La scuola ancora protagonista della cronaca nazionale, peccato che giornali e telegiornali servili dimentichino sempre più spesso di citare numeri e cifre del disastro che si sta verificando. Le notizie che circolano sono quelle che poco interessano a chi vive di scuola e di precariato. Le ultime uscite del Premier e del Ministro della Pubblica istruzione però preoccupano tanto che è il caso che ognuno di noi faccia qualcosa per se e per il sistema che è allo sfascio. Da quando nel 2008 è iniziato il rovinoso taglio di cattedre, di classi e di conseguenza di docenti e personale A.T.A., la scuola pubblica è diventata oggetto di un depredamento che in confronto le orde barbariche erano poca cosa. Non si esagera affermando ciò se si pensa che nel XXI secolo è da paese incivile alimentare la precarietà e la sopravvivenza di tante famiglie ridotte senza un centesimo a fine mese. Il popolo dei precari su cui si è abbattuta la scure dei 142.000 tagli decisi dal ministero non è invisibile come qualcuno vorrebbe e soprattutto ha necessità di lavorare per dare risposte al proprio futuro e a quello dei propri figli. Noi precari non siamo figli di un Dio minore e nemmeno ci sentiamo i fratellastri della scuola privata che a quanto pare il Premier vorrebbe incentivare con un bonus speciale!
Siamo tanti e siamo preoccupati perchè costretti a vivere di stenti dopo anni di studi e con tante competenze ed esperienze alle spalle. La scuola italiana su cui si investe poco o niente rispetto agli altri Paesi europei tuttavia continua ad essere competiva, forse perchè tanti precari ogni anno con incarichi annuali o supplenze danno l'anima pur di non farla scadere. E' vero che la scuola per troppo tempo ha creato occupazione senza logiche, ma la politica attuale dei tagli indiscriminati è troppo. Ridimensionare va bene, ma non lasciare sul lastrico tanta gente. Basta farsi un bel "giro" sul web per leggere tante storie di docenti e personale A.T.A. che non ha più la possibilità di garantirsi il minimo: questi sono fatti non opinioni!Noi vogliamo solo lavorare e rifiutiamo ogni forma di assistenzialismo: niente contentino del salva-precari o progetti estemporanei con le Regioni.Siamo incazzati perchè fatichiamo, ma siamo orgogliosi delle nostre battaglie, delle nostre competenze, della nostra passione!