Oggi negli Stati Uniti cade il Super Tuesday, il giorno in cui, ogni quattro anni, si celebrano le elezioni primarie in una quantità notevole di stati. In genere dopo il Supermartedì, anche se non ufficialmente, si delineano i due principali candidati alla Casa Bianca. Quest’anno, con Obama già certo come candidato democratico, c’è da scegliere lo sfindante repubblicano. Romney arriva in pole, dietro Santorum e Gingrich.
Oltre ad Ohio e Georgia, martedì si voterà in Alaska, Idaho, Massachusetts, North Dakota, Oklahoma, Tennessee, Vermont e Virginia, più il Wyoming dove però si eleggono solo 5 dei 26 delegati.
La situazione di candidati e delegati ad oggi:
I candidati repubblicani finora si sono misurati in 12 stati. Mitt Romney ha vinto in New Hampshire, Florida, Nevada, Maine, Arizona, Michigan, Wyoming e Washington, ottenendo a oggi 136 delegati certi (178 stimati aggiungendo quelli non vincolati). Rick Santorum ha vinto in Iowa, Colorado, Minnesota e Missouri, ottenendo 19 delegati certi (75 stimati). Newt Gingrich ha vinto solo in South Carolina, ottenendo fin qui 32 delegati (49 stimati). Ron Paul non ha vinto da nessuna parte e oggi ha 9 delegati (51 stimati). Il conteggio dei delegati non è semplicissimo: in alcuni stati si assegnano in modo proporzionale e in altri in modo maggioritario, alcuni sono vincolati a sostenere un candidato e altri no. Per ottenere la nomination servono 1144 delegati. Due cose sono evidenti, quindi: Romney è in grande vantaggio su tutti gli altri candidati, e non gli basterà vincere ovunque oggi per avere la certezza della nomination. Una sua significativa affermazione potrebbe dargli però un grande vantaggio politico, schiacciando la gara su di sé e rendendo inoffensivi i suoi avversari, già più deboli di lui sul fronte logistico ed economico.
Pronostici:
Nello Stato considerato decisivo – anche nel voto presidenziale – l’Ohio, Romney e Santorum sono dati dai sondaggi in sostanziale parità….
Mentre in Georgia, lo Stato che nel supermartredì assegna più delegati (76), il favorito dovrebbe essere l’ex speaker della Camera Newt Gingrich, che però – visti gli ultimi deludenti risultati – sembra oramai fuori gioco