Presto sulle tavole le mele della Valle della Cupa?
Creato il 23 agosto 2015 da Antoniobruno5
Le mele sono frutti conosciuti da tempi remotissimi. Resti fossili di spicchi di mele
carbonizzati sono stati trovati in siti archeologici neolitici nell'Europa Centrale. Alcune
recenti spedizioni hanno rinvenuto resti di alberi di melo negli scavi di Jerico, nella valle
del Giordano, databili attorno al 6500 a.C.
La patria natale del melo sono i monti dell’ Asia centrale, l'odierno Kazakistan ed
attraverso il Medio Oriente, la mela giunse in Egitto, in Grecia e in Italia, dove i Romani la
coltivarono diffusamente, come è testimoniato dalla letteratura e dall'arte di quell’epoca.
Durante il Medioevo, il melo venne coltivato negli orti e nei giardini di conventi ed abbazie
dove i monaci selezionarono molte varietà, mentre al di fuori di questi luoghi le mele erano
coltivate dai contadini in piccoli appezzamenti per il loro consumo diretto.
A partire dal diciottesimo secolo la melicoltura in Italia inizia ad assumere una dimensione
transnazionale, stimolata soprattutto dall'introduzione di sementi che provenivano degli
altri Paesi europei. In Italia il completo passaggio della coltura delle mele da autoconsumo
a florida attività produttiva e commerciale avviene durante il corso del
diciannovesimo secolo, durante il quale il frutto viene prodotto nei territori maggiormente
vocati e viene esportato in tutta Europa.
La pianta del melo, grazie alla sua rusticità, alla sua capacità di adattamento ai climi più
estremi ed allo scarso fabbisogno di acqua e di elementi nutritivi, si è diffusa nella fascia
temperata dei continenti di tutto il mondo. I migliori climi sono comunque quelli temperati
freschi, quali quelli dell'Europa Centrale e delle aree pedemontane e montane, fino a
un'altezza di 1.400 metri sul livello del mare. Attualmente la coltivazione del melo è
praticata principalmente in Europa, che concorre per oltre il 40% della produzione
mondiale. In Italia le mele sono coltivate soprattutto nelle regioni del Nord, in particolare
nel Trentino-Alto Adige e in Lombardia.
Il melo è stato oggetto di una lunga opera di selezione, che ha permesso di migliorarne
notevolmente le caratteristiche originarie di produttività, di qualità e di conservabilità dei
frutti. L'attuale standard varietale del melo è costituito in prevalenza da cultivar
relativamente nuove, introdotte in larga scala da una trentina d'anni, ma da un po’ di
tempo si sta cercando di recuperare in numerose nicchie territoriali il patrimonio genetico
delle varietà antiche, quelle coltivate nei secoli XVIII e XIX, che hanno la particolarità di
essere molto rustiche, cioè poco soggette ad attacchi parassitari, poco sensibili al freddo,
produttive, ed in molti casi, anche esteticamente attraenti.