Una recente recensione di Fabio Pozzo su La Stampa.it
L'idea di partenza di "Uomini neri", il libro di Guido Barbazza è maledettamente bella. C'è la Pacific Princess, la nave che ha ospitato il set di "Love Boat", la celebre serie tv, che rinasce. Anziché essere demolita sugli scali di un cantiere turco (come nella realtà), è ristrutturata da una società di navigazione che propone crociere in team appunto di "Love Boat", con tanto di colonna sonora italiana come sottofondo e sosia dei principali protagonisti della serie. Crociere per nuovi ricchi.
A bordo di questa nave si muovono ufficiali e sottoposti che l'autore tratteggia molto bene, così come i luoghi nei quali si muovono. Barbazza dimostra di conoscere alla perfezione la geografia di bordo, con una particolare predisposizione per gli ambienti di Macchina - spesso i meno conosciuti, perché forse meno glamour di quelli di Coperta.
I guai cominciano al largo delle coste somale, quando con un trucco la nave è attirata nella rete di un commando di pirati. Una strenua difesa, la resa. Il capo dei nuovi filibustieri sale a bordo e si impadronisce di fatto della Pacific Princess. Ma la storia non finisce qui, anzi, deve ancora cominciare. Prosegue in una tempesta, terribile (e molto ben inscenata) e con il naufragio, nonché con lo sbarco di un gruppo di sopravvissuti su un'isola sperduta. Qui, la svolta, con la scoperta di un residuato bellico, speranza di salvezza. Già, si salveranno? Il destino dei naufraghi, così come i fili del racconto, sono legati alle sorti di alcuni "uomini neri", ufficiali e sottoposti della sala macchine della Pacific Princess...
C'è molto "ferro" e mare in questo libro. Tanta azione. Fantasia.