Quanto può essere costato "Pranzo di Ferragosto"? Credo poco e niente. Praticamente solo interni, neanche dieci attori tra piccoli e più sostanziali ruoli, nessuna vedette. Sforzo minimo, risultato ottimo. Al centro una piccola ed elegante sceneggiatura, firmata dal regista, Gianni Di Gregorio, alla sua prima opera di direzione (sceneggiatore comunque dei film di Matteo Garrone, qui produttore). Proprio Di Gregorio è il protagonista, solitario abitante di quell'universo parallelo che sono le grandi città il 15 agosto. Svuotate, si trasformano in luoghi mentali, onirici, rappresentazione visiva di malinconie e subconscio. Gianni è solo con l'anziana madre a casa. Per una serie di (s)fortunate coincidenze, il suo appartamento diventerà pensione per donne "mature", lasciate sole dalle rispettive famiglie. Macro problema affrontato proprio la solitudine degli anziani. Ma è nelle sfumature la carta vincente di questo piccolo film che racconta una storia, senza dire troppo. Si intuiscono tante cose, senza spiattellarle allo spettatore che riesce così ad essere più partecipe alla storia e più attento allo stato d'animo dei personaggi. Piccoli accorgimenti di regia e sceneggiatura lasciano capire molto proprio dei personaggi, il loro vissuto, i dolori e le tristezze, i caratteri. Credo sia un'ottima prova di cinema, nel senso di un pregevole modo di usare gli strumenti della Settima arte, senza avatar e colpi di scena. Un dettaglio nelle inquadrature, una frase, un'espressione saggiamente colti e resi fanno più di qualsiasi, machiavellico, stratagemma.
Quanto può essere costato "Pranzo di Ferragosto"? Credo poco e niente. Praticamente solo interni, neanche dieci attori tra piccoli e più sostanziali ruoli, nessuna vedette. Sforzo minimo, risultato ottimo. Al centro una piccola ed elegante sceneggiatura, firmata dal regista, Gianni Di Gregorio, alla sua prima opera di direzione (sceneggiatore comunque dei film di Matteo Garrone, qui produttore). Proprio Di Gregorio è il protagonista, solitario abitante di quell'universo parallelo che sono le grandi città il 15 agosto. Svuotate, si trasformano in luoghi mentali, onirici, rappresentazione visiva di malinconie e subconscio. Gianni è solo con l'anziana madre a casa. Per una serie di (s)fortunate coincidenze, il suo appartamento diventerà pensione per donne "mature", lasciate sole dalle rispettive famiglie. Macro problema affrontato proprio la solitudine degli anziani. Ma è nelle sfumature la carta vincente di questo piccolo film che racconta una storia, senza dire troppo. Si intuiscono tante cose, senza spiattellarle allo spettatore che riesce così ad essere più partecipe alla storia e più attento allo stato d'animo dei personaggi. Piccoli accorgimenti di regia e sceneggiatura lasciano capire molto proprio dei personaggi, il loro vissuto, i dolori e le tristezze, i caratteri. Credo sia un'ottima prova di cinema, nel senso di un pregevole modo di usare gli strumenti della Settima arte, senza avatar e colpi di scena. Un dettaglio nelle inquadrature, una frase, un'espressione saggiamente colti e resi fanno più di qualsiasi, machiavellico, stratagemma.
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