Il Presidente Mario Draghi, al termine della riunione del 3 luglio, ha annunciato un piano di prestiti Bce alle banche, ma con il vincolo di destinazione a favore di famiglie e imprese.
La condizione vincolante è stata precisata e imposta affinchè non si possa ripetere quello che è successo nelle due precedenti operazioni di rifinanziamento di dicembre 2011 (489 miliardi) e di febbraio 2012 (530 miliardi), quando le banche, anzichè utilizzare i soldi per finanziare famiglie e imprese, immobilizzate dalla crisi di liquidità dovuta alla recessione, li impiegarono per effettuare altri tipi di investimenti finanziari, come l’acquisto di titoli di Stato. Con questa terza tranche di prestiti Bce si vogliono stabilire condizioni precise che, se non rispettate dalle banche, le stesse dovranno restituire i fondi ricevuti entro il 2016.
Le operazioni saranno concretizzate il 18 settembre e l’11 dicembre prossimi. Proseguiranno con altri quattro finanziamenti nel 2015 e poi a marzo e giugno del 2016. Per cui le banche riceveranno nei prossimi due anni delle iniezioni di liquidità per essere impiegate esclusivamente per favorire l’accesso al credito alle categorie più danneggiate dalla crisi recessiva, cioè famiglie e imprese.
Dunque, quello dei prestiti Bce è un segnale molto forte a favore della crescita economica europea, un’ulteriore boccata di ossigeno per tentare di favorire i consumi ed il lavoro, sostenendo il credito bancario a favore dell’economia reale.
Buoni auspici si prospettano anche in virtù del fatto che l’Italia ha iniziato proprio il 1 luglio il semestre di presidenza dell’Unione Europea con il programma enunciato dal Premier Renzi. Si attendono perciò le mosse e le strategie della Bce per poter risolvere i problemi legati alla bassa inflazione ed alla disoccupazione, con programmi indirizzati ad avviare un processo di crescita per uscire da una crisi che ormai dura da sei anni.