Come sia andata cerco di non saperlo. La lezione, o giù di lì, di Schettino sulla gestione del panico è la notizia alla quale mi sottraggo in un
Non sopporto neanche l’idea che io possa scriverne. Perché in questo Paese anche il ribrezzo fa la star e dunque sarebbe bene far scendere un silenzio così spesso da oscurarne la ‘gloria’. Che poi sia colpevole e quanto non sta a me dichiararlo ma so che esiste una giustizia penale e una giustizia morale. Per la seconda, a mio umilissimo parere, sarà sempre un pessimo esempio.
Si può discutere, certo, dell’umana paura e del panico. Dell’abbandono del pericolo e dello spirito di sopravvivenza. Ecco, sarei perfino disposta a comprenderlo, il comandante che si mette in salvo prima di tutti. Chi sono io per sbandierare il coraggio da onorare anche a costo della vita? Mi sarebbe piaciuta una lezione sul terrore, sull’egoismo naturale, sull’istinto alla fuga.
L’avrei ascoltata, indulgente e commossa.
Che in fatto di vigliaccheria c’è sempre qualcosa da imparare. Soprattutto da chi vanta esperienza. La mia codarda rimozione al confronto è una leggerezza infantile. Non ho la sua marcia, lo ammetto.
7 agosto 2014 - Autore: Irene Spagnuolo