di Ciuenlai
Il risultato non inganni. Il segretario del Pd Bersani è andato un pò peggio di come lo dipingono la maggior parte dei media sempre ben disposti verso Garganella. Il dettaglio dei fatti rivela un’altra realtà :
1) Lui è il segretario, una posizione che per la storia che sta dietro al Pd, da diritto da subito ad un 10% di bonus proveniente dal fideismo dei vecchi comunisti.
2) Aveva a favore tutte le componenti interne al partito (Lettiani, popolari, Dalemiani, Area Dem e Area Modem, Marino ecc.)
3) Stava con lui il 90% dei deputati, degli amministratori e dei dirigenti del partito, della Cgil, delle associazioni di massa e della cooperazione.
4) Infine, dettaglio non da poco, al sud, quello che ha decretato il vantaggio di 9 punti (ma sono davvero nove?) ha potuto contare sui voti decisivi dei campani Bassolino e Cozzolino e De Luca, degli amici pugliesi di D’Alema, del calabrese Loiero e dei Piduini Siciliani amici di Lombardo. E non c’è bisogno di aggiungere altro!
Tutta questa potenza di fuoco avrebbe dovuto portarlo ad un plebiscito ed invece è solo ballottaggio. Un ballottaggio nel quale è il netto favorito, ma non il sicuro vincitore. Perché ha ragione Occhetto. Oggi la scelta che prevale negli elettori non è tra destra e sinistra, ma tra innovazione e conservazione. E su questo Renzi segna un punto a suo favore. Se è scontato che il nocciolo duro di Sel non voterà mai il sindaco di Firenze, non è scontato il voto a Bersani di tutti quelli di area democratica che avevano scelto Vendola come voto alternativo alla nomenclatura del Pd. E, credetemi, non sono pochi.