Una Parigi “artistica” sconosciuta ai più – frutto di tre anni di ricerca affinché tutte le tessere del puzzle fossero trovate e messe al loro posto – palesemente lontana dalla Parigi “cartolina” di frettolosi turisti mordi-e-fuggi. Un libro, sorta di Baedeker sentimentale, di mappa topografica del cuore completa di indirizzi e stazioni di metro di riferimento, al servizio di una Parigi mitica “fiesta mobile”e di un La Rosa nostalgico “flâneur”, malinconico protagonista, che la percorre in lungo ed in largo tratteggiando con maestria una cinquantina di intensi cammei di pittori, fotografi, artisti, scrittori: il Gotha dell’Arte che tra l’800 ed il ‘900 fece di Parigi la capitale mondiale della Cultura, rendendo immortale la sua magia. Ed ecco allora un susseguirsi di luoghi che rivelano orme di “giganti” del passato: strade, piazze, persino cimiteri. Da quelli famosi di Montmartre, Montparnasse, del Père Lachaise a quello, minuscolo e pressoché ignorato dalle moltitudini, di Saint-Vincent di rue Gaulard, giusto di fronte a quel “Le Lapin Agil”, ritrovo della bohème artistica degli inizi del ‘900, dove la statua a grandezza naturale di una giovane fanciulla drappeggiata in un peplo e con una tavolozza in mano veglia sull’ultima dimora di granito rosato di un Maurice Utrillo, finalmente in pace accanto alle spoglie della moglie Lucie.
Con il cuore all’i
Amore per l’Arte…Amore per l’amato…Amore per Parigi. Così anche per l’autore, dichiarato seguace della Bellezza di cui la città è intrisa. Ed è alla Bellezza, fuggendo ventenne dalle costrizioni di un pur economicamente rassicurante posto in banca, che egli ha votato la propria esistenza. Per dedicarsi anima e corpo alla letteratura. Vivere una vita alla ricerca delle sfumature che contano. Inseguire frammenti di estasi, attimi di completezza, devastanti e folgoranti al contempo e, per ciò stesso, irrinunciabili per chi, come lui, seguendo le proprie ossessioni, ha scelto di percorrere solo strade – professionali e dell’anima – segnate dalla passione. Una scelta difficile e dall’alto prezzo che, prendendo atto di una solitudine profonda, di una malinconica consapevolezza, fa di Luigi La Rosa un personaggio dal cuore ottocentesco, quasi romanticamente byroniano, uno di quegli “uomini di vento… creature senza famiglia… senza fissa dimora, senza fisse abitudini… senza fisse entrate, null’altro di fisso che gli imperativi delle proprie passioni – delle ossessioni, quelle inguaribili – e le leggi morali sotto cui ogni mattino flettono il capo, ringraziando il cielo di esserci”.
Con Solo a Parigi e non altrove Luigi La Rosa ci fa dono non solo di una Parigi metafora di vita, ma di un romanzo dove l’Amore, assoluto protagonista declinato a più voci, è raccontato in un superbo italiano, smagliante e colto, da un talentuoso scrittore che conosce ed esibisce con generosità l’arte raffinata delle sfumature e sfaccettature linguistiche. Ovviamente, un libro da portare in valigia quando si va a Parigi; ma, nell’attesa, da tenere a portata di mano e rileggere, quando, lontano da lei, la nostalgia si fa prepotente. Perché è un libro per viaggiatori. Dell’anima.