Come, dunque, raccontare (non excusandi, ma explicandi causa) ciò che mi ha spinto a questo silenzio prolungato? Ci siamo lasciati due mesi fa. Sicuramente qualcuno dalla mente fervida avrà capito dal mio ultimo post che il momento da molti agognato, la laurea, era per me solo questioni di giorni. Un bel venerdì 17 (sotto il segno della fortuna, oserei dire...) mi sono laureato in giurisprudenza.
"Complimenti! E ora?" Questa è stata la domanda che molti ti pongono quando finisci gli studi: vecchi e grandi, parenti e sconosciuti, sono accomunati dal voler sapere dove indirizzerai la tua attività, una volta finiti gli studi. Dove ti dirigerai, una volta terminata, diciamo, la "formalità" degli studi, considerato che per molti la tesi di laurea rappresenta appunto una formalità, la quale secondo altri si estende sino agli esami universitari stessi. A tutti non è stata data una sola risposta, ma tante diverse, fra le quali tentavo di annegare i miei dubbi e le mie indecisioni al riguardo. E allora, pensavo dentro di me, cosa fare? Iniziare subito la pratica legale? Bene, per cosa? Avvocato o magistrato? O tutte e due addirittura? Le mie certezze su una carriera in magistratura, così ferme all'inizio dell'università, sono state erose a fondo nel corso di essa.
Un Erasmus mi ha fatto capire che c'è un posto per ognuno dappertutto, non solo dall'Alpi
Eccomi, allora, mentre concorrevo a una sorta di placement post lauream, ancor prima di scrivere la tesi. Un bando creato apposta per fare felici studenti Erasmus in pensione, qualcuno potrebbe azzardare. Un'ipoteca sul dopolaurea, mi hanno detto; un'investimento, secondo altri. Non so in quale delle due fattispecie tale esperienza si stia consolidando e, a maggior ragione, non lo sapevo allora, quando non avevo la più pallida idea di dove sarei andato a finire.
Dopo diverse tribolazioni, dovute a ritardi nelle risposte e-mail, incertezze sul dove, sul quando, sul mezzo con cui andare, e anche con poche probabilità di trovare una casa, dovute al mio ritardo nella ricerca (causato, a sua volta, dal ritardo della risposta-tipo "va bene, puoi venire in Germania" circa tre settimane prima di partire), alla fine si è risolto tutto per il meglio, o quasi. Mi trovo in un istituto di ricerca in Germania e collaboro con un ricercatore, aiutandolo in un progetto di ricerca. La cosa più strana di tutto questo è che, casualmente, sono stato già qui, durante una gita di un giorno organizzata dalla scuola del corso di tedesco intensivo, prima che il vero Erasmus avesse inizio. Mi chiedevo se sarei mai tornato in questa città, ove l'atmosfera romantica, data da un castello lasciato volutamente in rovina, bisticcia con la tempra della città perennemente giovane, abitata in gran parte da studenti.
Per molti la laurea è un traguardo. Beati loro, perché hanno già le idee completamente chiare sulla carriera, sul futuro e, in ultima analisi, sulla loro vita. Mi hanno detto che il vero scopo di un viaggio non lo si comprende finché non si arriva, e forse c'è chi è già arrivato e ha già scaricato lo zaino dalle proprie spalle. Io, purtroppo o per fortuna, sto continuando a riempirlo.
Pulchra vobis
L.