Che durante le primarie per il PD voleva violare il patto di stabilità, la regola del 3%: “Non andiamo a Bruxelles a prendere ordini”. Ma poi non metterà mai in discussione della regola del 3%. Meglio essere prudenti in Europa. La manovra di Renzi, presentata ad ottobre, rispetta la regola e, a suo dire, è pure una manovra di crescita: ma i 18 miliardi di tagli di tasse sono solo numeri, sostiene l'ex senatore di FI Baldassarri, sono solo previsioni rispetto alla spesa dell'anno prossimo.
Con l'austerità cresce la spesa pubblica: altro che diminuzione, altra spesa da coprire con altre tasse. Padoan il ministro, conferma l'aumento della tassazione, in una audizione al Senato: crescerà fino al 43,6%, con le clausole di salvaguardia, che significa aumento dell'Iva e delle accise. Padoan però è ottimista sul futuro: lo stesso ministro che aveva sbagliato la previsione della crescita del PIL, in soli sei mesi. Perché non è facile fare le previsioni: le hanno sbagliate tutti fino ad ora, Osce, Bankitalia, BCE. Dicevano +0,7 e invece siamo a -0,4%: sono anni che le previsioni si sbagliano, ma si continua a ripetere la storiella della luce in fondo al tunnel. Grilli nel 2012 diceva che il debito sarebbe sceso nel 2015 al 110% …. Tremonti prevedeva nel 2009 0,2% di crescita, siamo andati a -5,6% Nel 2015 cresceremo di 0,6%, forse. O più probabilmente non cresceremo affatto. E sarebbe il quarto anno di seguito, una catastrofe. Dovremmo cresce di qualche punto percentuale, per uscire dalla crisi, altro che lo 0,1% che dice l'Istat. Abbiamo perso 10 punti di pile e 1 milione di posti di lavoro. Al sud ci sono più morti che nati. Ci vorrebbero forti investimenti pubblici, quelli tagliati dai governi recenti. Sono stati tagliati di 50 miliardi in questi anni: oggi solo lo Stato crea reddito e posti di lavoro. Abbiamo una classe dirigente che, per motivi ideologici, non riesce a dire più pubblico. L'intervista a Padoan: se tutti hanno sbagliato le previsioni, se ora lei dice che ci sarà la crescita, perché dovremmo crederle? “Stiamo migliorando le previsioni”, risponde il ministro. La tenuta dei conti? Esamineremo le voci della spesa, nel dettaglio, per impedire le clausole di salvaguardia e scongiurare aumenti di tasse. La pressione fiscale non si è ridotta: il ministro ha risposto che l'aumento delle tasse tiene conto delle clausole, per trasparenza. Gli economisti come Giavazzi contestano la manovra dicendo che è troppo blanda: “io non sono d'accordo con Giavazzi” - Padoan. Abbiamo tagliato le tasse in modo selettivo, abbiamo dato incentivi alle imprese per assumere. Ridiscutere il 3% per liberare risorse: lo stiamo facendo, dice Padoan. Le priorità sono crescita e investimenti in Europa. Mancano i progetti, risponde a Iacona: per la scuola, l'ambiente. “Il vero obiettivo per l'Italia è mettere il debito in un sentiero di discesa: se avessi miliardi da spendere, dove li metterei?” E sullo spread “Lo spread cala perché il mercato dice che stiamo facendo le riforme, non giuste, ma sostenibili. Allentiamo i vincoli dall'interno, senza perdere la fiducia”, conclude la prima parte dell'intervista. La strada è giusta, dice il ministro. Stretta ma giusta. Ma è una strada che sta costando tanto solo ai ceti medi e deboli. Come la flessibilità del lavoro: è una ossessione della commissione europea. Una teoria che però non ha fondamenti: a Parigi alla scuola di economia sostengono proprio il contrario. La richiesta di un mercato più flessibile è solo ideologica: l'Ocse non ha mai portato una correlazione tra regole del lavoro e occupazione. Si vuole arrivare verso una liberalizzazione del lavoro, per abbassare i salari, per attaccare i diritti e le tutele sociali. La partita è politica, dicono a Parigi. “Cominciamo a far pagare le tasse a chi non le paga”, sostengono. Queste politiche sul lavoro non stanno portando benefici. Vedremo cosa succederà in Italia. I luoghi comuni sulla Germania: il lato oscuro della locomotiva tedesca Almeno qui, la flessibilità porta a maggiore occupazione? No. Anche qui ci sono persone che non riescono a mettere assieme i soldi per il pranzo. C'è una faccia pubblica di nazione di successo, ma c'è anche una faccia nascosta, quella delle persone che non hanno da mangiare. E a Berlino ci sono centri dove distribuiscono cibo ad 1 euro: che fine ha fatto il welfare tedesco? Tutto è cambiato con le riforme di Schroeder: adesso l'assegno di disoccupazione è stato ridotto e ti arriva per meno tempo. Rischi di scivolare nel girone dell'Hartz 4. Un assegno da poche centinaia di euro, e sei costretto il lavoro che ti trovano. Anche se non riguarda il tuo campo. Se rifiuti, ti viene tolto tutto: sei sempre reperibile e devi sempre rispondere, anche per lavori di un giorno. Alle aziende va bene, perché pagano di meno i lavoratori. Con le sanzioni, sei come un recluso in casa, dice un manager che ha perso il lavoro ed è finito in Hartz 4.... Alle agenzie di lavoro non trovano posti a tempo indeterminato, stabili: ti trovano lavori per pochi mesi, dove sei costretto a viaggiare. Una delle persone finite in questo girone infernale ha raccontato la sua vita “Vivo con la paura, che il datore di lavoro mi cacci via, che mi succeda un incidente, che mi faccia male ad una partita di calcetto …” Sono 6 milioni di persone che vivono in regime Hatz 4: manodopera a basso costo senza le tutele degli altri lavoratori. Per un sussidio da 380 euro. Anche in Germania il lavoro non c'è, a parte i mini jobs. Come i lavori da 1 euro all'ora. È la riforma che piace ai datori di lavoro, come in Italia col jobs act. Si dice che la disoccupazione è scomparsa in Germania, con la flessibilità. Una deputata della Linke ha spiegato come funziona il meccanismo dei numeri: in Germania si mettono tra gli occupati quelli che sono senza lavoro, ma sono iscritti ad un job center, e anche quelli che hanno uno dei mini job. Ora si lavora le stesse ore che si avevano prima della riforma Schroeder: si sono cambiate le regole del lavoro e con un trucco si sono aumentati i numeri dell'occupazione. I poveri tra gli anziani stanno aumentando: i problemi sociali si sono spostati avanti negli anni. Nel cuore di Berlino c'è un cimitero: sono i morti della riforma del lavoro. Serve a mostrare alla gente gli effetti delle riforme sulla vita della gente. Persone che sono morte perché non potevano riscaldarsi. Morti assiderati nel parco o asfissiati da una caldaietta. E ora vorremmo portare questa riforma in Italia. E ad applaudire saranno solo quegli imprenditori che plaudono il lavoro gratis, senza tutele. Come quello di Expo per esempio. Qui la seconda parte dell'intervista al ministro Padoan.
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