Il 2014 segna un cambio di guida alla presidenza dell’Ue. Sarà la Grecia infatti ad avere la presidenza di turno semestrale dell’Ue. Il paese che è divenuto il simbolo della crisi dell’Eurozona e della profonda depressione economia e sociale portata dalle pesanti misure di austerità imposte dalla troika, ora cercherà di portare un po’ di ordine nel semestre di guida Ue e di ridare fiato al proprio governo sempre più in crisi. Si, perché la situazione politica interna greca resta molto fragile, con l’esecutivo di Antonis Samaras sempre meno popolare e possibili elezioni anticipate già ad ottobre. Per questo Samaras punta a colpire l’opinione pubblica con un buon semestre di presidenza Ue per risollevare anche la situazione interna.
E i problemi da risolvere non mancheranno anche sul fronte europeo: dal 1 gennaio 2014, infatti, l’Europa conta sull’adesione di uno stato in più, ovvero la Lettonia, il 18esimo membro dell’Unione Europea. Un membro che, pur forte di una crescita tra le più importanti dell’Eurozona, soffre della “cura da cavallo” imposta dal premier Dombrovskis e porterà con sé inevitabilmente un aumento interno dei costi e un rischio inflazione crescente.
Oltre a questo, il 31 dicembre scadono le limitazioni, ancora in vigore in paesi europei come Gran Bretagna, Francia, Germania, Austria e Olanda, per la libera circolazione dei lavoratori di Romania e Bulgaria. In Italia questa limitazione è caduta già da due anni.
Atene punta anche ad un contenimento dei costi reale e contemporaneamente d’immagine, annunciando quella che sarà probabilmente la presidenza dell’Ue più low budget della storia dell’organismo sovranazionale, con un budget stimanti attorno ai 50 milioni di euro per le 14o riunioni dell’Eurozona, che si terranno tutte nello stesso edificio ad Atene. Addio anche ai benefit e agli omaggi per le delegazioni dei singoli paesi, che riceveranno in dotazione solo “carta e penna”, mentre i lavori verrano gestiti direttamente da 130 funzionari del ministero degli esteri.