Uno ha la sfortuna di farsi gran parte dell’adolescenza da single. Così mentre i tuoi coetanei sono occupati a fare cose sane (come il cinghialare con le loro dolci metà, ad esempio) tu passi la tua esistenza a guardare film e leggere. Perché dato che la ragazza non ce l’hai e nessuna sembra sfangarti di brutto - cosa alla quale il look da metallaro aveva contribuito, ammetto - almeno proviamo a farci un cultura. Poi accade che trovi quella che va oltre l’aspetto da delinquente e si fa colpire dai tuoi interessi e scocca la scintilla, ti fidanzi e l’era della singletudine finisce. Ma non tieni conto di una cosa... cosa comporta l’essere fidanzati? Una serie di cose che da single potevi benissimo risparmiarti, fra i quali dover accontentare anche i voleri altrui. E così, dopo che ci siamo visti un sacco di film che voglio io e che lei non ha gradito, se ne esce con una proposta altamente indecente. E non nel senso buono. Dato che abbiamo gusti altamente diversi in quasi tutto, mi sarei dovuto sforzare di seguire almeno una serie-tv che voleva lei, dato che lei si è vista la prima di Game of thronescontrovoglia, in modo da poterne parlare insieme. E così, fra le varie opzioni propostemi, la scelta è capitata su questa Pretty Little Liars... e porcammerda, lo sapevo che dovevo scegliere Outlander!
Spencer, Aria, Alyson, Hanna e Emily sono cinque BFF. Quando però Alison, la loro ape regina, scompare per nulla, il gruppo si sgretola. Avranno modo di riunirsi un anno dopo, proprio in concomitanza col ritrovo del cadavere dell’amica scomparsa. Ma non possono stare tranquille, perché subito dopo il funerale un anonimo informatore che si firma come A comincia a messaggiarle, dimostrando di conoscere tutti i loro segreti. Chi è questo A e perché sembra così strettamente collegato con Alison?Non appena ho iniziato a guardare la terza puntata di questa serie-tv ho cominciato a sentire una strana eco. Era una vocetta soffusa, appena percettibile, che però mano a mano che passavano i minuti ha cominciato a farsi sempre più forte. Poi, finita la quarta puntata, ciò che quella voce voleva dirmi era chiaro. Una sola, singola parola, gridata con innaturale foga. Gay. Perché è vero, un po’ gay - o meglio, ghei, perché nell’essere omosessuale non ci trovo nulla di male, sia chiaro - cominciavo a sentirmi mentre mi facevo una puntata dietro l’altra. Perché da una parte volevo che il primo step di questo strazio finisse al più presto, dall’altra invece c’era la vicenda che aveva iniziato vagamente a prendermi. E sono sincero, Pretty Little Liars dopo un inizio non molto convincente mi ha incuriosito e ancora adesso mentre scrivo sono ancora vagamente interessato a scoprire chi diamine sia questa (o questo) A. tutto questo comunque nei suoi limiti perché, pur essendo un qualcosa di vagamente dignitoso, rimane ancorato a una fascia di pubblico molto iconica: quella delle ragazzine, che probabilmente hanno la medesima età delle protagoniste - quindi intorno ai sedici anni. Se non altro in alcuni punti cerca di alzare vagamente il livello, ma rimane comunque lo scotto del target di riferimento che toglie molta credibilità al tutto. Questo è il primo dei molti demeriti della serie, che comunque affronta anche dei temi interessanti come l’integrazione e l’omosessualità, che forse avrebbero meritato un trattamento più serio e ampio, ma che comunque gli danno una certa coerenza e senso d’essere. Eppure c’è sempre quel labile e voluto confine che gli autori sembrano palesarti in ogni inquadratura e discorso. Che poi sia chiaro, io non ho nulla contro serie di questo tipo, anzi, il pubblico è formato da una moltitudine diversa di spettatori e ognuna di esse va accontentata, però rimango dell’idea che un buon prodotto possa essere ugualmente godibile da tutti. Mi viene da pensare, ad esempio, ai primi film di Harry Potter, che erano specificatamente indirizzati a un pubblico di bambini ma che avevano al proprio interno una serie di elementi in grado di fare una certa presa anche sugli adulti. Insomma, ci siamo capiti... la serie ha i suoi limiti, com’è naturale che sia, ma non fa nulla per poterli superare o renderli di interesse più vasto. Coloro che quindi hanno superato l’adolescenza da un po’ avranno modo di sentirsi vagamente fuori posto in più di un episodio, mentre i maschi come me sentiranno quella strana vocetta di cui sopra. Una vocina che si fa sempre più agghiacciante e prepotente mano a mano che vai avanti con la storia, perché nonostante si parli di beghe amorose e di shopping quello di A è un mistero accattivante, se preso per quello che è. E se si lascia stare una direzione abbastanza alla minchia di canide che rende certe situazioni non solo artefatte, ma addirittura poco plausibili o di credibilità nulla. Buono invece il messaggio che si vuole lasciare fra le righe, ovvero che tutti hanno un segreto da nascondere. Perché è proprio su questo che fa perno la serie, sui segreti, e bene o male tutti ne custodiamo qualcuno. E soprattutto nelle piccole città come quella in cui è ambientata la serie, dopo il pettegolezzo la fa da padrone e bisogna stare sempre attenti a come ci si comporta - lo dico perché io vivo in un paesotto simile. Insomma, questa prima stagione non mi avrò convinto a leggermi anche i libri da cui è tratta, ma se non altro credo proprio che proseguirò con la visione...... anche se la cosa è da attribuirsi maggiormente alla 'costrizione coniugale', perché se dipendesse da me tornerei dai miei gangster e agli intrighi di corte.Voto: ★★ ½