Scegli di alloggiare nel mio appartamento, digita sulla barra di google: marcellavincenzo.wordpress.com.
La rassegna è dedicata alla pesca e al pesce azzurro. “Tempu RI Capuna”, nel linguaggio colloquiale sanvitese è il tempo dell’abbondanza, la stagione propizia, il momento giusto.
Tra agosto e dicembre è il tempo in cui si pescano, per l’appunto, i caponi, conosciuti come lampughe, a ridosso della costa sanvitese, tra rituali antichi e moderne tecniche di pesca.
Un appuntamento di fine estate per riscoprire storie e leggende legate alla pesca e al mare e assaporare le delizie e i profumi del pesce azzurro.
Ai sapienti ristoratori di San Vito Lo Capo l’ultima parola, per far degustare al meglio raffinati menu tematici, rinnovando una tradizione antica e succulenta.
Il professor Giorgio Calabrese, nutrizionista e docente di scienza dell’alimentazione all’università di Piacenza, dice che «il capone è un pesce davvero sorprendente. È, tanto per cominciare, ricco di proteine al punto da potere costituire una validissima alternativa alle carni sia quelle bianche sia quelle rosse. Poi ha una carne ricca di Omega3 con un forte effetto antiossidante. Il risultato è che contribuisce a tenere sotto controllo il colesterolo cosiddetto cattivo a tutto favore di quello cosiddetto buono. E poi protegge le membrane cellulari quindi, per così dire, allunga la vita».
La rassegna è volta alla scoperta di storie e leggende legate alla pesca e al mare, ma nello stesso tempo sarà l’occasione per assaporare le delizie e i profumi del pesce azzurro: dalle sarde agli sgombri, dalla spatola all’acciuga, senza dimenticare il capone, protagonista dei tre giorni. Scenario d’eccezione sarà San Vito Lo Capo, l’affascinante cittadina marinara che si affaccia sul Tirreno con una flotta peschereccia assai attiva, composta da circa cinquanta natanti, di cui la gran parte esercita la cosiddetta “pesca artigianale”.
Il programma prevede, degustazioni di primi e secondi piatti a base di pesce azzurro.
_HSC8562_bis_TempuRiCapuna_2011 (Photo credit: Vater_Fotografo)
Il capone è conosciuto in tutto il Mediterraneo e nei mari caldi in generale, ed ha molti nomi nel resto dei porti del Mediterraneo. Gli altri nomi. Porto Empedocle: Capuni; Catania: Sfoderu; Messina: Pauni, Capuni; Siracusa: Lampuca; Trapani: Pisci capuni; Palermo: capone: Genova: Pappagallo; Terracina: Lampuga; Trieste: Lampuga, Cataluzzo; Napoli: Lampuga; Pescara: Pesce pappagallo; Monfalcone: Cataluzzo, Liba, Papagal; Sardegna: Lambuga; Ajaccio: Pisci stranieru; Taranto: Capone, Lambucha; Gallipoli: Capone; Vasto: Lecciutte; Giulianova: Pappahalle.
Il capone è un pesce di passo che vuol dire che se la fa negli spazi aperti, sempre in branco e si avvicina alla costa solo per deporre le uova. Ma le lampughe sono pesci straordinari anche in questo: hanno ritmi di crescita spaventosi e in pochi mesi raggiungono dimensioni di tutto rispetto anche perché sono pesci di una proverbiale voracità.
Si nutrono di sardine, alacci, «pesci volanti» e non sono mai sazi. Sono, per di più, molto combattivi.
Gli amanti della pesca amatoriale a traino conoscono tutte le abitudini di questa specie (comuni in questa stagione ad altre specie come i tonnetti) che è solita riposare a pelo d’acqua sotto materiali che galleggiano.
Così i pescatori gettano in mare relitti finti (u «cannarizzu» o un mazzo di foglie di palma) e poi ci ripassano accanto con le lenze a mare a una velocità non inferiore ai sei nodi, circa undici chilometri l’ora. E quando si comincia, non si finisce più: una calata e una tirata, come si suol dire.
Per ulteriori informazioni: http://www.tempuricapuna.it – http://www.comune.sanvitolocapo.tp.it
Dove alloggiare: http://www.marcellavincenzo.wordpress.com