Presse per panni e fazzoletti

Creato il 16 maggio 2011 da Mauser @Mauser89
Le mie reali intenzioni, lo confesso, erano quelle di racchiudere in un unico post tutti i metodi di stiratura alternativi al ferro da stiro che abbiamo incontrato in precedenza, ma stra da facendo mi sono ahimè accorta che sarebbe stato davvero troppo complesso e superficiale elencarli tutti insieme, non ne avrei approfondito alcuno e anche il corredo fotografico sarebbe stato scarso e poco affascinante, e voi sapete quanto tengo a queste cose!
Così ho deciso di scrivere un post a parte su questo argomento: presse per il bucato.
Perchè parlare di questo? E perchè esistevano questi sistemi quando si aveva già il ferro?
È da premette che il ferro da stiro fu sì un'invenzione antica, ma inadeguata ad alcuni tipi di biancheria, insomma non lo si poteva usare su a tutti i tipi di panni, esisteva una diversificazione importante a seconda della biancheria e di chi la adoperava ed è proprio da questa diversificazione che nascono le presse per il bucato.
La storia ci tramanda che questi congegni meccanici erano in uso fin dal Medioevo, in dotazione solo alle famiglie più ricche o ai castelli più abbienti, anche perchè essendo tanto elaborati per l'epoca, erano molto costosi; nel Seicento ebbero un nuovo periodo di furore e continuarono ad essere adoperati fino al Novecento, ancora oggi probabilmente si otterrebbe un risultato migliore che piegando il tutto e poi stirandolo, non è detto che nei grandi alberghi non usino qualcosa di analogo, ma non avendo mai lavorato in una lavanderia o nei bassi di un hotel a 5 stelle, non saprei dire.
Motivazioni socio-antropologiche
Quello della pressatura dei panni era un sistema sviluppato appositamente per quel tipo di bucato di grandi dimensioni che di solito crea non prochi problemi agli utilizzatori del ferro, principalmente per tutto il tessuto da gestire, quando infatti si stira un lenzuolo o una tenda in casa, si finisce inevitabilmente per avere il telo da tutte le parti che cade dall'asse o dal tavolo e col ferro, di grandezze relativamente piccole rispetto alla superficie da coprire, è estremamente difficoltoso non dimenticarsi di tutti i punti intermedi: insomma, alla fine del lavoro bisogna ricominciare.

