Premio Campiello: intervista a Giovanni Cocco

Creato il 19 giugno 2013 da Sulromanzo
Autore: Morgan PalmasMer, 19/06/2013 - 11:30

Giovanni, il tuo caso è quanto di più bello possa accadere nella complicata giungla editoriale, alcuni anni di bruciante accelerazione nella scrittura e ora finalista al Premio Campiello, come ci si sente? Quali sono le tue emozioni?

Un anno fa, di questi tempi, ricevevo un rifiuto dietro l’altro per il manoscritto de La Caduta. “Troppo complicato”, mi sentivo ripetere. “Non è ambientato in Italia”, “non è un vero romanzo”, “non è scoccata la scintilla”. Poi è arrivata Nutrimenti, che ha deciso di scommettere sul quel testo. Un mese più tardi gli editori più grandi scatenavano un’asta per acquisire i diritti di Ombre sul lago che, al contrario, era un romanzo noir di impianto decisamente più tradizionale (scritto insieme a mia moglie, Amneris Magella). Nei mesi successivi è accaduto di tutto: i diritti di Ombre sul lago, che nel frattempo è stato pubblicato da Guanda (a soli due mesi di distanza da La Caduta, credo si tratti di un record assoluto per un esordiente), venivano acquistati in Albania, Spagna, Messico, Cile, Argentina, Germania, Paesi Bassi, Polonia e Belgio, da case editrici importantissime come Rowohlt Verlag, Ambo Anthos e Editions sur le Noir. La Caduta intanto, uscito alla fine di febbraio, mieteva consensi di critica e di pubblico (siamo in seconda edizione), arrivando a totalizzare qualcosa come 50 tra recensioni e interviste. Il lavoro fatto dalla casa editrice è stato impressionante. Adesso gli editori più grandi si contendono quelle stesse cose che per 9 anni hanno regolarmente rifiutato. Che dire? È curioso.

Ti confesso – Giovanni e io non siamo amici, non ci siamo mai incontrati, ma abbiamo avuto solo qualche scambio via mail a partire dal 2009 – che il piccolo aneddoto che mi riguarda mi ha colpito, a volte si creano percorsi strani che portano a risultati dotati di bellezza, ti va di raccontare brevemente che cosa c’entro io con il tuo romanzo in cinquina?

Era l’inizio del 2009 e da tempo ero alla ricerca di un dispositivo narrativo che mi consentisse di dire più cose. Uno schema, una gabbia. L’idea era quella di un romanzo polifonico, che parlasse di tematiche come la Crisi finanziaria che stava investendo l’Europa, l’aborto, la migrazione forzata, le periferie in subbuglio, il Mediterraneo in fiamme, le catastrofi naturali e quelle dettate dal progresso tecnico-scientifico. Un giorno mi sono imbattuto in Come scrivere un romanzo in 100 giorni. L’ho letto in poche ore. Beh, quel blog offriva un metodo, una serie di indicazioni pratiche, a cominciare dal famoso spicchio posto all’inizio. Sono partito da lì. Poi, nel corso degli anni, lo schema si è modificato molte volte.

Qual è stata poi la genesi de La caduta? Quanto è durato il periodo di scrittura?

Nell’autunno del 2009 scrissi il primo racconto di quello che sarebbe poi diventato il primo capitolo de La Caduta. A quei tempi non avevo ancora ben chiaro in testa cosa volessi fare. Avevo però ben presente tutto ciò che avrei voluto evitare. La Cadutaè nato per sottrazione, per reazione eguale e contraria a tutto ciò che era stato prodotto in Italia a partire dal 1996, l’anno di Gioventù Cannibale e di Superwoobinda di Aldo Nove. Un formidabile momento di rottura degenerato poi in maniera. Volevo evitare in tutti i modi di raccontare quello che facevano tutti, la solita storiella dell’Italia di provincia in salsa generazionale e giovanilista, le mie beghe personali, le secche delle posizioni ideologiche.  All’inizio del 2010 il progetto di “Genesi” aveva assunto una forma diversa: si trattava di un grande romanzo postmoderno, con un impianto poderoso articolato in 4 sezioni, a loro volta costituite da 5 episodi ciascuna. Un’impresa titanica, per ambizioni e dimensioni. L’idea di fondo era quella di un lavoro in cui, a fronte di orizzonti di tempo e di luogo che cambiavano di episodio in episodio, la vicenda centrale rimanesse sempre la medesima: la progressione di una vita umana, dal concepimento alla morte, attraverso i 4 stadi dell’esistenza: Infanzia, Adolescenza-Gioventù, Maturità, Vecchiaia. Credo di avere scritto, lungo un arco di 30 mesi, non meno di duemila cartelle dattiloscritte, riscritte più e più volte, per un totale di dieci stesure parziali e tre definitive. Alla fine del 2011 il progetto di “Genesi” era ben avviato e comprendeva le prime due sezioni completate del testo pensato tre anni prima. La versione finale di “Genesi” (il progetto complessivo di cui La Caduta è la prima parte) prevedeva un romanzo di oltre mille pagine. Troppo per chiunque. L’incontro con l’agenzia Vicolo Cannery (e con Tommaso De Lorenzis in particolare) e Loredana Rotundo mi ha poi convinto a snellire il romanzo, a suddividerlo in 4 parti.

Perché hai scelto di conficcare la storia nella contemporaneità?

Perché non c’era, in Italia, un romanzo che raccontasse la Crisi dell’Occidente. Perché la cronaca è fonte di occasioni narrative. Perché l’ambizione era quella di dimostrare che anche in lingua italiana è possibile percorrere strade alternative.

Ci racconti il tuo rapporto con Nutrimenti, casa editrice che gode di grande stima anche presso gli addetti ai lavori?

Nutrimenti rappresenta un’eccellenza nel panorama editoriale italiano. Un catalogo di prestigio (autori come Percival Everett, Margaret Laurence e, tra gli italiani, Francesco Permunian e Filippo Tuena), un team vincente guidato da Andrea Palombi e Ada Carpi. Ho avuto la fortuna di incontrare l’interlocutore giusto, il migliore che potessi trovare, e professionalità straordinarie: un grandissimo editor, Riccardo Trani. Il miglior ufficio stampa d’Italia, quello guidato da Luigi Scaffidi. Dora di Marco ai diritti esteri, che è stata in grado di portare i diritti del romanzo nella più importante casa editrice israeliana (Keter). E poi Emmanuela Nese e tutti gli altri ragazzi della redazione. Lavorare con loro è stimolante.

Stai già lavorando a un nuovo romanzo: ci puoi dare qualche anticipazione?

Il mio prossimo romanzo verrà pubblicato da Feltrinelli (collana i Narratori) all’inizio del 2014. Si tratta di un lavoro completamente diverso dai due libri appena pubblicati. Il progetto “Genesi” continuerà con Nutrimenti (l’uscita de La Promessa, il secondo episodio, è prevista per l’autunno dello stesso anno): squadra che vince non si cambia. E di sicuro tornerà anche Stefania Valenti (il personaggio seriale della saga noir), la figura a cui sono più affezionato. Nel frattempo usciranno le traduzioni de La Caduta e di Ombre sul lago.

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