Primarie Usa: in Nevada vince Clinton mentre in South Carolina Trump. Si ritira Jeb Bush

Creato il 21 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Sul fronte democratico, Hillary Clinton si aggiudica il Nevada, battendo di un soffio Bernie Sanders (52,5% contro 47,4%) e guadagnando la prima vera vittoria di queste primarie. Donald Trump vince anche in South Carolina: con il 32,6% dei voti contro il 22,5 per cento di Marco Rubio e il 22,3 per cento di Ted Cruz, il miliardario si avvia di slancio verso il “super martedì” che il 1 marzo vedrà votare insieme per le primarie una dozzina di Stati americani. Jeb Bush, partito come favorito, si ferma all’8% e annuncia il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca.

Nonostante la “scomunica” del Papa per il muro contro gli immigrati, il magnate Donald Trump vince nettamente con oltre il 30% le primarie in South Carolina dopo il successo in New Hampshire, confermandosi il front runner da battere nella corsa per la nomination alla Casa Bianca. Lascia invece l’ex governatore della Florida Jeb Bush, dopo un risultato deludente sotto il 10%: ora i suoi voti potrebbero confluire sul giovane senatore Marco Rubio, suo ex delfino, che al 99% dei voti scrutinati supera di un soffio il collega ultra conservatore Ted Cruz in un testa a testa (22,5% a 22,3%) che comunque lo accredita come candidato dell’establishment del partito in funzione anti Trump. Sul fronte democratico, specularmente, è Hillary Clinton a consolidare la leadership mettendo a segno nei caucus del Nevada una importante vittoria (52,6% a 47,3%, con l’88,5% dei voti scrutinati) dopo la pesante battuta d’arresto inflittale dallo sfidante da sinistra Bernie Sanders.

In South Carolina i primi exit poll e le prime proiezioni avevano visto il vulcanico candidato anti establishment volare subito intorno al 35%, sopra gli ultimi sondaggi, con un ampio margine di vantaggio – intorno ai 12-13 punti – sugli immediati inseguitori. Un trionfo confermato anche dallo scrutinio ormai quasi ultimato: 32,5%. Pur dicendosi soddisfatto del risultato, Cruz vede però allontanarsi la possibilità di essere l’alternativa “religiosa” al più laico Trump come candidato anti establishment, mentre Rubio diventa l’unica carta dei vertici del partito per contrastare il tycoon. Non a caso negli ultimi giorni ha collezionato il maggior numero di endorsement dai dirigenti Gop, sfruttando in particolare l’”effetto Haley”, la dinamica ed emergente governatrice repubblicana del South Carolina che ha fatto campagna per lui e che potrebbe correre in ticket per la vice presidenza. “Ora la corsa è a tre, ma la nomination la vincerò io”, ha assicurato cominciando a corteggiare gli elettori di Bush e a proporsi come campione di una nuova generazione di conservatori pronta a guidare l’America nel XXI secolo. Se Jeb si ritira dopo un magro 7,8%, il governatore dell’Ohio John Kasich, fermo a 7,6%, intende proseguire, come pure il chirurgo in pensione Ben Carson, ultimo con 7,2%.

Le primarie del South Carolina restano dominate dal ciclone Trump, che sembra essersi addirittura avvantaggiato dallo scontro con il pontefice in uno Stato dove i cattolici sono una minoranza e dominano i fondamentalisti protestanti (evangelici), decisamente ostili a questo Papa progressista e timorosi dell’ingerenza Vaticana, come ai tempi del primo candidato cattolico per la Casa Bianca, John Kennedy. Tanto che dopo la vittoria ha rilanciato la sfida, promettendo che il muro ci sarà e sarà anche più alto e sarà il Messico a pagare per costruirlo. ”E mi prenderò anche i voti di Bush”, ha assicurato comparendo davanti ai suoi fan insieme alla moglie e alla figlia. Il miliardario continua a raccogliere migliaia di fan ai suoi raduni e a “bucare” sui media con le sue bordate provocatorie, coagulando la rabbia e la frustrazione dell’elettorato repubblicano. Anche oggi ne ha lanciate due delle sue. Prima contro Obama per non aver partecipato ai funerali del giudice ultra conservatore della corte suprema Antonin Scalia: “mi chiedo se avrebbe partecipato se fossero stati in una moschea”, ha twittato, facendo riferimento alla recente, prima visita del presidente in una moschea americana. Poi contro l’Islam, quando ha raccontato che il leggendario generale Usa John Pershing avrebbe fermato gli attacchi dei musulmani nelle Filippine all’inizio del Novecento sparando contro di loro proiettili immersi nel sangue dei maiali, animale che i musulmani e altri gruppi religiosi considerano impuri. (ANSA)


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