lunedì 31 ottobre, ore 18:30
presentazione del libro di
Annarita Curcio
LE ICONE DI HIROSHIMA
Fotograie, storia e memoria (Postcart, 2011)
Annarita Curcio
Con l’autrice, interviene
Riccardo Rosati, yamatologo
s.t. foto libreria galleria
via degli ombrellari, 25 Roma (Borgo Pio)
Il recente disastro alla centrale nucleare di Fukushima rilancia con forza il dibattito sul cosiddetto “nucleare buono” e fa riemergere il ricordo di Hiroshima e Nagasaki colpite da due bombe atomiche il 6 e 9 agosto 1945.
Il saggio racconta quello che è accaduto all’indomani della fine della Guerra nel Pacifico.
Fotografi e cineoperatori raggiunsero le due città per testimoniare e documentare gli effetti disastrosi delle deflagrazioni atomiche. Ciononostante, tutto questo materiale non fu fatto vedere fino alla fine degli anni ’60.
Metri e metri di pellicole furono immediatamente spediti a Washington ed etichettati come “segreto militare”. Contestualmente furono rese pubbliche solo le immagini del fungo atomico e delle vedute aeree delle due città distrutte.
Wilfred Burchett, giornalista indipendente, fu tra i primi stranieri a raggiungere Hiroshima, il suo articolo uscì, provocando molto scompiglio, sul London Daily News, ma il suo rullino di foto scattate nella città scomparve misteriosamente; George Weller fu, invece, tra i primi a giungere a Nagasaki, il suo dossier non arriverà mai alla redazione del Chicago Daily News per il quale lavora. Al di là dell’oceano, William Laurence firma i primi comunicati stampa emessi
dal Pentagono in cui i danni ai civili vengono sminuiti.
In Giappone hanno inizio gli anni dell’occupazione militare americana che impediscono il dibattito pubblico sulle atomiche, ma danno una spinta alla ricostruzione economica.
Negli anni ’70, il Giappone è una superpotenza, ma la memoria del suo recente passato storico è compromessa dagli anni di oblio imposti dal dictat della “Realpolitik” cui il governo giapponese si è piegato senza troppi scrupoli.
Gli hibakusha, i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, costituiscono un movimento per rivendicare assistenza sociale e un’indennità, nel frattempo il Giappone si vota alla cultura della pace, di cui il Genbaku Dome diventa simbolo e icona.
NOTA BIOGRAFICA
Annarita Curcio è laureata in discipline delle arti, musica e spettacolo (Università di Roma Tre) e ha un Master of Arts in Critica Fotografica (University of Durham, Inghilterra). Lavora nel campo dell’editoria fotografica. Ha curato mostre e tenuto corsi teorico-pratici per varie scuole di fotografia e ha pubblicato saggi e interviste per numerose riviste, tra le quali: Around Photography, Fotografare, Quaderni Asiatici. Da anni si interessa del Giappone, approfondendone vari aspetti, come la cinematografia, la cultura visiva e la gastronomia.
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