Il punto non è se sia sensato girare una fiction su questa vicenda: basta non spacciare la fiction per verità storica come ha fatto Faenza. Prendimi l’anima tradisce e falsifica la complessità del triangolo Jung - Spielrein - Freud (anche se il padre della psicoanalisi rappresenta un vertice solo fittizio) mediante una libera quanto arbitraria ricostruzione degli eventi. Trascura sfumature e dettagli, permettendosi al contrario invenzioni poco credibili: la Spielrein viene semplicisticamente presentata come vittima di Jung, dipinto alla stregua di uno sciupafemmine da strapazzo.
La rielaborazione filmica si spinge arbitrariamente molto in là, sostenendo la tesi che Jung non violò solo il codice deontologico professionale ma tenne un comportamento riprovevole nei confronti della donna, della sua famiglia, raccontando un sacco di balle pure a Freud… Insomma, spaccia per analisi storica del gossip senza troppi dati concreti. Si tratta di un errore di prospettiva, grave non soltanto perché stiamo parlando di Jung - che, come i miei venticinque lettori sanno, a me sta simpatico assai.
La verità è che tuttora ignoriamo quale tipo di rapporto vi fosse tra i due, al di là di quello strettamente professionale. La relazione sessuale non è mai stata provata e dal carteggio della donna si ricavano solo suggestioni. Chi si occupa di storia della psicologia l'ha ripreso e studiato, ma non ne ha ricavato molto. Se non che le cose dell’anima sono elusive e misteriose. Bella novità…
Prendimi l’anima, di Roberto Faenza, con Emilia Fox, Iain Glen, Craig Ferguson (Ita/Fra/GB, 2002, 90’). Domenica 5 maggio, ore 17,25, Iris Tv.