Pottersville:Tanghentopoli, parte terza: ma il cielo è sempre più blu

Creato il 06 febbraio 2011 da Ilbravo
Continua il più bello scandalo che mai una Repubblica felice abbia avuto. Quelle che il tanga... quelli che trombano... quelli che rosicano...
Una volta eravamo depressi e avevamo Tangentopoli, vi ricordate?

Ecco le immagini che dovevamo sorbirci: costui è Arnaldo Forlani, al processo era verde, giallo e bianco come un cadavere. Altri tempi. Oggi, tutto è cambiato. La nuova immagine è questa:

 Uomini dinamici, volitivi, vincenti. E noi tutti siamo felici. Senza pensieri. Sorridenti. E se proprio uno scandalo deve esserci, allora sarà un piccolo scandalo, uno scanda... letto. E lo scandaletto del momento è, per l'appunto: Tanghentopoli.
Ah, che soddisfazione! Questa sì che è vita! Vi preoccupa qualcosa? Per esempio una notizia come questa:
07/10/2009Le top 100 università al mondo. Italia esclusa.Scritto da: Alessandra Farkas alle 23:12Tags: Ivy Leaugue, Times Higher Education, università

NEW YORK – Università Ivy League addio. Nell’hit parade delle 100 migliori università del mondo compilata annualmente dal Times Higher Education scende per la prima volta il numero di quelle nordamericane (42 nel 2008; 36 nel 2009) mentre cresce la presenza delle università europee (39 sono rappresentate tra le top 100 contro 36 del 2008).

   Nel nuovo mondo globale vacilla insomma il predominio delle esclusive università nordamericane tradizionalmente elitarie della East Coast. Soltanto Harvard mantiene saldamente il primo posto, mentre Yale viene scalzata dal secondo al terzo e Princeton deve accontentarsi dell’ottavo. Ben quattro istituzioni inglesi si piazzano nella top ten: Cambridge, seconda, la University College of London, al quarto posto prima dell’ Imperial College London e Oxford (quinte ex equo). Seguono, a ruota, la University of Chicago, il Massachusetts Institute of Technology (MIT), e il California Institute of Technology (Caltech). Ma dal boom del vecchio continente, purtroppo, è completamente esclusa l’Italia. L'unica università del Bel Paese presente nelle top 200 è infatti l'Università di Bologna che si piazza al 174° posto, davanti alla Sapienza (la più grande università italiana) che è rimasta al 205°, come lo scorso anno. Dalla graduatoria emerge che la performance media delle italiane è peggiorata quest’anno, anche se Bologna e Il Politecnico di Milano hanno entrambe migliorato la propria posizione.
  
Buone notizie invece per i francesi: la prima università  specialistica di Ingegneria al mondo si conferma l’ École Normale Supérieure – Paris mentre la prima università  specialistica di Scienze Sociali ed Economiche è la London School of Economics. Bene anche l’Asia. Rispetto allo scorso anno due nuove università asiatiche si classificano tra le prime 100, per un totale di 16. (L' Università di Tokio, prima tra le nipponiche, è al 22° posto)

  Ormai giunta alla sesta edizione, la classifica pubblicata da THE – QS è usata non solo da studenti e genitori per scegliere il percorso di studio migliore, ma anche dalle aziende per identificare le università dalle quali assumere neolaureati e dagli accademici per selezionare le istituzioni dove lavorare e quelle con cui formare collaborazioni.
Le autorità italiane farebbero bene a riflettere sull'ennesima brutta figura (la graduatoria completa, che include 500 università, tra cui molte italiane, sarà disponibile a partire dalle ore 00:01 GMT del 9 ottobre all'indirizzo www.topuniversities.com.) Magari si può cercare di migliorarla prima del 2010?

Ma che vuole questa? Ma vedi d'anna'! Noi all'Università ci avemo Parentopoli. Se parla de questo e de quello. Ma che te frega. Altro scandaletto. Pensamo ad artro...

Basta ca ce sta 'o sole,
ca c'è rimasto 'o mare,
na nénna a core a core,
na canzone pe' cantá...
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto...
chi ha dato, ha dato, ha dato...
scurdámmoce 'o ppassato,
simmo 'e Napule paisá!...

