Prevenire è meglio che curare

Creato il 08 ottobre 2010 da Simone D'Angelo @SimonDangel

Nuovo mammografo digitale alla LILT di Vicenza

È entrata in vigore una mozione, fortemente voluta dall’associazione Salute Donna, che classifica il tumore al seno come una patologia sociale e considera il contrasto della malattia come una priorità per la salute pubblica, attraverso il monitoraggio continuo dei programmi di screening al seno su tutto il territorio nazionale e premiando le regioni che mettono in campo i più efficaci programmi di diagnosi precoce del tumore.

Salute Donna onlus, che da anni è impegnata con la campagna “Breast Friends for life” nell’informazione sul tumore al seno e nella sensibilizzazione delle donne circa l’importanza della diagnosi precoce, «è orgogliosa che la mozione sia stata approvata all’unanimità da parte del Parlamento, perchè è il frutto del lavoro e dell’impegno profusi in questi anni e perchè è la dimostrazione che davanti ad argomenti così importanti non esistono schieramenti politici», afferma Annamaria Mancuso, presidente dell’associazione.

«Questa mozione rappresenta solo un primo obiettivo», dichiara Mancuso. «Ora i traguardi futuri sono connessi all’attuazione in tutte le regioni italiane di programmi di screening effettivamente efficaci, per consentire a tutte le donne le stesse possibilità di prevenire e affrontare in tempo la malattia».

La fotografia delle diagnosi per il tumore alla mammella in Italia è stata purtroppo fino a questo momento in bianco e nero. Permane, infatti, un forte squilibrio tra Nord e Centro da un lato e il Sud dall’altro. Mentre nelle prime due macroaree le donne che si sottopongono ai controlli sono tra il 70% e l’82%, nelle regioni meridionali tale indicatore supera di poco il 27%.

Lo screening mammografico rappresenta, invece, un’utile mezzo per la riduzione del rischio di mortalità da questa malattia. Il cancro al seno, il tumore femminile più diffuso, fa registrare ogni anno circa 38 mila nuovi casi, di cui il 30% prima dei 50 anni, il 45% fra 50 e 70 e il 25% dopo i 70 anni, che si aggiungono alle oltre 450 mila donne che attualmente convivono con la malattia. L’incidenza è in crescita: 1 donna su 8 è destinata a sviluppare questa neoplasia.