Lo ha riportato qualche giorno fa Egypt Independent: nell’articolo, il giovane al-Sayyed dice anche che la scena letteraria (egiziana) è alquanto deprimente e in regressione e a fare la fortuna degli scrittori sono solo le amicizie e i rapporti con chi conta (suona familiare…?), così che alla fine uno si ritrova a scrivere per amici e parenti.
C’è da dire che al-Sayyed scrive con un linguaggio molto ricercato e zeppo di metafore, come nota Egypt Independent, ed inoltre ha sperimentato generi letterari ancora poco esplorati e poco popolari nella letteratura araba, come la fantascienza e l’horror.
Ma da qui a ritirarsi a soli 31 anni, e via Facebook, ce ne passa…
Su Literary Saloon, il blogger M.A.Orthofer riprende la notizia e ironizza sulla decisione dello scrittore egiziano, sostenendo che quest’ultimo abbia male interpretato il significato del termine scrittore. Ci sono autori che scrivono per anni, decenni, prima di venire notati da qualche editore e che nel frattempo scrivono per il piacere di farlo e per amici e parenti. Cosa c’è di male in questo? E a chi interessa questa fantomatica “scena letteraria”?
A quanto pare al protagonista di questa storia deve importare parecchio…