Oppure c'è chi vi dice:

ITALIA

ILSOLE24ORE.COM 

Giustizia, Italia agli ultimi posti al mondo per efficienza sistema

di Beatrice Dalia

30 gennaio 2009


«Non possiamo andare avanti così ». È secco il monito del Primo presidente della Corte di cassazione, Vincenzo Carbone, che oggi nella relazione di apertura dell'anno giudiziario, nell'aula Magna del "Palazzaccio", alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, mette in evidenza come il ritardo della Giustizia italiana sia un danno per l'intero sistema-Paese. La classifica internazionale sui tempi processuali contenuta nel rapporto Doing Business che la Banca Mondiale redige per fornire indicazioni alle imprese sui Paesi in cui è più vantaggioso investire, infatti, rivela una posizione dell'Italia davvero penalizzante. Si trova al 156° posto su 181 Paesi nel Mondo quanto a efficienza della giustizia. Addirittura viene dopo Angola, Gabon, Guinea, São Tome e prima di Gibuti, Liberia, Sri Lanka, Trinidad. «La crisi della Giustizia - spiega Carbone - ha conseguenze che vanno ben al di là dei costi e degli sprechi di un servizio inefficiente e si estendono alla fiducia dei cittadini, alla credibilità delle istituzioni democratiche, allo sviluppo e alla competitività del Paese».
Persino l'elevato numero di avvocati, per Carbone, è un sintomo negativo e va capito fino a quando tale abbondanza di operatori sia necessaria a dare giuste risposte alle pretese dei cittadini e quando invece l'assenza di un numero chiuso, come avviene per altre categorie di professionisti, provochi un surplus di domanda di giustizia.
In ogni caso, una delle gravi cause di disfunzione, ad avviso del numero uno della Cassazione, è l'irrazionalità dell'attuale distribuzione delle sedi giudiziarie, che «sfugge ai più elementari principi di buona organizzazione degli uffici pubblici». In attesa di una riforma organica, urge un ripensamento in grado di abbattere gli elevati costi di gestione e il rischio paralisi nei piccoli uffici. Intanto, per esempio, si potrebbero almeno trasformare - subito - in via transitoria, i circa 60 Tribunali periferici in sezioni distaccate del Tribunale del capoluogo di Provincia. Ciò consentirebbe di conservare intatta la rete territoriale, ma di centralizzare in capo al presidente del Tribunale provinciale la gestione del personale e delle risorse, con ben maggiore efficienza e flessibilità, rendendo un servizio migliore, anche nelle stesse sedi distaccate. Considerazioni e suggerimenti "strutturali" arrivano anche dal vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Nicola Mancino. Il vertice del Csm ha messo in evidenza, in particolare, la scopertura di circa 200 posti negli uffici delle Procure e di una forte carenza del personale amministrativo e ha chiesto espressamente risposte su questo al ministro Alfano.
L'ipoteca di arretrati con cui la giustizia italiana continua a doversi confrontare è davvero gravosa. Solo nel civile, esiste un "cassetto" di oltre cinque milioni di cause giacenti. E anche nel penale la situazione è di lentezza e sovraccarico. I dati poco confortanti sono ben chiari al Guardasigilli, Angelino Alfano, che nei giorni scorsi ha presentato la tradizionale fotografia della Giustizia al Parlamento. Il ministro, nello spazio a lui riservato nel corso della cerimonia, ha sottolineato però la necessità di «un grande lavoro di squadra», perchè solo così si potranno «superare le difficoltà tecniche e anche quelle politiche». L'obiettivo del Governo è di ridare con urgenza dignità alla giustizia civile per eliminare l'enorme macigno degli arretrati e poi avviarsi a un regime di ragionevole durata che non può più attendere oltre. Per troppo tempo la giustizia civile è rimasta la "sorella povera" del sistema giudiziario a causa dello straordinario impatto mediatico esercitato sull'opinione pubblica dal processo penale. E, a questo proposito, uno dei primi obiettivi del Governo, ha spiegato, è ridare speditezza e garanzie al processo penale, «nel rispetto al contempo delle esigenze investigative e della dignità della persona, coinvolta in quella che troppo spesso diventa una gogna mediatica tanto invincibile quanto insopportabile».
Perfettamente allineato sul punto delle garanzie e della distensione di rapporti, il procuratore generale della Suprema Corte, Vitaliano Esposito, che ha lanciato la forte proposta di istituire, con un intervento normativo ad hoc, un'apposita sanzione ai magistrati per l'inserimento di estranei negli atti del processo. «È ben vero – ha osservato poi Esposito - che il conflitto tra politica e magistratura é rilevabile in qualsiasi società democratica, tanto da portare a definire questo fenomeno come espansione globale del potere giudiziario. Ma l'incontro-scontro tra il mondo giuridico e quello politico genera sconcerto nell'opinione pubblica. E la credibilità della giustizia si dissolve laddove questo scontro si incunei all'interno della stessa magistratura».
Prima dell'intervento conclusivo dell' Avvocato generale dello Stato, Oscar Fiumara, la parola è andata al presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa. Proprio l'avvocatura, consapevole della vera situazione di crisi della giustizia, è pronta ad assicurare un contributo concreto alla soluzione dei problemi, guardando con favore alla creazione degli organismi di conciliazione previsti dal provvedimento di riforma ora in discussione al Senato (As1082).

Aritanghete! Un'altra alla quale piace crogiolarsi nei problemi. Ma che t'importa! Noi abbiamo la cucina migliore del mondo, abbiamo il cielo più blu!



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