POZZALLO (rg). Il primo approdo dei migranti dove due anime si confrontano. Chi accoglie e chi chiede di arginare il fenomeno.

Creato il 11 settembre 2015 da Agipapress
POZZALLO (rg). "Loro non vogliono rimanere in Italia”. Rischiano la vita, affrontano una traversata di due giorni e mezzo in condizioni igienico sanitarie discutibili, quasi disumane, per non voler neanche diventare cittadini italiani.  “Sono scappato dalla Libia – afferma il ventiquattrenne Marouan – mi ero trasferito lì dal Marocco perché volevo lavorare ma ci hanno tolto tutto: dignità, documenti e l’unico modo per fuggire da quel posto era prendere il mare”. Inizia così l’avventura, o meglio la disavventura di un ragazzo giovane che dice di voler trovare lavoro per mantenere i fratelli all’università. Marouan è sbarcato qualche settimana fa a Pozzallo ed è attualmente ospite del CPA, il Centro di Prima Accoglienza da dove spera di prendere il volo per le grandi città del Nord Italia e poi varcarne i confini per cercare la sua fortuna altrove. Lui è arrivato su un barcone come quelli che si vedono nel cimitero dei barconi di Pozzallo, vicino alla Guardia di Finanza, esattamente dove è situato il porto turistico della cittadina siciliana. Fanno paura quei relitti. “Il buco che vedete sulla superficie della barca è quello della stiva - racconta un residente – molti di loro non arrivano vivi in Italia perché muoiono per asfissia ammassati la in fondo”. Quelle “bagnarole” così alcuni definiscono quelle carcasse, un tempo barche, sono destinate alla demolizione perché dopo due giorni e mezzo di viaggio con più di 700 persone a bordo non sono più utilizzabili. “Sono navi di produzione africana o libanese – continua il residente – chissà per quanto tempo giaceranno qui prima di essere distrutte”. I clandestini o profughi o migranti, pagano il viaggio della speranza sborsando cifre che variano a seconda del loro reddito. “Si paga dai 2000 ai 5000 euro” ci spiega Marouan che dichiara di non poterne più di rimanere al centro di accoglienza dove si sente osservato come fosse un “criminale”. “Dormiamo tutti in grossissime camerate e prendiamo le pillole per dormire perché addormentarsi naturalmente è impossibile a causa dello stress” spiega.  La vita al centro non è facile: gli immigrati vengono accolti e dotati di tutti i beni di prima necessità dopo le prime visite mediche, hanno orari da rispettare e non possono uscire la notte. Il tempo di permanenza è di circa due mesi e dopo devono necessariamente trovare una sistemazione e lasciare il posto al successivo sbarco. A Pozzallo si vedono spesso girare in gruppo, tutti con uno zainetto rosso fornito dalla Cooperativa di turno che si occupa di loro.  I cittadini del posto esprimono pareri discordanti e se ci sono pozzallesi pronti ad accoglierne sempre di più, ve ne sono altrettanti che si dicono esasperati. Non sono mancate le manifestazioni per contrastare il fenomeno immigrazione (VIDEO), accompagnate da un grido disperato per sottolineare la necessità di difendersi da persone “che non sono come noi” così come ha dichiarato a gran voce un residente durante la protesta di domenica scorsa 6 settembre, dove si denunciava una situazione ormai insostenibile a causa della presenza di stranieri non interessati a integrarsi e con una preoccupante attitudine alla sovversione e all’anarchia.  “Non ce la facciamo più – afferma Maria Borgia attivista di Forza Nuova (foto) e impegnata nel sociale – nessuno dice che bisogna chiudere gli occhi di fronte al bisogno umano ma è sicuramente un fenomeno da arginare”. Pozzallo è una cittadina in provincia di Ragusa che si regge in prevalenza sul turismo estivo e l’apertura dei CPA ha funzionato come un’arma a doppio taglio; ai danni dell’incoming da un lato,“Il turismo è diminuito notevolmente negli ultimi tempi” dichiara Maria Borgia, e a favore dell’occupazione dall’altro, “Quanta gente ha trovato lavoro grazie ai centri d’accoglienza” afferma Luigi Ammatuna sindaco di Pozzallo. (foto) I pareri sono discordanti, il movimento Forza Nuova fa un’opposizione decisa e propone la chiusura dei CPA per lanciare un chiaro segnale di dissenso: “Abbiamo l’obiettivo di bloccare gli sbarchi – puntualizza Maria Borgia – smettiamola di finire alla ribalta nazionale come punto di smistamento o di contagio di malattie. L’unico che è d’accordo è il sindaco. Pozzallo ha dovuto aumentare le tasse del 3000% per far rientrare i soldi destinati agli immigrati”. Dal 2014 sembra essersi aggiunto anche il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati, situazione che interessa l’Italia e divide ulteriormente l’opinione pubblica. “Ho fatto un esposto alla Procura per verificare chi sono e da dove arrivano - dichiara Maria Borgia – molti di loro sono stati segnalati per accattonaggio e gioco molesto; possibile che non si prendano dei provvedimenti? Chi c’è dietro? Cosa ci guadagnano le cooperative?” Differente la posizione del primo cittadino di Pozzallo, tollerante e pronto a sostenere i “viaggiatori della speranza”. “Alla signora di Forza Nuova rispondo così – afferma risoluto Luigi Ammatuna – quale genitore abbandonerebbe il figlio su un barcone, col rischio di non vederlo mai più e non sapendo neanche se giungerà vivo a destinazione? Non possiamo chiudere gli occhi, abbiamo il dovere di fare qualcosa”. Più volte il primo cittadino di Pozzallo si sarebbe rivolto al governo centrale per chiedere aiuto e portare il caso all’attenzione degli europarlamentari a Bruxelles. “Anche Renzi si sente solo quanto me nell’affrontare il problema – conclude Ammatuna – per il momento pensiamo solo a non abbandonarli, ma l’Europa deve darci una mano per non rischiare che l’Italia affondi come alcuni quei barconi”. Il Comune di Pozzallo non ha oneri nei confronti dei CPA  la cui gestione, in seguito a una convenzione con il Ministero degli interni, è affidata a più cooperative che si occupano di nutrire e vestire i gli sbarcati che dopo un primo incontro con l’Italia sognano di andare all’estero per cercare fortuna.
di Lara Morano

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