Prendimi per mano di Sarina Bowen

Creato il 11 settembre 2015 da Anncleire @anncleire

«Pubblico esigente per essere un venerdì sera.» Hartley fece un sorrisetto. «Senti, in realtà è divertente ed è un modo più tranquillo per conoscere gente. Senza offesa, Callahan, ma non è che tu esca granché.»

Per poco non mi andò di traverso il cocktail. «Hartley, se volessi essere assillata da qualcuno sulla mia vita sociale, potrei sempre chiamare mia madre.»

“Prendimi per mano” è il primo libro della serie “The Ivy Years” della statunitense Sarina Bowen, tradotto in italiano da De Agostini e uscito il 1 settembre nelle nostre librerie. Avevo l’e’book inglese da un sacco di tempo a morire nell’applicazione Kindle del mio pc, dopo averlo recuperato gratis in chissà quale giorno, di quale anno. Eppure ho deciso di leggerlo solo quando la copertina italiana ha fatto la sua comparsa davanti ai miei occhi. Non so dire per quale assurdo motivo ma me ne sono innamorata. Sapevo che l’avrei letto senza neanche approfondire la sinossi, ero vagamente cosciente di cosa andavo incontro. E devo dire che nonostante tutto mi è piaciuto, un new adult interessante e con molti spunti…

Corey Callahan non avrebbe mai immaginato di iniziare il college inchiodata su una sedia a rotelle. È bastato un attimo, un maledetto attimo, per infrangere i sogni di una vita e rovinare una promettente carriera sportiva. Corey è convinta che nessuno al mondo possa capire come si senta… Almeno finché non incontra Hartley, il ragazzo che abita nell’appartamento di fronte al suo. Hartley è bello, affascinante e gentile. E ha smesso di giocare a hockey a causa di una frattura alla gamba che lo costringe a trascorrere i pomeriggi sul divano. L’amicizia tra Corey e Hartley è immediata, una scintilla che illumina i loro cuori. E così, tra stampelle, confidenze e risate a tarda notte, Corey inizia a sentirsi di nuovo se stessa. Di nuovo felice. Come se la vita avesse finalmente ricominciato a sorriderle ora che Hartley è lì insieme a lei. Ma c’è un piccolo problema: lui è fidanzato, con una ragazza assolutamente perfetta. E Corey non vuole compiere un passo sbagliato. Perché questa volta inciampare significherebbe cadere, e non rialzarsi mai più…

Partire per andare al college non è mai facile, partire, lasciare i propri cari e i propri amici, in alcuni casi ricominciare da capo è tanto entusiasmante quanto difficoltoso. Ma quando la tua vita inizia ad essere una prigione e respirare un bisogno impellente, prendere e allontanarsi da casa può essere l’unica cosa da fare. È così per Corey, la protagonista che a pov alterni con Hartley racconta la sua avventura lontana da casa, ricostruendo, con una certa difficoltà la sua vita. Corey ha perso i suoi sogni e il suo scopo, una promettente carriera nell’hockey femminile, falciata di netto da un incidente apparentemente inoffensivo e che invece si è rivelato irreversibile. Corey ha perso l’uso delle gambe ma non la forza di rialzarsi e andare avanti. La sofferenza, strisciante e inarrestabile è ancora lì, sedimentata sotto la convinzione di poter e dover pretendere tanto da lei e dal suo recupero. Corey è una ragazza che ha perso molto, ma che non ha perso la voglia di vivere. Un messaggio che riempie le pagine e fa ben sperare in un mondo cristallizzato nella fretta, nella frammentazione dei ricordi, nella speranza di essere irrimediabilmente perfetti secondo canoni imposti e condivisi. Corey ha paura del giudizio degli altri, dalla perdita di quelle che considerava le sue certezze eppure resta uno spirito combattivo. Nonostante la ritrosia verso un mondo che si ribella al diverso e agli anticonformisti, Corey luccica con una forza misteriosa e affascinante offuscata solo dalla fatina della speranza che la incita a non arrendersi, particolare che all’ennesima comparsa mi ha fatto un po’ storcere il naso. Ma nonostante questo, la storia è assolutamente straordinaria. Certo, gli stereotipi classici della romance vecchio stile non mancano, anche se la controparte maschile, è si un po’ tardo di comprendonio *coff coff* ma per una volta non striscia da un letto a un altro chiudendosi a malapena i pantaloni. Hartley per fortuna va oltre la sedia a rotelle e le stampelle di Corey, a dimostrazione che i paraocchi si possono e si devono togliere. Hartley, un avvenente giocatore di hockey è bloccato per una brutta frattura e nell’impossibilità di muoversi e stordirsi con il gioco che tanto ama, deve fare i conti con le sue scelte e le sue paure. Un ragazzo bloccato in una relazione sentimentale che diventa quasi una prigione, con la voglia disperata di uscirne, di cambiare, ma di certo le scuse dietro cui si nasconde sono davvero ridicole e una serie di badilate sui denti non gliele toglie nessuno. Hartley è il classico tipo che ha bisogno di una scossa forte per rendersi conto di star sbagliando su tutta la linea, ma ho molto apprezzato la delicatezza con cui si rapporta a Corey, lasciandola a sfogarsi e aiutandola ad esplorare la sua nuova condizione. Tutto sommato la Bowen ha creato una storia piacevole, che invita davvero a riflettere su come ci rapportiamo agli altri.

L’ambientazione è quella tipica di un college american del Connecticut, come nel più classico degli new adult, ma ho molto apprezzato il tentativo, devo dire abbastanza riuscito, della Bowen di affrontare il problema delle infrastrutture facilitate per i diversamente abili, che sono impossibilitati a salire le scale. Insomma un’accortezza che dovrebbe essere la norma, non l’eccezione.

Il particolare da non dimenticare? Un dvd…

Una storia d’amore che affronta temi importanti, tra i canoni della romance e quel tocco di dolcezza che non manca e fa sognare. Un riscatto che è rinascita e speranza, in un mondo che dovrebbe rendere la vita più serena. Un new adult che mi ha regalato molto, affascinante e speciale, anche se costellato da qualche difetto.

Buona lettura guys!

Ringrazio immensamente De Agostini che mi ha regalato la straordinaria opportunità di leggere questo libro in anteprima in cambio della mia onesta opinione.

La serie “The Ivy Years”:

 


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