Premier, regole fair-play   Biglietti più cari?

Creato il 16 aprile 2013 da Mbrignolo

La notizia apparsa sul sito ufficiale della Premier League

INCHIESTE (Londra). Nonostante i diritti televisivi assicurino i maggiori introiti d’Europa e l’affluenza dei tifosi allo stadio si giochi la leadership con la Germania, l’Inghilterra soffre, specialmente in materia di inflazione dei salari e di redditività delle società di calcio. La Premier League è la punta dell’iceberg di una situazione che coinvolge grandi e piccoli club, portando il massimo campionato a evidenziare una perdita complessiva di circa 423milioni di euro nella stagione 2010-2011.
Ecco quindi che  l’assemblea della Premier League ha varato una serie di normative volte al fair-play finanziario che metteranno letteralmente “a dieta” gli stessi club, per migliorarne, appunto, la redditività ed evitare quella stessa implosione che tanto si vocifera possa verificarsi in Spagna.
Nella fattispecie, la regola più importante obbliga le società a non accumulare perdite superiori a 105 milioni di sterline in 3 anni. Nel caso questo si verificasse, i “patron”, detto all’italiana, non potranno mettere mani al portafoglio e, anzi, andranno incontro a penalizzazioni nella classifica della propria squadra.
L’obiettivo nemmeno troppo celato è quello di evitare l’esplosione di fenomeni quali Chelsea o Manchester City, giunti in brevissimo tempo ai vertici del calcio nazionale grazie agli ingenti, e istantanei, investimenti dei loro proprietari, oltre all’intento di evitare la “corsa al top-player” quando, in estate, verrà ridiscussa l’assegnazione dei diritti tivù per i quali è previsto un giro di affari elevato come mai nella storia.
Non è un caso, infatti, che i Citizens abbiano votato a sfavore della proposta (insieme a  Fulham, West Bromwich, Aston Villa, Swansea e Southampton), mentre l’astensione del Reading no ha permesso di raggiungere la “maggioranza qualificata”.
Squadre inglesi più scarse, quindi? “Non direi – afferma Richard Scudamore, amministratore delegato della Premier League – nuovi ricchi proprietari  possono ancora permettersi di rendere grande un club, a patto che non lo faccia in un breve periodo di tempo. 105 milioni di sterline – prosegue Scudamore – mi sembrano una cifra congrua per l’acquisto di grandi giocatori, l’unica differenza è che bisogna raggiungerla nell’arco di tre anni”.
L’accordo, che è ancora in fase di perfezionamento, garantisce anche una certa tutela per le piccole squadre: le nuove regole, infatti, vengono applicate a tutte le società che spendono annualmente almeno 52 milioni di sterline, una cifra solitamente inarrivabile per molte, sicuramente pe le neo-promosse.

In Inghilterra, però, non pensano sia tutto rose e fiori, anzi. Tra i tanti addetti ai lavori la preoccupazione maggiore è che siano nuovamente i tifosi a pagare dazio: per limitare le perdite, infatti, i club potrebbero decidere per un aumento dei prezzi dei tagliandi, andando nuovamente a colpire le tasche dei fedeli sostenitori d’Oltremanica i quali, visti già gli attuali prezzi, potrebbero “disinnamorarsi” dello stadio. Un rischio che sarebbe bene monitorare, dopo che i recenti episodi hanno riaperto una ferita che si credeva cicatrizzata: la violenza all’interno degli impianti.

Fair-Play finanziario o stadi stracolmi? In Germania, grazie a regole di sostenibilità e licenze accordate, è una domanda che nemmeno si pongono.


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