L’inchiesta è partita a seguito di un comunicato stampa diffuso da GrNet.it che ha toccato la sensibilità della brava giornalista di Repubblica che partendo dalla storia del Caporalmaggiore scandagliato l’oscuro mondo delle vaccinazioni in ambito militare.
A supportare fin dal principio lo sfortunato militare è stato l’avvocato Giorgio Carta, una vera autorità nel diritto per il comparto Sicurezza e Difesa, con la collaborazione dell’avvocato Giuseppe Piscitelli. Il giurista è riuscito a far esaminare il caso dalla Commissione d’inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito, dove Erasmo Savino era collegato in videoconferenza a causa delle sue precarie condizioni di salute. Nel corso dell’audizione, un parlamentare scosso sia dalla vicenda di Savino che da quella sui vaccini ha telefonato subito a suo figlio impegnato in Afghanistan che gli ha confermato la veridicità dei fatti esposti dal Caporalmaggiore.
A supporto della sua inchiesta, la giornalista ha intervistato numerosi medici ed esperti tra i quali il prof. Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia, in Usa, che ha espresso la sua soddisfazione: «Mi complimento con la dott.ssa Iacovella per il premio ricevuto. La sua inchiesta ha sollevato un tema importante: quello dell’abuso nella somministrazione dei vaccini in tempi troppo ravvicinati, che mi auguro non venga sottovalutato né dimenticato. Sarebbero ancora 3500 i militari ancora monitorati e circa 200 quelli morti a causa dell’uranio impoverito».
Non appena appreso dell’attribuzione del prestigioso premio giornalistico, Vittoria Iacovella ha scritto sulla sua pagina facebook: «Il pensiero va a Erasmo Savino il primo intervistato. Lui non c’è più. Si muore soli ma speriamo non ce ne siano mai più altri» – a testimonianza della grande sensibilità umana della giornalista.
GLI ALTRI PREMI
Marco Fubini e Pablo Trincia di Le Iene, Italia 1, hanno vinto il premio per la miglior inchiesta televisiva italiana (sotto 15 minuti) con “Krokodil, la droga che ti mangia”, un’inchiesta condotta in Russia, su di una nuova terribile droga in grado di distruggere la carne e i muscoli di chi la usa. Federico Ruffo e Alessandro Macina di Presa Diretta, RaiTre, hanno invece vinto il premio per la miglior inchiesta televisiva italiana sopra 15 minuti con “Ladri di calcio”, un servizio sul mondo delle scommesse clandestine e del calcio truccato.
Il premio per la miglior inchiesta televisiva internazionale è andato invece a David Thomson, Gwenlaouen Le Gouil e Nicolas Beaudry D’Asson di Arte reportage, Artè, per “The Jihad’s temptation”, un’indagine sulla situazione tunisina e sul capillare controllo del territorio da parte dei Salafiti.
Gianmarco Morosini di San Marino Tv si è aggiudicato il premio di miglior inchiesta televisiva italiane di tv locali e regionali per “L’ultimo Padrino. Nella terra di Matteo Messina Denaro”. Mentre il premio miglior servizio da Tg è andato a Marco Clementi e Paolo Carpi di Tg1, RaiUno, per “Gheddafi privato”, montato con immagini ottenute dall’ex cameraman privato del leader libico. Luca Cusani e Francesco Cannito sono stati insigniti del premio Ia Doc Rai per reportage e inchieste giornalistiche inedite grazie al loro “Il rifugio”, la storia di 116 africani in fuga dalla Libia di Gheddafi rinchiusi per tre mesi con i loro diritti, i loro sogni e le loro speranze in un albergo disabitato delle Alpi italiane.
Francesco Conversano, Nene Grignaffini e Roberto Cimatti di Dixit, Rai Storia, si sono visti assegnare il premio per la miglior fotografia – Menzione Miran Hrovatin – con il loro “Muri”. Infine il premio della critica è andato a Domenico Iannacone per “I 10 comandamenti”, programma trasmesso su Raitre. «Iaccarone – scrive la giuria – ha saputo indagare la realtà italiana con approccio inedito e folgorante».