Christine Lagarde, managing director del Fondo Monetario internazionale (imf.org)
“Forse, con la Grecia, ci siamo andati giù troppo pesanti”. Questa, in sintesi, la notizia più clamorosa riportata dal Wall Street Journal, che è riuscito a mettere le mani su un documento “strettamente riservato” che circolava tra le alte sfere del Fondo Monetario Internazionale.
Le clasuole per il salvataggio della nazione ellenica, messa in ginocchio dalla crisi del debito da ormai tre anni, furono stilate nel 2010 dalla ormai famigerata troijka (Fmi,Ue e Bce). La ricetta lacrime e sangue, tutta tagli e austerità, ha di fatto fallito la previsione degli effetti negativi sull’economia greca. E il debito greco, definito allora sostenibile, in realtà era guardato con molto, molto sospetto. Invece di tagliarlo subito, però, si scelse la via crucis della ristrutturazione e dei “paletti” da far seguire ad Atene. Forse perché alcuni paesi egemoni a livello Ue (Germania e Francia) erano molto esposti? Questo il documento non lo dice, ma molti, in passato, hanno manifestato questi dubbi.
L’unico aspetto positivo riconosciuto dal Fmi è tragicomico: sostanzialmente un effetto indiretto dato dall’intervento in Grecia a livello europeo. Un po’ come vantarsi di aver combattuto la crisi con uno spaventapasseri, scacciando i corvi del debito e del deficit. Nel frattempo, però, masse di disoccupati e pensionati dell’Ellade sono ridotte alla fame e ringraziono per la (tardiva e furtiva) ammissione del Fondo. Un riconoscimento che tuttavia, a conti fatti, non cambia la loro situazione. Anche perché di people, di persone, a ben vedere il documento del Fmi non parla. In questo, almeno, mostrando una inflessibile coerenza: l’economia sono solo numeri, le persone che in carne e ossa stannno dietro queste cifre non vengono, semplicemente, “calcolate”.