La strada più veloce, sotengono le casalinghe, è quella di piegare preventivamente il telo e solo quando si ha a che fare con una dimensione accettabile si parte con la piastra calda: suppergiù è lo stesso procedimento che si usava con la pressa, lenzuola, tende, copriletti, tovaglie, arazzi e qualsiasi tipo di biancheria da casa di grandi dimensioni (penso ai teli dei baldacchini, ai tendoni estivi delle feste in giardino, alle mantovane, ecc) era preventivamente piegata dal personale di lavanderia e poi, ottenuto un risultato accettabile della dimensione trasportabile, questi era pressato nella macchina che adesso andremo a vedere.
La piegatura non era un'operazione secondaria, infatti dalla perfetta disposizione sotto pressa del bucato derivava l'efficacia del procedimento, non si trattava quindi di un'operazione secondaria o fatta alla meglio, ma eseguta con cura e attenzione dal personale.
Struttura della pressa per i panni
La pressatura dei panni era eseguita nello stesso modo in cui si poteva pressare il legno o il metallo: i panni venivano disposti in una pila ordinata e successivamente compressi con forza tramite un sistema a vite che spingeva una tavola superiore contro quella fissa che fungeva da ripiano; a volte la parte soprastante era a sua vola appresantita, per esempio fabbricata di legno compatto e pieno, per esercitare maggior forza ed ottenere un risultato più efficace in meno tempo.
L'intero meccanismo era montato in una struttura simile ad una specie di credenza o mobile, sia nella versione a vista che in quella con ante, dove l'intero sistema era nascosto dietro due ante che facevano assomigliare il tutto ad un armadio. Questo mobile così costituito fungeva anche da pezzo da arredamento dell'area della servitù, insomma, si univa l'utile al bello e spero che dalle immagini che ho inserito traspaia la raffinatezza di questi strumenti, in particolare sottolineo il pezzo indiano realizzato in legno di rosa con intarsi d'avorio, un mobile di metà Ottocento che sembra quasi più pregiato di quelli che dovevano essere nelle camere dei padroni.
A seconda del tipo di biancheria, ritroviamo due tipologie di presse, la prima, definita linen press era destinata ai grandi capi di forma definita (linen=biancheria da casa, dal fatto che fosse principalmente realizzata in lino o cotone), il piano di appoggio e la tavola pressante erano grandi fino ad 1m o 1,5m e la pressione esercitata era grandissima, i panni erano impilati uno sull'altro e lasciati in posa per diverso tempo, in modo che la forma fosse correttamente impressa nel telo. Il congegno sfruttava il fatto che lenzuola e biancheria erano impilate a più per volta, in questo modo, anche esercitando pressione solo alle estremità, i teli nel mezzo sarebbero rimasti appiattiti dal peso esercitato da quelli sopra, a loro volta compressi, un sistema molto furbo per evitare di sforzare eccessivamente gli ingranaggi, rischiando di rovinarli, quando non se ne aveva la necessità.
Il secondo tipo di pressa veniva denominata napkin press ed era usata per la piccola biancheria (napkin=fazzoletto), vale a dire tovagliette, fazzoletti, centrini, ecc. In questo caso era la parte soprastante ad essere molto pesante, in quanto non si poteva sfruttare l'intero gruppo come accadeva nella linen press normale, qui semplicemente si pigiava con forza, fissando il meccanismo, e si lasciava il fazzoletto desiderato in posa per un lungo periodo. A differenza della "sorella maggiore", la napkin press poteva avere dimensioni ridotte ed essere meno ingombrante.
I panni venivano lasciati sotto pressione anche per molto tempo, in quanto dovevano acquisire la piega perfetta, dopodichè erano riposti nelle madie e nei ripostigli della biancheria con ordine e accuratezza; con case tanto grande personale tanto numeroso era evidente che i lavori andavano fatti bene e l'ambiente doveva essere ordinato, altrimenti nessuno sarebbe stato in grado di ritrovare gli oggetti necessari, intaccando l'impeccabile meccanismo su cui si basavano i compiti della servitù.
L'organizzazione della casa e dei suoi minimi indispensabili ritengo che sia materia che vada insegnata a scuola anche ai giorni nostri insieme all'informatica e non più solo alle femmine, come accadeva nel dopoguerra, ma anche agli uomini, che sempre più spesso si ritrovano ad abitare da soli e a fare ricorso a mammà quando hanno a che fare con i problemi domestici. Nel film Appuntamento sotto il letto con Henry Fonda e Lucille Ball potrete trovare valido materiale di studio, altro che Mrs Beeton!
Riferimenti letterari
Nel libro Shirley scritto da Charlotte Bronte, la stessa di Jane Eyre, queste presse per il bucato vengono nominate dalla protagonista, che insieme alla mdre discute delle faccende domestiche, ecco il passaggio ritrovato dalla mia vecchia versione inglese, edizione Birilli, quindi praticamente preistorica...
Right, mother! And if my Master has given me ten talents, my duty is to trade with them, and make them ten talents more. Not in the dust of household drawers shall the coin be interred. I will not deposit it in a broken-spouted tea-pot, and shut it up in a china-closet among tea-things. I will not commit it to your work-table to be smothered in piles of woolen hose. I will not prison it in the linen pressto find shrouds among the sheets: and least of all, mother' - (she got up from the floor) - 'least of all will I hide it in a tureen of cold potatoes, to be ranged with bread, butter, pastry, and ham on the shelves of the larder.
Charlotte Bronte, Shirley

Purtroppo il materiale in circolazione è poco e non ci sono libri sull'argomento, ma spero che la mia ricerca sia stata sufficiente per aprire le porte del magnifico mondo delle massaie di una volta.
Baci a tutti e alla prossima occasione

Mauser

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