«Sospetto che niente tenga svegli la notte le diligenti emittenti radiotelevisive pubbliche quanto l'avanzata del cambiamento digitale», ha sostenuto. I nuovi attori, come Google o giganti delle tlc come British Telecom - ha proseguito - «sono riusciti a minimizzare la Bbc sia da un punto di vista delle dimensioni che del reddito. Non solo queste new entry sono grandi, ma sono anche ricche, innovative e veloci sul mercato. Ai consumatori piacciono i loro prodotti e servizi. Questo è il nuovo panorama in cui le tv pubbliche devono trovare il proprio posto, un panorama in cui le vecchie barriere all'ingresso sul mercato stanno rapidamente scomparendo». «Con l'esplosione della concorrenza - ha aggiunto il presidente della Bbc -, le entrate delle tv pubbliche si sono ridotte, talvolta drasticamente, sull'onda della crisi del debito sovrano e delle banche». «Sta ai governi agire in modo assennato», ha precisato stigmatizzando il caso della tv greca, chiusa da un giorno all'altro.
«L'indipendenza dallo Stato - ha però avvertito - è al centro della proposta di servizio pubblico e dobbiamo custodirla gelosamente. Dovrebbero farlo anche i politici, se sono seri quando parlano di libertà e democrazia». Lord Patten ha ricordato che «la Bbc resta il più fidato fornitore di notizie nel Regno Unito: quasi il 60% del pubblico indica che la Bbc è una delle fonti di cui ha più fiducia».
Non ha mancato di criticare, però, i privilegi di cui godono i dirigenti del servizio pubblico, non solo in Gran Bretagna. «Per lungo tempo la sicurezza dei finanziamenti - ha spiegato - ha creato un'elite in questo settore. Questa elite godeva, e in alcuni casi gode ancora, di un lavoro sicuro, retribuzioni elevate e pensioni generose. Chi paga il canone non si aspetta questi compensi. La Bbc ha capito e ha agito di conseguenza. Le retribuzioni dei dirigenti stanno diminuendo. I premi del direttore generale sono stati tagliati di circa il 50%. Le pensioni sono state riformate. La sanità privata è stata eliminata. Ma c'è ancora molta strada da fare. Ci sono ancora troppi manager senior, circa il 2,5% della forza lavoro, in base agli ultimi dati. Vorrei che questo dato scendesse a un più adeguato 1%, al massimo entro il 2015»