Powderfinger

Creato il 23 agosto 2010 da Faustotazzi

"Look out, Mama, there's a white boat comin' up the river" 
Giusto un accordo in Sol maggiore e la prima strofa arriva. Come la corrente di un fiume che provoca un piccolo smottamento agli argini che poi diventerà una frana. Come il proiettile che sta per vedere e non potrà fermare. Comincia così, e capisci subito come andrà a finire: male.
Bell'intuito, il cantastorie con quella sua voce nasale te lo sta dicendo chiaro che quella barca non viene a consegnare la posta, i vestiti della tintoria o il pane fresco. 
"I think you'd better call John 'cause it don't look like they're here to deliver"
E parte un riff di chitarra. Un ritornello semplice che sembra arrivare da qualche mazurchetta delle feste nei prati. Powderfinger è un pezzo semplice di voce e di chitarra, è bella così: strofa e riff, strofa e riff, e ponte con l'assolo.Young è canadese e nella sua musica ci sono prati, laghi,  brughiere e praterie; forse è per questo che piace tanto a noi topi di campagna. Viene giù naturale, scorre come il fiume. E' un racconto che finirà male ma intanto ti fa sentire bene, c'è un senso profondo di serenità in questa classica storia country and western di un giovanotto che muore. 
"Daddy's gone, my brother's out hunting in the mountains
Big John's been drinking since the river took Emmy-Lou"

Nella seconda parte la strofa va in tono minore, in si minore per la precisione, che è una chiave bellissima e triste. Il ragazzo non ha un nome, e in questo modo diventa un po' ognuno di noi, quando abbiamo vent'anni. E il buon Neil qui ci fa una mezza carneficina: Emmy-Lou se l'è presa il fiume, Big John è alcolizzato, il padre se ne è andato e il ragazzo quando ha visto la barca ha pensato bene di chiamare sua madre. Anche se si capisce che lei non lo potrà aiutare e servirà giusto a farle vedere suo figlio che muore, poveretta. Daltronde te lo dice in anticipo, niente sorprese, come in ogni tragedia che si rispetti. Siamo dei professionisti, funziona così fin dai tempi degli antichi greci: tu sai benissimo come andrà a finire e il gioco è sfogliare le pagine per arrivarci. Powderfinger è attesa, di quello che sta inevitabilmente per succedere.
"And I just turned twenty-two, I was wonderin' what to doAnd the closer they got, the more those feelings grew."
L'assolo sembra poter fermare il tempo, fermare il fiume che scorre inesorabile e porta la barca si sempre più vicina. E' un tema talmente bello che ci distrae. In fondo tutti noi vorremmo distrarci da quello che sta per accadere, illuderci che non accadrà anche se sappiamo bene che deve accadere. E' l'ultimo intervallo, l'ultimo attimo di felicità poi suona la campanella, il solito riff rientra e quelli si sono fatti ancora piuù vicini, stanno arrivando laggiù lungo il fiume.
"when the first shot hit the docks I saw it comin'Raised my rifle to my eye, never stopped to wonder why.Then I saw black and my face splashed in the sky."

Lui racconta ma è morto, racconta da morto, descrive precisamente ogni dettaglio come in una scena al rallentatore, un lungo piano-sequenza dove lui alza il fucile, la camera segue il mirino fino al battello sul fiume, dalla barca sparano la camera torna indietro con il proiettile, lo precede e torna a lui che lo vede arrivare e capisce... L'assolo ritorna, sa di umido del fiume, di puzza di bruciato e di polvere da sparo. E' il silenzio che è sceso ora sul ponte ed è il vento che passa tra le canne e nell'erba alta nei prati. La macchina da presa sale come un'anima che sale al cielo. E prega, chiede perdono per se, per la sua incoscenza e domanda riparo e protezione.


"Shelter me from the powder and the finger"
Chiede pietà per tutto quello che ha fatto e soprattutto per quello che non ha potuto fare. Come un epitaffio inciso a punta di coltello sul legno, una lapide che probabilmente non avrà mai.
"Think of me as one you'd never figured would fade away so young"
Il riff stavolta è tronco e non è un caso. La canzone finisce improvvisa. Così.
Powderfinger è una storia tragica, di quelle che ai cantastorie di frontiera piace raccontare. E' un pezzo epico, la chitarra passa tutto il tempo su quattro accordi, massimo cinque e un basso, una batteria e la seconda chitarra stanno li giusto per accompagnamento. Il riff è uno dei più semplici di tutta la storia del rock, lo so quasi fare anch'io, e l'emozione è tutta costruita nel testo. In poche frasi scorre tutta una vita, un mondo di frontiera che non esiste più, fermati nell'istante esatto in cui se ne stanno andando.
Quando la scrisse nel '75 Neil Young era un giovane cantautore canadese dai capelli lunghi che sembrava l'adesivo dell'hippy di schiena con la chitarra che si attaccava dietro alle Dyane e alle Due Cavalli all'inizio degli anni '80 (e in effetti anche lui, l'adesivo, apparteneva ormai a un mondo che stava finendo). La scrisse per il prossimo album dei Lynyrd Skynyrd e la spedì al suo amico Ronnie Van Zandt in settembre. E Ronnie volle metterci del suo: Ronnie non la incise mai perchè si schiantò in aereo un mese dopo, nell'Ottobre di quell'ormai lontano 1975. 
Peccato per Ronnie, perchè Powderfinger era un capolavoro. Infatti passerà alla storia quando due anni dopo Neil la metterà in un disco epocale - Rust Never Sleep -, partirà in tour con i suoi Crazy Horse e ne farà un classico immortale. Buon ascolto.

http://www.youtube.com/watch?v=FMvjfBdeiKw&NR=1

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