Prendersela con gli specchi

Creato il 26 luglio 2012 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1


Dall’inizio del 2012, negli Stati Uniti si sono verificate 4 sparatorie, rispettivamente in North Carolina, Alabama, California e Ohio. Come spesso accade per gli eventi che si ripetono con una certa frequenza, le notizie al loro riguardo finiscono presto nel dimenticatoio; così anche di queste si è sentito parlare, relativamente, poco.Cosa caratterizza quindi la sparatoria del 20 luglio avvenuta nel cinema di Aurora (Colorado), per far sì che se ne discuta ancora a giorni di distanza e così intensamente? Il ragazzo colpevole del massacro, tale James Holmes, classe 1987, ha aperto il fuoco durante l’anteprima di un film, The Dark Knight Rises di Christopher Nolan, indossando una maschera antigas. Troppo poco? Ecco come, con qualche abile mossa, i giornali, per lo più italiani, sono riusciti a infarcire la notizia di riferimenti imprecisi e di vere e proprie insensatezze.Holmes, che pianifica la strage da tempo, prima di aprire il fuoco lancia un lacrimogeno. L’utilizzo della maschera antigas è ovviamente indispensabile, ma questa fa presto a diventare “la maschera di Bane”, e quest’ultimo “il cattivo che ha ispirato il killer” ; poco importa che il personaggio in questione la maschera la indossi per assumere la sostanza Venomol e non per proteggersi dal gas (così almeno nel fumetto, che funzione assuma nel film ancora non lo sappiamo, così come non poteva saperlo Holmes). I capelli colorati di rosso del killer diventano subito “a imitazione del personaggio del Joker” , altro antagonista di Batman che ha, però, i capelli tinti di verde; i 100mg di Vicodin assunti prima di compiere la strage diventano la sostanza “trovata nel corpo di Heat Ledger”, l’attore che interpretò il Joker con Nolan, morto ingerendo altre 6 sostanze oltre alla suddetta.Vedete, basta davvero poco. In questo modo non si ha più “Ragazzo spara su una folla”, ma si può avere “Ragazzo deviato da film violenti spara sulla folla nel tentativo di emularne il cattivo”.Oltre a tutto ciò, la stampa italiana ci ha fornito altre chicche di professionalità giornalistica: da la Repubblica che incolpa Neil Gaiman di essere “il papà di Batman” – lui che di Batman ha solo scritto una storia in due parti –  “e forse anche della follia di un fuoricorso di neuroscienze”; a Gad Lerner secondo il quale “il denominatore comune si trova nella tecnologia che rende facile perpetrare una strage”, al sito dell’Ansa che fa un elenco di “quando i film diventano realtà”, dimostrando di non saper distinguere tra la rappresentazione della violenza e la sua esaltazione.Il punto, però, è un altro. Mettiamo che Holmes si fosse presentato in quella sala cinematografica vestito come il miglior cosplayer di Bane: ciò differenzierebbe davvero questa strage da tutte le altre? Siamo davvero disposti a credere che una persona che decide di  accumulare in casa un arsenale di armi e aprire il fuoco sulla folla, non l’avrebbe fatto comunque anche senza l’eventuale “ispirazione” di un film?Davvero crediamo che siano i killer a ispirarsi ai film e non viceversa?

«I film non fanno nascere nuovi pazzi, li fanno solo diventare più creativi” diceva Billy Loomis, in Scream, perché la violenza fa parte prima di tutto della realtà umana, non di una realtà creata ex-novo e proposta sugli schermi cinematografici. Per la visione dei cosiddetti “contenuti violenti”, ricordiamolo, esistono appositi regolamenti e visti di censura attraverso i quali regolare il momento della fruizione dell’immagine; cosa che non mi risulta essere applicata ai contenuti di  giornali e telegiornali.Si dimostra così molto comodo e immediato accusare lo specchio della realtà che ripropone, piuttosto che fare i conti con la realtà stessa; e concludere questa crociata contro i film violenti con la possibile condanna a morte del ventiquattrenne.Scritto da Giulia Marxia



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