Origine: UK, Francia
Anno: 2014
Durata: 119'
La trama (con parole mie): siamo nella Londra della lotta per i diritti dell'era tatcheriana, e Joe, giovane aspirante fotografo chiuso dalla famiglia incontra Mark, attivista più che emancipato pronto a lottare con tutte le forze per esprimere se stesso e la sua libertà. Assieme a lui e ad un ristretto gruppo di compagni di manifestazione fonderanno un movimento che finirà per diventare uno degli sponsor più importanti della lotta del Sindacato dei minatori, legandosi ad una comunità gallese che sulla carta non ha nulla a che spartire con gay, lesbiche ed alternativi assortiti.
Al primo incontro tra i due gruppi, le differenze e gli ostacoli da superare parranno insormontabili, ma un passo dopo l'altro l'aggregazione e l'umanità finiranno per dare vita ad una delle realtà più intense ed efficaci di un'era senza dubbio difficile per tutto quello che riguardava i diritti civili.
Il mio primo contatto con il mondo gay - anche se suona davvero brutto, scritto in questo modo - risale all'estate del novantanove, quando iniziavo l'esperienza all'interno dello storico Virgin Megastore di Piazza Duomo, a Milano.
Fabio, che ancora oggi è uno dei miei più cari amici, allora non viveva qui sotto la Madunina, e dopo esserci incrociati per caso alle visite mediche, dopo il primo giorno di lavoro propose un brindisi a me e a Giorgia, che con noi aveva condiviso quel momento "storico": eravamo tre più o meno ventenni che ancora non sapevano che cosa avrebbero fatto della loro vita, e nel mio caso di un ragazzino che ancora ragionava con una mentalità da quartiere, pur non celando per nulla la volontà di cercare qualcosa oltre, che fossero i confini italiani o in generale della vita di tutti i giorni.
Rimasti soli, Fabio, di punto in bianco, se ne uscì dicendo: "Mi sembri uno che gira per locali, non è che per caso conosci qualche posto figo a Milano, non necessariamente per eterosessuali?", così a freddo che quasi pensai di aver sentito male.
Fino a quel momento, almeno che io sapessi, non avevo mai avuto un confronto così diretto con il concetto di gay, e rimasi più perplesso che altro, fino a quando tutto passò dall'imbarazzo alla condivisione ed allo scherzo: proprio negli anni di Virgin, ad un concerto degli Interpol, ricevetti anche la prima dichiarazione di un altro collega nel frattempo aggiuntosi alla brigata, ed imparai a conoscere da vicino una realtà che, ai tempi in cui andavo a scuola, era considerata distante anni luce dalla vita di tutti i giorni.
Fortunatamente, le epoche segnano il passo ed anche la società - pur se con molte difficoltà - finisce per cambiare ed evolversi: questi cambiamenti, costruiti nel molto piccolo dei rapporti tra persone - probabilmente, se avessi risposto a Fabio in maniera offensiva, le cose sarebbero state molto diverse e più povere, per me come per lui - e nel molto grande da tutti i coraggiosi che si sono battuti per essere quello che sono vengono portati sullo schermo con un cuore grandissimo da Matthew Warchus, che pur sfruttando un modello piuttosto furbo e convenzionale regala allo spettatore una pellicola genuina, sincera, toccante e divertente, interpretata da un gruppo di attori affiatato ed impreziosita da un contesto storico cui, nonostante sia dichiaratamente più "americano" che "british", sono molto legato, ovvero quello delle lotte di classe dell'epoca tatcheriana, forse una delle più buie vissute dai nostri amici anglosassoni.
Pride racconta, ispirandosi ad una storia vera, la formazione di un movimento che riuscì a costruire un legame tra i più improbabili che allora - ma anche oggi, in una certa misura - si potrebbero immaginare: quello tra un gruppo di giovani attivisti gay - e lesbiche - e di una piccola comunità di minatori gallesi che, con ogni probabilità, non avevano mai lasciato il loro paese in tutta la vita, abituati ad una routine di lavoro e sociale che non andava oltre il matrimonio e la birra: il bello è che da confronti come questo, e dal confronto con chi è diverso, per esperienze, inclinazioni e passioni, da noi, si finisce sempre per arricchire il bagaglio che ci portiamo dietro nella nostra vita di viaggiatori e soprattutto di uomini e donne liberi.
MrFord
"If I should fall from grace with god
where no doctor can relieve me
if I'm buried 'neath the sod
and still the angels won't receive me."The Pogues - "If I should fall from grace with God" -