Subito dopo le elezioni sugli italiani si scaricherà un diluvio di tasse, dalle nostre tasche usciranno 75 miliardi che andranno ad ingrassare le casse dello Stato che sprecherà questi soldi come sempre ha fatto.
Per molte piccole e medie industrie sarà la mazzata decisiva, dovranno chiudere lasciando a casa ancora decine di migliaia di lavoratori che andranno ad aumentare le fila dei disoccupati.
Le aziende che chiudono ovviamente non verseranno più tasse in futuro e quelle che cercheranno di resistere si troveranno allora un carico fiscale ancor più pesante che diventerà a breve, anche per loro, insostenibile, in un vortice che tutto ingloba.
Un girone dantesco chiamato «pagamento delle imposte». È quello che molti contribuenti dovranno affrontare nei prossimi due mesi, caratterizzati da ben 29 scadenze fiscali.
A peggiorare la situazione l’incertezza riguardante la Tasi: molti Comuni non hanno ancora fissato le aliquote della nuova imposta che surroga l’Imu sulla prima casa (e che con la Tari, cioè la vecchia Tares, compone il nuovo tributo unico Iuc). I centri di assistenza fiscale già preannunciano una valanga di contenziosi.
La vera stangata, però, è rappresentata dal conto che verrà presentato a cittadini e imprese: 75 miliardi di euro, secondo la Cgia di Mestre che ha escluso dal computo i contributi previdenziali. In particolare, basandosi sui dati del 2013 riparametrati sulle «novità» di quest’anno, alle famiglie sarà chiesto un sacrificio da 40 miliardi e alle aziende un salasso di 35. Le scadenze fiscali saranno 18 a giugno e 11 a luglio. Il mese prossimo gli appuntamenti più importanti riguarderanno il versamento delle imposte e dei contributi risultanti dal Modello Unico (Irpef, Ires, contributi previdenziali) a cui si aggiungerà la prima rata dell’Imu, della Tasi e in molti Comuni anche la rata della Tari.
Dovranno inoltre essere onorati i versamenti mensili delle ritenute Irpef e dell’Iva riferita al mese precedente. «Solo nel Caf Cisl abbiamo già fissato 80.000 appuntamenti al giorno», commenta Valeriano Canepari che è anche coordinatore nazionale dei centri di assistenza fiscale. Il ministero dell’Economia, dovendo fare cassa, non ha concesso rinvii sulla Tasi sulla quale, come detto, molti Comuni non hanno ancora deliberato. Il rischio di contenziosi sulle imposte versate in eccesso è perciò concreto. Ma questa possibilità riguarda i contribuenti più aggiornati che già sanno dell’approssimarsi della scadenza. «I Comuni non mandano a casa niente e la gente non sa nulla», denuncia Canepari adombrando la possibilità che, oltre alla stangata, i cittadini debbano trovarsi di fronte al pagamento di sanzioni e interessi.
«Sfiancate dalla crisi e sempre più a corto di liquidità – spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – c’è il pericolo che molte famiglie e altrettante piccole imprese non riescano a superare questo vero e proprio stress test fiscale». Gli artigiani di Mestre, basandosi sui dati della Banca mondiale, hanno infatti calcolato che per pagare le tasse in Italia sono necessarie 269 ore all’anno, pari a 33 giorni lavorativi.
Non sorprende, perciò, che di fronte a una simile vessazione da parte dello Stato, il reddito disponibile si assottigli sempre più. Nel primo trimestre del 2014 i consumi delle famiglie sono rimasti «al palo», ha reso noto ieri Unioncamere sottolineando che il bilancio delle vendite delle imprese del commercio ha segnato una contrazione annua del 3,7% nel periodo gennaio-marzo, mentre quello dei servizi hanno registrato un -2,6% a causa del crollo del turismo (-4,1%).
La perdita di fatturato ha continuato a incidere sulle imprese con meno di 20 dipendenti (-4,5%), ma è stata comunque consistente anche tra quelle di dimensioni maggiori, compresa la grande distribuzione organizzata (-1,6%). Le imprese più penalizzate sono state quelle delle Regioni centrali (-5%) e del Mezzogiorno (-4,2%). Il settore più coinvolto dalla crisi è stato il commercio al dettaglio non alimentare (-4,2%). II 74% delle imprese interpellate da Unioncamere stima infine una prosecuzione dell’andamento negativo del mercato anche nel trimestre in corso. La «svolta» deve ancora arrivare.
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