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Premio Nobel all’Unione Europea: dopo l’orgoglio, le polemiche

Creato il 16 ottobre 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

Premio Nobel all’Unione Europea: dopo l’orgoglio, le polemiche16 OTTOBRE – Il premio Nobel per la Pace, recentemente assegnato all’Unione Europea, ha suscitato un sentimento di orgoglio nei 27 Paesi membri ma, allo stesso tempo, anche una certa sorpresa e talune critiche.

Come ha affermato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, esso rappresenta “il riconoscimento delle profonde motivazioni politiche alla base della nostra Unione”. Un’occasione per sorvolare, seppur per poco, le difficoltà attuali e ripercorrere insieme i momenti più significativi del passato, quando l’Unione mosse i primi passi affinché non si ripetessero più gli orrori della guerra. Il comitato norvegese del Premio Nobel, presieduto da Thorbjoern Jagland –convinto sostenitore dell’Europa Unita-, ha attribuito l’ambito riconoscimento all’Unione scegliendola tra le 188 candidature di individui e le 42 candidature di altre organizzazioni. La ragione sta nel fatto che essa “ha contribuito per sei decenni all’avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa”. Al di là delle divisioni e delle tensioni, infatti, l’UE ha rappresentato fin dal principio un formidabile potenziale di sviluppo sociale, economico e culturale, soprattutto grazie all’accettazione, da parte degli Stati Membri, di un lungo processo di integrazione che ha richiesto a ciascuno di essi di rinunciare a una quota della propria sovranità per il bene comune.

Tuttavia; non sono mancate prese di posizione piuttosto critiche da parte di chi non ha condiviso la scelta del comitato di assegnazione del premio. A sorpresa Vaclav Klaus, presidente della Repubblica Ceca – Paese che pure fa parte dell’Unione Europea-, considera l’attribuzione del premio Nobel all’UE un tragico errore. “All’inizio avevo pensato che si trattasse di uno scherzo, di un pesce d’aprile in ritardo. Il Premio Nobel della pace non ha senso se non è concesso ad una persona concreta che abbia contribuito in maniera significativa alla costruzione della pace. Attribuire questo premio ad un’istituzione e, a maggior ragione, ad un’istituzione burocratica, rende questo riconoscimento futile”. Certo, gli si potrebbe obiettare che il premio viene attribuito all’istituzione che ricomprende migliaia di persone concrete le quali, fin dal principio, hanno lavorato per realizzare quell’ideale di unità di popoli e intenti alla base del progetto. I padri dell’Europa comunitaria Schuman, De Gasperi, Adenauer, Monnet, lo stesso Churchill con il discorso all’università di Zurigo nel 1946, dove si richiama per la prima volta la necessità di costruire una grande famiglia europea. Tutti coloro che hanno poi raccolto l’eredità di queste celebri personalità. Questa obiezione, però, non sembra aver convinto granché Klaus.

Il presidente dell’Ecuador Rafael Correa, dal canto suo, non cela di ritenere assurdo il conferimento del premio ad un apparato che, a suo avviso, è solo burocratico. Secondo il leader socialista “Ci sono delle buone cose nell’Ue, ma mi sembra assurdo concedere il premio Nobel a questa istituzione burocratica (…) Conosciamo i giochi di potere che hanno luogo a tale livello. Rispetto molto la decisione, ma non la condivido”. Il suo malumore pare essere scaturito dal fatto che il comitato norvegese del Nobel ha disdegnato di attribuire il premio al suo vicepresidente Lenin Moreno, preferendogli appunto l’Europa Unita. Con tono ironico, però, Correa ha posto una domanda assai scomoda ora per gli Stati membri dell’Unione, soprattutto per quelli che prendono parte alle missioni all’estero –tra questi anche l’Italia-: “Quale altro Paese bombarderanno adesso?”.

Il russo Alexeïi Puchkov, che presiede la Commissione affari internazionali della Duma, si è lasciato andare anche a commenti più duri. “L’attribuzione del premio all’UE punta ad apportare un sostegno politico a questa istituzione che attraversa un periodo difficile” ha detto “ Se fino a qualche tempo fa l’Unione europea offriva ancora l’esempio di un’unificazione di stati sui principi della pace e della collaborazione reciproca, oggi non sembra più convincente. I partiti nazionalisti si stanno rafforzando in tutto il continente quindi l’attribuzione di questo premio all’Unione europea suscita, a mio avviso, degli interrogativi ”.

In Gran Bretagna invece, Nigel Farage, leader anti-europeista dell’UK indipendence party (Ukip) ha sottolineato i motivi per i quali attribuire il premio all’UE é stato quantomeno azzardato: “Il progetto della moneta unica europea ha provocato ira e divisione all’interno alla comunità europea, la Spagna è sul lastrico e corre verso il precipizio del fallimento, in Grecia la situazione è anche peggiore… Insomma non passa settimana senza nuove manifestazioni di protesta nelle capitali europee contro la Commissione europea, la Banca centrale europea ed il Fondo monetario internazionale”.

Un’obiezione, quella di Farage, che non passa certo inosservata. Oggi l’Europa Unita vede centinaia di milioni di persone a rischio povertà -116 milioni, per la precisione, secondo le stime- e moltissimi disoccupati. In parte è legata ancora a interessi di parte e a nazionalismi latenti, per altro verso corre il rischio di cadere vittima di facili speculazioni. Eppure il bisogno di un’Europa Unita, fondata sui valori della solidarietà, dell’eguaglianza e della giustizia sociale è sentito oggi come in passato. Il premio Nobel, osservando la situazione attuale, sembra andare più agli intenti che ai risultati effettivi.

Silvia Dal Maso


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