Prendi in mano il tuo libro

Creato il 06 giugno 2011 da Mdalcin @marcodalcin

La situazione degli scrittori negli ultimi vent’anni è molto cambiata, ma non soltanto per via delle nuove tecnologie; quello che è mutato è il modo in cui lo scrittore si relaziona con la società.  La scrittura di per sé è un atto solitario che prevede l’esclusione dal mondo: è necessario rinchiudersi e stare soli per molto tempo per scrivere un libro. Un tempo lo scrittore – che era tendenzialmente un intellettuale – era attivo nel mondo e una volta che aveva completato la sua opera non considerava concluso il suo compito, tutt’altro. Agiva in società, cercava altri scrittori, altri artisti con i quali scambiare idee, consigli e insieme, unito da una missione comune, cercava spazi per discutere e persone che avrebbero potuto rendere nota la sua opera. Insomma, s’immergeva nel mondo per far conoscere la propria opera, il proprio pensiero.

Gli scrittori facevano quello che si direbbe oggi,  un’azione di self marketing, costruivano un personal branding. Lo scrittore adesso, invece, si è rinchiuso in se stesso. Riduce sempre più gli spazi di socialità, di incontro con gli altri e diventa ogni giorno più passivo: scrive e spedisce il manoscritto in attesa che qualcuno lo scopra. Un’attesa a volte infinita. Spera, senza muovere un dito, che la sua opera sia scoperta da qualcuno. Magari nell’attesa continua a scrivere, sempre solo.

Credo sia necessario riscoprire la parte attiva del ruolo dello scrittore e dell’artista, in modo da rendere completa la sua figura. Ma non è molto più appagante sapere che, dopo mesi di solitudine, saranno necessari altri mesi in cui ci si scontrerà con il mondo? Uno scrittore che scrive e aspetta la chiamata, è uno scrittore dimezzato. Perché lo scrittore dovrebbe essere una persona che si muove affinché le proprie opere circolino nella società. Ed è per questo che non può aspettare che siano gli altri a decidere, ma deve essere lui, aggregandosi con altri suoi pari, a organizzare eventi, promuovere il proprio lavoro in modo originale per far si che sia l’industria culturale a venire in contatto con lui in modo nuovi e sorprendenti

Dobbiamo imparare dagli artisti del primo novecento, dagli artisti delle avanguardie: producevano manifesti e movimenti artistici senza l’autorizzazione di qualcuno. Si assumevano la responsabilità del propria produzione. Devono essere gli scrittori e i lettori a decretare la qualità e il successo di un altro scrittore, non l’industria culturale.

Che il self pubblishing sia un primo passo in questa direzione?

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