerà prepotentemente alla ribalta in un volume successivo, Harry Potter e i doni della morte, come Horcrux, e qui l’errore diventa importante perché fa perdere un indizio. Come se Sergio Altieri invece di scrivere che la meta-lupa di George R.R. Martin è stata uccisa da un cervo scrivesse che è stata uccisa da un unicorno perché è un animale più fantasy e facesse perdere ai lettori importanti indizi presenti nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Solo che mentre la Masini ha almeno la scusante che l’importanza dell’oggetto si scopre solo in un romanzo ancora inedito quando lei ha realizzato la sua traduzione, Altieri avrebbe avuto la possibilità di notare il suo errore in ben due occasioni nel giro di qualche capitolo e invece non l’ha fatto.

La Katerinov sottolinea un paio di punti difficili della traduzione, e lo fa con competenza e chiarezza. Anche lei avrebbe avuto bisogno di uno spazio un po’ più lungo, non perché non sia chiara, ma perché ha dovuto operare una drastica selezione prescegliere di cosa occuparsi. E forse leggerò anche il suo Lucchetti babbani e medaglioni magici.

L’autore più noto presente nel volume è Paolo Gulisano, esperto di Tolkien che si è occupato per l’occasione di La Compagnia di Hogwarts: l’amicizia nella saga di Harry Potter. Viste le sue competenze è ovvio che Gulisano abbia fatto molti riferimenti al Signore degli anelli, ma a me i rapporti fra testi diversi non dispiacciono mai. In più, visto che una parte della Chiesa ha attaccato la saga della Rowling perché parla di magia nera(!) testi come questo sono utili (o sarebbero utili, se persone dalla mentalità così aperta si degnassero di leggerli) a far capire quanto di positivo c’è in opere di fantasia.

Chiude Marina Lenti con La fonte della Buona Sorte: un’allegoria alchemica, e devo dire che Marina non delude mai. Ai romanzi Marina aveva già dedicato l’interessantissimo L’incantesimo Harry Potter, un volume che consiglio a tutti coloro che vogliano capire un po’ meglio il genere fantasy. Sì, Marina parla di una saga specifica, ma molti degli argomenti che tratta vanno al di là di una singola opera, perché gli archetipi junghiani si trovano in Harry Potter come in un’infinità di altri romanzi e perché il modo di analizzare un testo prevede determinate operazioni che non cambiano cambiando il testo. Si può scoprire una maggiore o minore ricchezza, le varie storie possono essere più o meno belle, ma alcune caratteristiche nell’approcciarsi a loro possono arricchire la nostra lettura anche se stiamo parlando di cose che con Harry Potter c’entrano ben poco. Fra l’altro, dopo aver letto il saggio di Marina, ho sentito il bisogno di leggere anche Il mito della  nascita dell’eroe di Otto Rank, e quest’ultimo testo mi ha portata a riflettere e successivamente a scrivere un approfondimento su Rand al’Thor: http://librolandia.wordpress.com/2011/12/24/robert-jordan-e-la-nascita-del-salvatore/.

In questo caso Marina si sofferma su un racconto, e ci fa capire come, esattamente tanto quanto nelle antiche fiabe, ci siano ricchezze insospettabili a un primo sguardo, e che la narrativa per ragazzi è degna della stessa serietà e attenzione di quella per adulti.

Complessivamente un ottimo libro, incentrato su Harry Potter ma che può spingere a una riflessione più attenta sulla narrativa non solo di genere.



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