Tale scelta nasce sia dalle restrizioni che la legge 40 impone, come il divieto sulla fecondazione eterologa, sulla maternità surrogata e su altre tecniche, e sia dalla scarsa informazione sulle modifiche che sono state apportate a tale legge.
L’indagine è stata condotta su 39 centri esteri in 21 paesi europei ed extraeuropei considerando la presenza dei pazienti italiani e il tipo trattamento richiesto da questi, fecondazione omologa o eterologa.
Secondo l’indagine, nel 2011 circa 4000 coppie si sarebbero recate all’estero per sottoporsi a questi tipi di trattamenti, di cui 2000 di queste sono ricorse a un donatore esterno alla coppia, fecondazione eterologa, tipo di tecnica vietato in Italia.
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Un altro importante dato emerso, è che almeno 32 coppie italiane hanno richiesto la maternità surrogata in centri esteri, pratica per cui un’altra donna è sottoposta ai trattamenti e porta avanti la gravidanza per la coppia. Nella presentazione dell’indagine è stato segnalato come non si è a conoscenza del preciso numero di persone che abbiano fatto ricorso a questo tipo di fecondazione, poiché molte cliniche si sono limitate e fornire vaghe informazioni per tutelare i loro pazienti italiani da possibili condanne previste dalla nostra legislazione.
Le altre 2000 coppie, dai dati raccolti dall’Osservatorio, hanno scelto di recarsi in territorio estero per sottoporsi a trattamenti legali e disponibili anche in Italia. Tale decisione nasce dalla mancanza di informazioni precise sulle modifiche della normativa e sui divieti ancora in vigore.
Questa confusione e non chiarezza su ciò che è permesso in Italia secondo l’indagine sarebbe un importante motivo che spinge le coppie italiane a rivolgersi a centri che si trovano all’estero perché maggiormente disponibili ed efficienti.
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