PREMIO MILLELIRE tra le parole forti sentimenti

Creato il 11 gennaio 2014 da Kirolandia @ippokiro
autore: Andrea Alessio Cavarretta (IppoKiro) foto a corredo: Federica Flavoni (MayaKira) K-articoli Palcoscenico premio millelire
Recensioni dei corti teatrali CIPOLLE - SERENAMENTE – LE (S)CONFSSIONI Premio Millelire, quarta serata Dieci Gennaio Duemilaquattordici, Teatro Millelire – Roma
Le parole mormorate, urlate, dette con vari toni, sfumature, colori, condotte tra il cuore e la mente, spiegano, dicono e con delicatezza ed impeto raccontano sempre parte di noi. Così al TEATRO MILLELIRE di Lorenzo De Feo ed Antonio Lupi vagano le tante parole tra la sala ed il palco pronte ad essere afferrate da tutti gli intervenuti al riuscitissimo premio.
Da subito il pubblico è catturato in CIPOLLE dalla forte presenza scenica della brava Katia Nani che sola sul palco, recita il monologo ben scritto e ben diretto da Angelo Zito. Raffinata l’interpretazione e la messa in scena, curato ogni dettaglio registico del corto in cui si sviluppa la lunga durata di un’intensa attesa, una sospensione iniziata ancor  prima che il personaggio prenda parola. E’ l’aspettativa continua di un ritorno, in un pianto infinito che si tramuta ora in mare ora in pioggia, ora in quel sentimento che sta lì adagiato tra tutte quelle cipolle, tra tutte quelle erbe preparate per ogni occasione con grande amore. Un tango di sentimenti, forti, fortissimi, che segnano l’animo, che irrompono improvvisi per urlare la disperazione che non trova mai pace. Un breve teatrale ricco di immagini, descrizioni, contraddistinto dall’eleganza, una penna elevata dove forse manca un unico picco superiore che possa farondeggiare anche più forte l’animo del pubblico carpito da tanta capacità teatrale.   
Poi subito a godersi SERENAMENTE
fresco, simpatico, accattivante dialogo al tavolino di un bar della stazione. Un incontro non cercato, un
episodio in cui due diverse personalità si confrontano. Una giovane timida violista, un uomo maturo avvolto dal fumo della sua sigaretta pronto a raccontarle cosa sia la bugia, dove si nasconda la menzogna, quali siano i metodi per capire chi mente. E mentre il sapiente signore circuisce la mal capitata con tutti i suoi discorsi, lei sventurata s’arrende al potere delle parole. L’autore del corto Milo Vallone qui anche bravo interprete, leggermente stereotipato nel suo ruolo di gentleman conquistatore, segue anche una buona regia disegnando un breve teatrale contraddistinto da due chiari momenti, il primo statico, forse troppo,  ed il secondo in movimento teso ad arrivare al finale ad effetto. In questo simpatico gioco delle parti, non si lascia però spazio all’interpretazione dell’attrice Marica Cotognini, che stenta nella sua fresca e delicata recitazione a ritagliarsi, in una già difficile parte di supporto, la sua identità.
In conclusione tremano gli animi durante
LE (S)CONFESSIONI si sussulta in sala, con il fiato sospeso, sino ad esplodere in un lungo applauso per questa potente pièce ben scritta, ben diretta, ben recitata. Le menzogne, le memorie celate logorano, divorano le coscienze, per poi riaffiorare in episodi di violenze che si perpetuano in brutalità fisiche, mentali, animali. Si annientano le identità che aspettano solo di essere ritrovate, riconosciute, rievocate per tramutarsi in vendette. Misteri, paure mal celate in delitti efferati raccontati in confessioni strappate con forza prima dell’ultimo tremito. Fabio Pisano scrive un bel corto drammatico e lo dirige con maturità e cautela accompagnando con molta precisione i movimenti e le interpretazioni degli attori. Molto ben disegnate anche le luci che riescono ad evidenziare i sentimenti e le alternanze. I due attori Ciro Zangaro e Edorado Sorgente sono entrambi molto bravi, soprattutto nel non lasciarsi andare in esagerazioni, e creano una perfetta osmosi scenica dal sapore cinematografico forse un po’ troppo evidenziato in alcuni gesti. 
Quando nel teatro emozione e perfezione si uniscono si regala sempre al pubblico uno spettacolo di qualità. 
                                                                                                                  Autore: Andrea Alessio Cavarretta Foto a corredo Federica Flavoni

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