68000 detenuti.
66 suicidi nel 2010, 6 in questo mese e mezzo di 2011.
Questi i numeri di un sistema che si può commentare in un solo modo. Vergogna.
Vergogna per le condizioni in cui sono detenuti dentro Poggioreale: 1300 posti ma 2800 detenuti. In due anni, 8 persone si sono sucidate qui, come Graziano Iorio.
Arrestato per 2 grammi di droga in tasca, sfuggito ai domiciliari, è stato mandato in carcere, dove ha resistito solo 40 giorni.
Perchè per un tossicodipendente non è il carcere la struttura migliore per essere curato (e infatti doveva prendere calmanti). Il padre commentava così "il sistema penitenziario lo ha ucciso".
Un sistema in cui ci sono solo 2 educatori su 350 detenuti (nel padiglione Firenze, dove si ucciso Antonio Granata). 4 psicologi per tutti i detenuti, nemmeno a tempo pieno.
Chiato che in un sistema del genere si entra colpevoli, e si esce vittime: raccontava il cappellano a Iacona come i suicidi sono solo la punta di un iceberg di un problema. Altri detenuti sono già morti dentro quando escono: perchè il carcere è oggi un sistema che schiaccia le persone, non crea sicurezza, ma delinquenza.
8, 11 persone per cella, su 3 letti a castello. Se si sta tutti in cella non si riesce a stare in piedi. solo 2 ore d'aria (e 22 ore nella cella, chiusi), perchè non c'è il personale per tenere aperte le porte delle celle.
Bagno (alla turca) e cucina dentro la stessa stanza, la possibilità di far la doccia solo 2 volte la settimana. Questa la realtà del padiglione Napoli, visistato dalla deputato Bernardini, che viola persino la legge.
Il direttore del carcere stesso, ammette l'emergenza: servirebbero più fondi, e i politici lo sanno ma scaricano i problemi su di noi. Servirebbe depenalizzare alcuni reati, come quelli legati alla tossicodipendenza (il 30% dei detenuti).
Dopo Napoli, Cagliari: il carcere manicomio.
515 detenuti (su 376 posti): di questi 202 per reati legati alla tossicodipendenza.
Dentro celle per 4,6 persone, fuori i parenti che protestano: perchè lì dentro le persone sono imbottite di psicofarmaci. Da qui si esce solo incattivito.
E' la struttura migliore per curare i problemi di droga?
Di certo il carcere non è la struttura indicata per detenere persone con problemi di mente: nella puntata si è raccontato della morte a Civitavecchia di Anna Toracchi.
Arrestata in seguito ad una rapina, è finita dentro una cella, tenuta nuda su un materasso sporco.
Aveva già tentato il suicidio una volta e nella struttura la tenevano lontano da ogni mezzo che potesse essere usato per farsi violenza.
Ma alla fine, si è uccisa lo stesso con un paio di mutandine. A quale livello di pazzia si deve arrivare per compiere un gesto simile?
Avrà mia giustizia, la famiglia di Anna, contro un ministero che si è già ritenuto non responsabile del suicidio?
A cosa è dovuto il sovraffollamento delle carceri? Alle leggi sugli stranieri immigrati, la ex Cirielli (grazie a cui i colletti bianchi possono rimanere innocenti, ma i recidivi vengono puniti), e alle leggi di constrasto alla droga (la Giovanardi Fini).
Il carcere è diventato un sistema che punisce, immigrati, i poveri (costretti a rubare per mettersi qualcosa addosso): tutte categorie che la legge relega in prigione . Prigioni che oggi stanno diventando una discarica sociale dove nascondere agli occhi della brava gente tutte le categorie di persone che non vogliamo più vedere.
Iacona ha intervistato Giuliano Pisapia, che ha parlato della proposta di riforma del codice penale, che tendeva a depenalizzare appunto tutti questi reati che la politica, sull'onda dell'emotività popolare (dare subito una risposta di pancia ai propri elettori) ha introdotto.
Caduto il governo Prodi, non se ne è fatto più nulla.
E nel Berlusconi 3, si sono introdotti (o si è tentato di introdurre) altri reati.
Perchè è più semplice nascondere in carcere, piuttosto che non ammettere i propri errori di politica.
Inoltre, anche costruire nuove strutture carcerarie può diventare un business, specie se gestito (come per gli altri appalti delle grandi opere) senza gara, senza controllo, col segreto di stato.
Chi sta costruendo il carcere di Sassari? Il gruppo Anemone. Quello della cricca.
E poi si parla di tolleranza zero, di sicurezza. L'unica cosa che c'è di sicuro, è che questo sistema rende il paese meno sicuro e meno civile.
L'articolo di presentazione della puntata di Riccardo Iacona su Il fatto di ieri:
Tutti gli “inchiestisti ” di tv e carta stampata sanno che ci sono dei lavori che ti cambiano dentro, ti fanno fare un passo avanti, ti fanno capire meglio e più in profondità come sta diventando l’Italia. Il viaggio nelle carceri italiane che vi presentiamo stasera è stato per me uno di questi lavori. Sì, avevo letto delle carceri sovraffollate, delle condizioni disumane in cui vengono tenuti i detenuti, dell’alto tasso di suicidi ed ero preparato psicologicamente a vedere di persona come sono le celle, come si vive in carcere.
Anche se una cosa è leggerlo sul giornale e un’altra è starci dentro. E mi ha turbato vedere i padiglioni di Poggioreale con le celle chiuse a chiave per 22 ore al giorno. E siccome a Poggioreale ci sono anche più di 500 definitivi, ci sono detenuti che passano anni della loro vita così, senza fare niente, senza attività di formazione, senza lavorare, in una cella che è talmente piena che tutti in piedi non si può stare, chiusi a chiave per 22 ore al giorno, persone trattate come bestie in gabbia. Sarà per questo che nelle carceri italiane si fa un consumo esagerato di psicofarmaci e calmanti. Ma quello che non ero preparato a vedere è che la maggioranza di quelli che stanno dentro sono poveri, emarginati e sofferenti.
Pensate, dei 68 mila detenuti che abbiamo il 30 per cento sono tossicodipendenti, un altro trenta per cento è fatto da stranieri e 17 mila reclusi, quasi il 20 per cento, sono sofferenti psichici. Come mai sono in carcere?
Ci sono naturalmente delle leggi che hanno contribuito a riempire le carceri di poveracci, la legge Fini-Giovanardi sulla droga, la legge sull’immigrazione Bossi-Fini e la ex Cirielli e questa sera vi spiegheremo in dettaglio perchè. Ma soprattutto c’è una enorme responsabilità politica di chi sulle politiche della sicurezza ha lucrato voti e consenso. È più facile inasprire le pene, inventare nuovi reati che fare prevenzione e cura sul territorio. Così le carceri sono diventate l’altra faccia nascosta dell’Italia, il tappeto sociale sotto il quale mettere la polvere che nessuno vuole davanti a casa propria, delle vere e proprie discariche sociali. Ma almeno funzionano?
I dati ci dicono di no. Il 67 per cento dei detenuti che passano la loro intera pena nelle celle delle nostre prigioni torna a delinquere. La missione principale, iscritta nell’articolo 27 della Costituzione e cioè che “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato” viene largamente disattesa. Ma almeno costano poco i detenuti? No, dai 120 ai 150 euro al giorno, per ognuno dei 68 mila reclusi negli istituti italiani. Molto di più di quanto costa un tossicodipendente in una comunità che riesce a curarlo. Portano tanti voti ai partiti dell’“o rd i n e ” e della “s i c u re z z a ”? Si, ma questo è anche colpa nostra.