Non è strano che, in queste condizioni, il Pd non partecipi ufficialmente al corteo: fra i tanti esaltati, in quel partito c’è ancora qualcuno che tenta di ragionare. Tuttavia, se manca la sottoscrizione ufficiale, non per questo mancano coloro che vogliono segnalare il loro paleocomunismo utopistico: orgogliosamente presenti Matteo Orfini, Sergio Cofferati, Fabrizio Barca, il disoccupato Ingroia e Paolo Ferrero. Quest’ultimo ha anche detto queste alate parole: “Qui c'è il popolo che vuole cambiare e lo ha chiesto anche alle elezioni, ma il Pd sta impedendo questo cambiamento assieme al Pdl”. Quale cambiamento, per fare che cosa, con quali costi, con quali finanziamenti? Ferrero non l’ha detto. Sono particolari triviali. Del resto, anche Landini “rivendica il cambiamento”. Basta quello dei calzini? Altra fondamentale rivelazione: “C’è bisogno di rimettere al centro il lavoro”. Dimenticando che purtroppo, prima di rimetterlo al centro, bisognerebbe che ci fosse. E quali operai assume, oggi, la Fiom?
Questi grandi economisti hanno anche una soluzione per l’attuale crisi: “Occorre il blocco licenziamenti e la riforma degli ammortizzatori sociali, con l'estensione della cassa integrazione facendo pagare a tutti un contributo”. Tutti chi, i lavoratori che non beneficiano della cassa integrazione? Se invece si tratta dei cittadini Landini potrebbe anche accorgersi che sono già oppressi da un numero sufficiente di tasse e imposte. Il blocco dei licenziamenti di cui parlano è poi quello per cui il sig.Rossi, salumiere, che non può più pagare il commesso, se lo deve tenere lo stesso; e poiché non ce la fa ad andare avanti, chiude. Come hanno chiuso decine di migliaia di negozi e di piccole imprese. Sicché il lavoro non lo perde solo il commesso, ma anche il bottegaio.
Se Landini voleva parlare della grande industria, il ragionamento non cambia. La Tavola Pitagorica vale a tutti i livelli. Il lavoro si conserva non in quanto lo si blocca, ma in quanto continua a convenire al datore di lavoro tenersi il prestatore d’opera. Se l’impresa va in rosso, il fallimento non lo blocca nessuno. Ma dal momento che nell’Unione Sovietica non andava così, Landini non riesce a capirlo. Infatti insiste: Bisogna “introdurre il reddito di cittadinanza per combattere la precarietà”. Perfetto. Dove si trovino i soldi per questo reddito è un particolare secondario.
In Italia si crede che fare politica sia chiedere soldi allo Stato: ecco perché non usciremo più dalla crisi. Beppe Grillo, molti, molti anni fa, fu scomunicato dalla Rai perché scherzò così: “In Cina sono tutti socialisti? E allora a chi rubano?” Nello stesso modo gli italiani dimenticano che quando chiedono soldi allo Stato li chiedono a se stessi, facendogli fare un giro costoso nella burocrazia. E quando non è così, quando lo Stato fa regali prendendo denaro a prestito, si arriva al debito pubblico attuale. Purtroppo non possiamo più dilatarlo e siamo alla disperazione: infatti non conosciamo altri modi di governare e di vivere.
Sul palco, per il comizio finale, Nichi Vendola, Stefano Rodotà (il mancato equilibratissimo Presidente della Repubblica), Sandra Bonsanti e la politologa Fiorella Mannoia. Alla manifestazione hanno aderito anche Rifondazione Comunista, Pdci, Movimento Cinque Stelle, IdV, Rivoluzione civile, studenti, Anpi e associazioni ambientaliste. Insomma tutti coloro che sono troppo nobili e morali per ragionare. Manca Dario Fo.
Dopo la Rivoluzione Francese i nobili avrebbero voluto che il calendario fosse rimesso al 1788 e Talleyrand, il cui senso del reale era da campionato del mondo, sorrideva sarcastico: “Ils n’ont rien appris, ni rien oublié”, non hanno dimenticato niente di come vivevano prima e non hanno imparato niente dagli avvenimenti successivi al 1789. Insomma erano condannati ad essere cancellati dalla società – come furono – per la loro incapacità di capire com’era cambiato il mondo. La storia si ripete, ma stavolta a non capire nulla sono i sanculotti.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane